creazione dell'umano

Laudato si’, umanesimo ecologico

di Simone Morandini

Quell’ecologia integrale che guarda agli ultimi
Nella sua ultima enciclica papa Francesco invita a prendersi cura del creato non soltanto risolvendo le questioni ambientali ma facendosi carico anche delle esigenze degli emarginati e delle generazioni future. «Laudato si’» offre un ottimo spunto per riflettere sul significato dell’essere donne e uomini che vivono nella terra di tutti. Un prezioso contributo per approfondire le questioni messe a fuoco in vista del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze.

Impossibile cogliere il potente messaggio dell’enciclica «Laudato si’» di papa Francesco se non si comprende l’espressione ecologia: termine chiave del testo, compare ben 30 volte e più di 40 il relativo aggettivo. Limitandoci al sostantivo, va sottolineato che in 9 occasioni è accompagnato da «integrale» e in 6 da «umana»: l’indicazione di un’ampiezza che non si lascia racchiudere nei temi immediatamente legati all’ambiente. La prospettiva di papa Francesco include anche le relazioni socioculturali e quelle interpersonali, a ritrovare equilibrio, aldilà del drammatico sbilanciamento attuale. Ecologia dice, dunque, di una categoria trasversale e integrante, antropologica, etica e educativa. Facile coglierne la portata per la ricerca della Chiesa italiana verso il Convegno ecclesiale 2015, che ha trovato espressione anche in tante esperienze diocesane: che significa nuovo umanesimo in Gesù Cristo nel vasto orizzonte di «Laudato si’»?

La nostra indagine sulle parole ci aiuta ancora, evidenziando che l’ampiezza di orizzonte non diluisce l’attenzione per la specificità delle questioni ambientali: 62 volte compare l’aggettivo e ben 96 il relativo sostantivo (e l’uso è quello corrente… degrado ambientale, impatto ambientale, scienze ambientali…). C’è una forte istanza di concretezza, espressa nel capitolo I dall’attenzione al portato della riflessione scientifica e dai richiami incisivi al contrasto al mutamento climatico (nn.

23-26), alla cura della biodiversità minacciata (nn. 32-42), all’uso sostenibile delle risorse naturali – l’acqua in primo luogo – (nn. 27-31). Il VI, poi, aprirà a una prospettiva di rinnovamento globale, nella nozione di conversione ecologica (nn. 216-221): per un’umanità capace di cura della casa comune in stili di vita rinnovati, così come in una diversa economia. Se, dunque, papa Francesco chiede un’ecologia integrale, è in primo luogo per sottolineare l’intreccio della questione ambientale con quella sociale: l’ascolto del grido della terra e quello dei poveri; l’attenzione per le generazioni future e quella per gli esclusi di oggi. Non a caso, l’enciclica domanda la trasformazione di un sistema economico insostenibile e profondamente «inequo» (in tal senso i nn. 48-52), ma anche una rimodulazione della tecnica sul paradigma di circolarità proposto dagli ecosistemi, superando la «cultura dello scarto» (nn. 20-22).

La grande novità di «Laudato si’» sta nel guardare a tale vasto orizzonte con lo sguardo di san Francesco: il capitolo I – così denso di scienza ed economia – titola «quello che sta accadendo alla nostra casa». È un’esperienza spirituale, un modo di abitare il mondo nel segno della lode e della benedizione; una forma di cristianesimo che – senza rinnegare il portato della modernità – attinge ad una tradizione meno antropocentrica, attenta alla comunione creaturale. In tale direzione va la densa rilettura delle Scritture del II capitolo, tutta centrata sulla teologia della creazione (a superare un approccio che negli ultimi secoli aveva fatto della nella storia il proprio fulcro): un buon annuncio per ogni creatura, ma anche la scoperta che la stessa creazione dice un denso potente Evangelo. E forti sono le affermazioni sul valore proprio (n. 69) delle singole creature (irriducibile all’utilità per gli umani) o sulla cura da estendere alle specie viventi e agli ecosistemi.

Prendersi cura del mondo in orizzonte ecologico – e quindi relazionale – per scoprire la consonanza con un Dio che è egli stesso amore, relazione (in tal senso nn. 238-240): la conversione ecologica domanda rinnovamento delle pratiche, ma anche trasformazione vitale. Ecologia integrale, dunque, non perché l’ecologia ambientale vada relativizzata, ma al contrario perché essa – pensata fino in fondo, alla luce della fede – dispiega un paradigma ampio per pensare l’umano in Gesù Cristo. Un aiuto importante per Firenze 2015, per capire cosa sia essere uomini e donne oggi sulla terra di tutti.

da Avvenire, 5 luglio 2015

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