rassegna stampa

Firenze e la sfida del confronto 

di Cinzia Romitelli

Ho partecipato tra i delegati della diocesi di Genova, come rappresentante Agesc, al V Convegno ecclesiale di Firenze ‘In Gesù Cristo un nuovo umanesimo’. Quello che è stato evidente a tutti gli oltre duemila partecipanti è come questo Convegno debba diventare il punto da cui ripartire tutti insieme come Chiesa cattolica per tornare ad annunciare, con decisione rinnovata, Cristo come risposta al bisogno di significato, di verità, di bene e di giustizia di ogni uomo. Un Cristo incarnato, che si fa prossimo all’uomo dentro alle circostanze concrete della vita, che non condanna ma accoglie.

Per papa Francesco, un nuovo umanesimo in Gesù nasce solo dall’immedesimazione con i «sentimenti di Cristo» che devono guidare il nostro vivere e le nostre decisioni, e in particolare tre sentimenti: l’umiltà, il disinteressee le beatitudini. L’umanità del cristiano è un’umanità in uscita, che non cerca la propria gloria ma quella di Dio, che cerca il bene dell’altro e in questo trova la sua beatitudine. Lo strumento è quello del dialogo e dell’incontro con l’altro, che non vuol dire cercare compromessi, ma costruire il bene comune, comprendendo le ragioni dell’altro, e fornendo risposte chiare alle minacce che emergono all’interno del dibattito pubblico. Il cristiano è un cittadino e come tale deve sentirsi responsabile e impegnarsi per costruire un mondo migliore per tutti, a partire dai più bisognosi.

Queste indicazioni hanno trovato spazio nelle riflessioni dei vari gruppi che si sono ritrovati a discutere e a sviluppare le cinque vie: Uscire, Abitare, Annunciare, Educare, Trasfigurare. Molto positiva è stata la possibilità di lavorare e arrivare poi a una sintesi con proposte operative concrete, in maniera ‘sinodale’, per comunicare nel mondo la verità rivoluzionaria del Vangelo. In tutte le sintesi, frutto della condivisione tra persone di diversa provenienza, è emerso il bisogno di imparare a lavorare insieme e in comunione, di tornare a essere veramente ‘popolo di Dio’ superando l’autoreferenzialità che spesso caratterizza le realtà cattoliche. È stata definita consapevolmente la necessità di momenti di formazione comune tra laici e religiosi.

Altro elemento condiviso: la necessità del dialogo e dell’ascolto anche con chi ha diversa o nessuna fede religiosa, partendo da una maggior consapevolezza della nostra identità e della necessità di sperimentare nuovi modelli di comunicazione. «Non alzate muri ma costruite piazze»: è questa la sfida di papa Francesco che ci attende da subito come cristiani, come associazioni e come strutture ecclesiali, per costruire il bene comune e aiutare tutti gli uomini a ritrovare il senso della propria umanità.

Cinzia Romitelli
membro effettivo CS Agesc

da Avvenire, 27 novembre 2015

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