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In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Itinerario di formazione

Monopoli • 12-21 marzo 2015

Il percorso  di formazione per presbiteri, diaconi, religiosi/e, membri dei consigli pastorali, insegnanti di religione, laici cristiani, uomini e donne di buona volontà, organizzato dal Cenacolo Redemptoris Mater “VIVERE IN” della Diocesi di Conversano-Monopoli sul tema e in vista del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale, è articolato in due parti: 1. Le ragioni della nostra speranza. Una prospettiva di antropologia teologica, 2. La persona al centro dell’agire. Una prospettiva di teologia pastorale.

L’itinerario verrà guidato nei vari incontri da novembre 2014 a marzo 2015 da don Peppino Cito (parroco ed esperto di Teologia Pastorale e Catechetica), don Giorgio Copertino (parroco e docente di Sacra Scrittura e Filosofia Teoretica), don Roberto Massaro (direttore spirituale seminario minore ed esperto di Teologia Morale) e (don Sandro Ramirez, parroco ed esperto di Ecclesiologia). L’itinerario si ispira al magistero di Papa Paolo VI: «La Chiesa del Concilio, sì, si è assai occupata, oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, dell’uomo, dell’uomo quale oggi in realtà si presenta: l’uomo vivo, l’uomo tutto occupato di sé, l’uomo che si fa soltanto centro d’ogni interesse, ma osa dirsi principio e ragione d’ogni realtà. Tutto l’uomo fenomenico, cioè rivestito degli abiti delle sue innumerevoli apparenze; si è quasi drizzato davanti al consesso dei Padri conciliari, essi pure uomini, tutti Pastori e fratelli, attenti perciò e amorosi: l’uomo tragico dei suoi propri drammi, l’uomo superuomo di ieri e di oggi e perciò sempre fragile e falso, egoista e feroce; poi l’uomo infelice di sé, che ride e che piange; l’uomo versatile pronto a recitare qualsiasi parte, e l’uomo rigido cultore della sola realtà scientifica, e l’uomo com’è, che pensa, che ama, che lavora, che sempre attende qualcosa il «filius accrescens» (Gen 49, 22); e l’uomo sacro per l’innocenza della sua infanzia, per il mistero della sua povertà, per la pietà del suo dolore; l’uomo individualista e l’uomo sociale; l’uomo «laudator temporis acti» e l’uomo sognatore dell’avvenire; l’uomo peccatore e l’uomo santo; e così via. L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo. (Paolo VI, Omelia in chiusura della IX sessione del Concilio Vaticano II, 7 dicembre 1965)

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