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La Traccia

dal Comitato preparatorio

Un testo aperto per la riflessione verso il Convegno Ecclesiale

Il coinvolgimento e l’impegno che hanno accompagnato la ricezione dell’Invito a Firenze 2015 sono il punto di avvio di una nuova fase di partecipazione nel cammino verso il Convegno Ecclesiale. La Traccia non è un “documento”, né una lettera pastorale: piuttosto, un testo aperto, che vuole stimolare un coinvolgimento diffuso verso il Convegno, arrivando per quanto possibile a tutte le realtà delle nostre Chiese locali. I destinatari sono gli operatori pastorali – dai sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, ai formatori e responsabili di movimenti, associazioni e gruppi, ai Consigli pastorali, Facoltà teologiche, Istituti di Scienze religiose, ai delegati al Convegno – tutte quelle persone che nelle comunità cristiane svolgono un compito educativo e formativo nei diversi ambiti della pastorale. Con loro va attivato dunque un lavoro collegiale, nella linea di una partecipazione responsabile, anche attraverso il sito web e i social network, dove la Traccia, volutamente non esaustiva, sarà accompagnata da materiali di riflessione e approfondimento.

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10 Commenti a “La Traccia”

  1. Cesare Ciancianaini
    il

    Nella traccia, come in tanti altri documenti, compare più volte la parola “comunità” e “comunitario”, dandone per scontato il senso. Quando ci troviamo di fronte ad un gruppo parrocchiale, come facciamo a dire che è una comunità in senso evangelico? Se il riferimento è Gv 13, 34-35 la conclusione ” da questo sapranno… ” non solo ci impegna, ma anche ci mortifica, perchè pochi sono i gruppi e le parrocchie in cui si vive questo. Allora il primo passo verso il nuovo umanesimo, quello che Gesù vuole, non può essere che l’impegno a realizzare il comandamento nuovo e questo esige il superamento degli steccati tra gruppi della stessa parrocchia, tra associazioni, tra parrocchie, tra sacerdoti (sic!!), l’alternativa è la lenta sparizione nell’arco di qualche generazione.

  2. Emilio
    il

    Hai ragione, sono convinto, considerata la realtà parrocchiale della quale sono partecipe, che l’impegno a realizzare il comandamento nuovo, superando gli steccati tra gruppi di una stessa parrochia e, aggiungo, della stessa diocesi, sarà una alternativa lunga e lenta, se non intervengono il Signore Gesù e la Madre nostra.

    Il cardinale Bagnasco, nella sua prolusione di ieri, in apertura del Consiglio permanente della CEI, ha detto che la parabola evangelica del “buon samaritano” è la icona di un tale evento, manifestazione concreta della divina Misericordia.

  3. aurelio pallotta
    il

    Sono pienamente d’accordo con i commenti espressi precedentemente
    Tutti i gruppi parrocchiali dovrebbero convergere verso un solo obbiettivo anzi due: ” riconoscere che Cristo è formato in noi e diffondere con l’esempio ,la bellezza del Vangelo vissuto-come giustamente richiama il riferimento su citato di Gv 13, 34-35 .Spero vivamente che dal convegno emerga il problema ed anche il modo di superare questo nodo .

  4. Michele
    il

    Sono perplesso. Validissima e appropriata l’ottica che vede coinvolti tutti i membri dell cosiddetta “comunità cristiana”. E gli altri? Coloro che vivono ai margini? I non praticanti? i non credenti? Gli esclusi? Non potrebbe anch’essi aiutarci nel leggere le situazioni, nelle verifiche, nelle prospettive, nelle opportunità?

  5. Nunzio Zarigno
    il

    Sono d’accordo con l’ultimo commento. Chi ci dice che il nuovo umanesimo debba ricercarsi nelle parrocchie. Io penso che si possa anche pernsare di “sciogliere” le comunità parrocciali per ricostruire una comunità “allargata” che comprenda anche i lontani, le persone hanno bisogno di ascolto e di vicinanza, degli ultimi, che passi per le periferie per arrivare a chi ha bisogno di riscoprire e vivere in pienezza la sua umanità

  6. Silvana
    il

    Guardare all’altro ed ai suoi bisogni e fare, questo è il vero testimoniare il Vangelo.
    La prima cosa da attivare è pensare come bambini e fare………….

  7. Marcella
    il

    Concordo pienamente con Nunzio, ma quanto auspica a livello profetico, potrà realizzarsi solo se si superano quei limiti espressi nei commenti precedenti.
    Le nostre “comunità” non sono testimonianza di “comunione” ma di tante isole difficili da traghettare. Dobbiamo avere il coraggio di Paolo e osare senza paura. “Non temere” dice più volte Gesù ai discepoli timorosi, ma lo dice anche a noi….
    Forse dobbiamo rivedere il senso della nostra fede, non solo “devozionismo rassicurante per me” ma una fede capace di contaminarsi con “l’umano” dei nostri giorni come ha fatto Gesù con la sua incarnazione!!! Mettiamocela tutta a cambiare una fede statica in una fede che possa continuamente metterci in crisi

  8. Massimo Castellani
    il

    Concordo con Cesare Ciancianaini: tutte le comunità cristiane (Parrocchie, Movimenti, ecc..) dobbono mettere in pratica il Comandamento nuovo di Gesù. Questa è la sola attrazione, come dice il Vangelo, che muove i cuori, anche dei lontani, e li fa avvicinare a Gesù presente nella comunità cristiana (vedi Mt. 18,20). Infatti Gesù è in mezzo a noi solo se vi è questo amore vicendevole fra di noi. In concreto noi dobbiamo “dare solo Gesù” al mondo. Quindi “uscire”, si, ma per portare al mondo Gesù presente fra di noi.

  9. Saby
    il

    Vorrei solo augurare ai partecipanti di fare il meglio che possono nella ferma convinzione che la Fede la Speranza e la Carità siano l’unica vera guida nella vita della Chiesa.
    Vorrei fare anche una preghiera in questo decennio dedicato a “Educare alla vita buona del Vangelo”: vi prego considerate l’IRC come un vessillo di quell’uscire che Papa Francesco desidera per la Chiesa, non dimenticate che “educare” è “trasfigurare” il pensiero in azione e che pensiero e azione devono “abitare” da qualche parte nei ragazzi e se facciamo in modo di “annunciare” a loro che nel loro cuore possono abitare loro stessi volendosi un po’ bene forse non dimenticheranno che Gesù cammina accanto a loro anche se i loro occhi non lo riconoscono perché giungerà il momento nel quale nelle loro vite sperimenteranno la solitudine e si ricorderanno di quel Gesù conosciuto fra i banchi di scuola. Grazie

  10. scapin michele
    il

    Il messaggio del vangelo si inserisce nel cuore di ogni uomo……sembra quasi che come credenti ci sentiamo a disagio vivere in questa società…… La vogliamo piena di cristiani convinti decisi, testimoni capaci di convincere che in Gesù c’è il nuovo umanesimo……
    Credo che dobbiamo prendere atto che tutto questo è già presente, tutto è ( compiuto) la precarietà, l’indifferenza,l’egoismo sono le strade normali dove siamo chiamati a esserci, questo è l’uomo che siamo, e questo è l’uomo che incontriamo ogni giorno……..ripartiamo sempre da ciò che siamo …….il nuovo umanesimo non è far la predica hai peccatori ma sentirci noi stessi peccatori e bisognosi di essere guariti e sanati da Gesù.

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