segni dell'umano

Inside out, felice tristezza

di Marianna Ninni

Pensi di aver visto già tutto, credi che nulla possa stupirti più del dovuto, tanto meno l’ennesimo film d’animazione. Poi arriva ancora una volta la Pete Docter – Toy Story, Monster & Co. e Up –  con il racconto di un ragazzina in balìa del suo carico di emozioni e la tua convinzione si sgretola di fronte a una storia coraggiosa e toccante.

Che Inside Out sia un capolavoro lo hanno ormai scritto tutti e non possiamo che entrare a far parte di quell’ampio gruppo di critici e spettatori coinvolti e sconvolti dalla umana semplicità della vicenda di Riley, una ragazzina undicenne come tante altre, sopraffatta dalla difficoltà di ambientarsi in una nuova città. Abbandonato il Minnesota, Riley si ritrova a San Francisco. in un posto a lei sconosciuto, una scuola nuova, di fronte a gente estranea e in un ambiente diverso da quello a cui era sempre stata abituata.

Il contesto si fa grigio e la scombussola, suscitando reazioni contrastanti, mostrate attraverso la sua mente, un luogo magico popolato da isole colorate che rappresentano i punti fondamentali della sua vita fino ad allora – famiglia, sport, amicizia, stupidaggini – e sfere di ricordi, ordinatamente archiviate in immensi scaffali. Qui, davanti a una semplice console, simile a quella di un videogioco, agiscono indisturbate Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto, le cinque emozioni principali che hanno accompagnato Riley fin dalla nascita, determinando i suoi stati d’animo nei momenti più lieti e spensierati, ingiusti e inaccettabili, amari (nel vero senso del termine), timorosi e persino tristi. Tutte emozioni pertinenti, tutte tranne Tristezza, privata di un reale spazio nella vita della ragazzina tanto da essere tenuta a debita distanza da Gioia – che con eccessivo entusiasmo controlla con attenzione la console dei comandi per proteggere Riley ed evitarle qualsiasi delusione. Vista come il quinto incomodo, come quell’elemento disturbante che mina l’equilibrio perfetto di un’esistenza dove non ci può essere spazio per la malinconia o le lacrime, Tristezza è sempre a un angolo fino a quando non ha altra scelta se non quella di dover entrare in gioco per far parte, anche lei, della vita di Riley.

Perché la grandezza del film sta proprio in questo. Nel (di)mostrare che l’assoluta felicità viaggia a stretto contatto con la tristezza, con quella sensazione di vuoto che ci fa crescere per diventare quello che siamo oggi, affrontando le delusioni più dolorose, facendosi sentire inadeguati di fronte al mondo, incompresi da chi ci sta accanto e ricordandoci che prima di lasciarci sopraffare totalmente dalla felicità dobbiamo sperimentare anche il peso di quell’emozione che prende il sopravvento – se necessario – ma è subito pronta a farsi da parte non appena ci abbandoniamo all’abbraccio consolatorio e accogliente di una famiglia che è lì solo per noi e che ci ama senza condizioni. Così, quella realtà tanto grigia si colora di sfumature inedite e tutto acquista un nuovo significato.

Un film ricco di spunti, un viaggio meraviglioso nel complicato universo della mente umana, analizzato con creatività nei minimi dettagli e presentato al mondo attraverso un’animazione tecnica impeccabile e una storia praticamente perfetta, dove nulla è lasciato al caso, e in grado di colpire, commuovere e far sorridere i grandi e i piccoli di tutte le età.


Inside out. Un film di Pete Docter. Con Mindy Kaling, Bill Hader, Amy Poehler, Phyllis Smith, Lewis Black. Animazione. Durata 94 min. Walt Disney, USA 2015.


In collaborazione con ACEC – Associazione Cattolica Esercenti Cinema

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment.