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Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini

Sono passati poco meno di nove anni dal Convegno di Roma, e quattro dalla pubblicazione del nuovo piano pastorale decennale “Comunione e comunità”, quando si apre a Loreto il secondo incontro nazionale della Chiesa italiana. È il 9 aprile 1985. Si lavora fino al 13, nei giorni dell’ottava di Pasqua, che significativamente è stata scelta per ospitare la riflessione sul tema del Convegno: “Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini”.

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Il quadro storico, pastorale e culturale. Dopo una celebrazione introduttiva, tre relazioni delineano il quadro storico, pastorale e culturale. Le propongono il teologo don Bruno Forte, il filosofo Armando Rigobello, il card. Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo. Come già sperimentato a Roma nove anni prima, il grosso dei lavori prosegue a gruppi. 26 le commissioni di studio che affrontano i temi dei cinque ambiti in cui si articola il programma: la coscienza personale, luogo primario della riconciliazione; la mediazione educativa; la riconciliazione nella Chiesa, il ministero della riconciliazione; la Chiesa e il Paese in un cammino di riconciliazione.

L’arrivo del Papa. L’11 aprile nel palazzetto dello sport, sede del Convegno, arriva Giovanni Paolo II. Il suo discorso lascia il segno e orienta la riflessione. Il Papa invita a dare testimonianza di unità, a vivere in piena sintonia con la Chiesa, ad operare affinché la fede cristiana “in una società pluralistica e parzialmente scristianizzata… recuperi un ruolo guida e un’efficacia trainante nel cammino verso il futuro”. La condizione perché ciò accada è che venga superata “quella frattura tra Vangelo e cultura che è, anche per l’Italia, il dramma della nostra epoca”.

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Occorre mettere mano, quindi, ad un’opera di inculturazione del Vangelo che trasformi le linee di pensiero e i modelli di vita, avendo cura anche “che non si appiattisca la verità cristiana e non si nascondano le differenze, finendo in ambigui compromessi”. Il rischio da cui Giovanni Paolo II vuole mettere in guardia è quello di finire “espropriati” di ciò che è sostanzialmente cristiano, “con la conseguenza della assimilazione al mondo invece che della sua cristianizzazione”.

Le sessioni di lavoro. Nelle sessioni di lavoro, i temi indicati dal Papa vengono ripresi. Si parla di Chiesa locale, associazioni e movimenti; di forza e debolezza della famiglia; di partecipazione nella Chiesa e di pluralismo culturale; di appartenenza “con riserva” e di testimonianza nella città secolare. Il dibattito tra i convegnisti è vivace. Con sincerità e sofferenza affiorano anche alcune tensioni e divergenze, soprattutto nell’individuazione dell’approccio verso il pluralismo culturale: se privilegiare quello di tipo dialogicorazionale o di tipo kerigmaticoparadossale.

Molte le indicazioni che emergono nei gruppi. Si individua la necessità di un investimento maggiore nella formazione di coscienze adulte e di una programmazione pastorale che valorizzi tutti i soggetti; si chiede di continuare ad approfondire gli aspetti legati alla pastorale familiare, alla scuola, alle comunicazioni sociali.

Al termine dei lavori, il card. Anastasio Ballestrero, presidente della Cei, riconosce che “la fede ha collocato nella giusta dimensione e nella giusta interpretazione anche le molte differenze che noi uomini abbiamo portato con noi… Non siamo Chiesa per tormentarci intorno ai piccoli fastidi della vita di tutti i giorni o alle beghe che alle volte siamo anche tentati di enfatizzare: non ne vale la pena! Siamo nati per altro. È stupendamente bello che i figli di Dio si scoprano tali e traggano da questa scoperta la loro inseribile fraternità”.

La Nota pastorale. Due mesi dopo la conclusione del Convegno, i vescovi hanno già pronta una Nota pastorale per raccoglierne e rilanciare il messaggio. “La Chiesa in Italia dopo Loreto” offre la chiave interpretativa del tema: l’incontro con Cristo risorto che annuncia la risurrezione è ciò che avvicina la fede e la vita, la Chiesa e il mondo, l’esperienza religiosa e l’attività umana. “La verità di Cristo – scrivono i pastori – domanda di essere realizzata nell’amore, per condurre in tal modo alla fraternità”. Ne deriva uno stile nutrito di dialogo e di ricerca comune, una Chiesa che vive il dono della riconciliazione, che emerge come comunità riconciliata e missionaria.

Come continuare dopo il Convegno? Primario e permanente è il compito dell’evangelizzazione, “che deve entrare nel vivo della storia e nel tessuto concreto dell’esistenza”. Le vie perché questo accada sono indicate nel documento: sviluppare la capacità di discernimento, dare il primato alla vita spirituale, continuare a convenire nella comunione (anche tra le Chiese), ridare slancio alle strutture di partecipazione, promuovere i ministeri, rinnovare la formazione dei laici, promuovere un nuovo rapporto con la storia e la cultura.

Fonte: SIR – Servizio Informazione Religiosa (20 marzo 2006)


DOCUMENTI

» Lettera del Card. Anastasio Ballestrero
25 marzo 1985

» Informazioni sul 2° Convegno ecclesiale del Card. Carlo M. Martini
14-17 gennaio 1985

» Notiziario della CEI del 22 aprile 1985
Interventi del Santo Padre; Interventi del Card. Presidente; Intervento del Card. Carlo M. Martini