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«Ero carcerato e siete venuti a visitarmi»

Nel carcere di Pozzuoli

Appena in pensione – scrive Maria da Pozzuoli – sono andata ad abitare in una casa dal cui terrazzo, oltre al panorama molto bello, c’è qualcosa che in ogni momento mi ricorda una delle periferie esistenziali della mia città: Il carcere femminile di Pozzuoli! Ho subito condiviso con la comunità l’interrogativo che mi è fiorito dentro: che cosa potrei o fare? L’abbiamo affidato a Dio per capire la Sua volontà. Un giorno ho incontrato il Cappellano del carcere e mi ha chiesto se, con un gruppetto,  potevamo mensilmente fare un momento di formazione ed animare la Messa domenicale per le detenute. E’ iniziata così con la comunità del Movimento dei focolari dei Campi flegrei circa tre anni fa questa nuova avventura. Siamo un gruppo di una ventina di persone di tutte le età, di tre generazioni. Quando andiamo ognuno di noi si pone in un atteggiamento libero da pregiudizi, a noi non importa il motivo per cui le ragazze sono lì, ma puntiamo a cogliere quel positivo che c’è in ogni persona. Con umiltà, a turno doniamo la nostra esperienza di vita quotidiana, i nostri fallimenti, le nostre sofferenze, raccontiamo come ci sforziamo di costruire un mondo diverso, migliore nella nostra famiglia, nei luoghi di lavoro, con la signora della porta accanto… insomma il nostro modo di essere.

Tante volte le vediamo piangere, ma dopo che hanno ascoltato quelle poche parole di speranza che passiamo loro, vediamo il sorriso sui loro volti e tanto ci basta per avere la certezza che siamo riusciti a donare amore che ci ritorna centuplicato dal loro star bene con noi. Alcune poi chiedono di confessarsi e di ricevere l’ Eucarestia: è stata l’esperienza con una giovane che ad un certo momento è scoppiata in pianto e ci ha pregato di chiedere noi al Cappellano di confessarsi perché non ne aveva il coraggio dato che non si confessava da quando aveva ricevuto la Prima Comunione e ci ha detto di voler cambiare vita.

Molte di loro si rendono conto di come la preghiera e la Parola vissuta possono allontanarle dalle tante tentazioni ed evitare loro danni enormi e dolori alle persone amate, soprattutto ai figli. In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani abbiamo dedicato il momento di formazione alla lettura e alla riflessione e alle esperienze sulla Parola. Una di loro, ortodossa, ha concluso l’incontro con un bellissimo canto di preghiera ed è stata contenta di offrire tutto il dolore che stava vivendo per l’ unità delle Chiese. Con questa detenuta si è stabilito un rapporto particolare e, poiché era preoccupata per il marito ed i figli piccoli, siamo andati a trovarli portando loro dei doni.

La frase del Vangelo: “Ero carcerato e siete venuti a visitarmi” ci ha spinto ad accettare l’invito. Sembra una frase fatta ma veramente possiamo dire che andiamo per dare ma riceviamo tanto. La prima cosa che abbiamo ricevuto è un rapporto tra noi nel gruppo che si è approfondito sempre di più nel tempo. Sentiamo infatti che se vogliamo dare la nostra solidarietà alle detenute dobbiamo averla prima tra di noi, altrimenti è tutto inutile. L’“Amatevi gli uni gli altri” che Gesù propone, lo sperimentiamo non solo tra di noi ma anche con il Cappellano del carcere. Questo ci dà una sicurezza nuova nell’ affrontare una realtà così difficile. Un altro frutto è la gioia che sperimentiamo. Vi sembrerà assurdo ma dopo una settimana difficile c’è la certezza che nell’uscire dal carcere la gioia ci ritorna con un loro sorriso, una stretta di mano, un abbraccio.

Vicino al carcere c’è una casa famiglia della Caritas Diocesana di Pozzuoli che accoglie le detenute date in affidamento ed in semilibertà, denominata ”Casa donna nuova”. E’ iniziata anche lì una collaborazione. Ci è stato chiesto di organizzare un Corso base di Pronto soccorso. Così una di noi, che era un’infermiera, lo ha portato avanti ed anche in questo caso è rinata la speranza in una detenuta ungherese ex infermiera che ha riscoperto l’amore per la sua professione. Dopo il Corso, con l’aiuto di un’altra nostra amica, sono stati organizzati anche un Corso di ballo di gruppo ed un Corso di yoga. Si cerca sempre di andare in due o tre per testimoniare l’amore reciproco. Con le ospiti del Centro ormai siamo come in famiglia.

All’interno del carcere la Caritas di Pozzuoli ha aperto una boutique, chiamata la Boutique Rosa (sembra che sia l’unico carcere in Italia ad offrire questo servizio gratuito) per coloro che non hanno una famiglia alle spalle in condizioni di poter provvedere ai bisogni del familiare e che spesso finiscono per dipendere da altre detenute. Distribuiamo prodotti per l’igiene personale, vestiario, cancelleria, tutta provvidenza che arriva da persone di buona volontà. A volte basta un bagnoschiuma, un dentifricio, un paio di calzini, per aiutare queste ragazze.

Anche in questo caso, è stato fondamentale costruire prima rapporti veri tra noi, conoscendoci più a fondo in modo da poter avere un’intesa: ora sappiamo di poter contare l’una sull’altra in qualsiasi momento, prima e durante il servizio che andiamo a donare. A questa iniziativa partecipano persone di diversi Movimenti ed Associazioni ed anche questo è molto bello, essere tutti lì, tutti con lo stesso desiderio di offrire un po’ amore.

Il nostro lavoro non consiste solo nel distribuire delle cose ma, in quel contatto diretto, che dura poco tempo, cerchiamo di metterci nei loro panni, nella loro difficoltà di chiedere ciò che tutti noi abbiamo in abbondanza nelle nostre case. Le accogliamo col sorriso, con parole semplici per metterle a loro agio, per far sì che anche se per pochi minuti possano sentire che non sono sole ma c’è qualcuno a prendersi cura di loro, ad ascoltarle. Qualcuna ci racconta la sua storia, altre ci chiedono di pregare perché hanno l’udienza dopo pochi giorni, oppure ci chiede non il solito jeans ma un pantalone un po’ più sobrio ed una camicetta dicendo: “Sai, lunedì ci sarà l’udienza e voglio presentarmi curata davanti al giudice ed ai miei familiari”. Noi nella nostra vita abbiamo sperimentato l’amore di Dio e viviamo quest’esperienza cercando di donare ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto: l’Amore.

Il Cappellano ci ha chiesto poi di fare un progetto ad hoc per la Chiesetta del carcere, che era poco accogliente, per dare Dio alle detenute attraverso la bellezza di un ambiente armonioso che potesse aiutare a riscoprire la loro la dignità di figli di Dio anche durante le cerimonie religiose. Così due nostri amici, una architetto ed uno geometra, hanno fatto il progetto della nuova chiesetta. I fondi necessari sono stati forniti dalla Caritas della Diocesi di Pozzuoli. La Chiesa è stata poi consacrata e dedicata a S. Marco dal Vescovo di Pozzuoli Mons. Gennaro Pascarella il e successivamente c’è stato il Battesimo di una donna nigeriana e 13 detenute hanno ricevuto la Cresima, alla presenza dei loro mariti e dei loro figli.

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