segni dell'umano

Xfiction di Raul Gabriel

di Pierluigi Lia, Paolo Biscottini e Raul Gabriel

Xfiction di Raul Gabriel è una delle opere che compongono la mostra Si fece carne. L’arte contemporanea e il sacro, dal 9 ottobre 2015 al 9 gennaio 2016 alla Basilica di San Lorenzo. Questa pagina raccoglie alcuni interventi critici sull’opera.


“… Troviamo in quest’opera la capacità evocativa del mistero propria delle antiche icone, ottenuta attraverso un’operazione che sta a confine tra figurativo e non figurativo, tra formale e iconico che Gabriel realizza con lo strumento a lui congeniale dell’ibridazione. Grazie a questa pratica artistica egli aspira a realizzare una tensione e una compenetrazione simile a quella decisiva che avvinghia indissolubilmente carne e spirito, parola e immagine, percezione sensibile e intuizione eidetica. In questa infatti si realizza la rivelazione cristiana non meno che l’esperienza autenticamente umana dell’esistenza. La scelta ideologica per l’uno o per l’altro fronte rischia di essere fatale per un’arte che, come quella cristiana, non esiste per sé e nell’autoreferenzialità del proprio linguaggio, ma è parola in cui risuona il mistero della fede… Questo mistero innanzitutto appare, si rivela, ma il gioco della rivelazione è il gioco di un velo che mostra custodendo. Questo è il segreto della sua efficacia. Con questo velo che si mette e si toglie ad un tempo Gabriel mostra di riuscire a cimentarsi.”

Mons. Pierluigi Lia, Teologo


In questo video una sintesi dell’intervento del teologo Pierangelo Sequeri su Xfiction, con un’anteprima dell’opera.


“…Con lentezza indicibile percepiamo la dimensione formale e vitale di questo corpo che da subito acquista valore epifanico: è Cristo?

Ecce homo. Viene spontaneo pronunciare la frase di Pilato, che inaugura la fase finale della Passione, annunciando al mondo e al tempo (a quello che era, che fu e che sarà) che questo è l’uomo. Così è. Guardate, ecco l’uomo, il maledetto ed il Santo di Dio, il condannato ed il Messia. L’aveva detto Caifa: bisogna che uno solo muoia per la salvezza di tutti.

Epifania di un corpo, dunque, che suscita nello spettatore la memoria di Cristo. Ma quando, ma dove? A quale narrazione evangelica possiamo ricondurre questa apparizione?

In realtà nessun elemento storico e narrativo giustifica o legittima la convinzione che il video si riferisca a Cristo. Raul Gabriel ha voluto lavorare sul piano dell’immagine, disarticolandola da qualsiasi contesto, così da suggerire un’operazione di tipo sottrattivo.

Eliminando voci, forma, colori, luci, il corpo si configura come “latens deitas”, è spazio e materia insieme, é nulla e tutto.

La sua opera, in tal senso, si distacca, per esempio, dalla tensione narrativa della video art di Bill Viola o dalla ricerca intellettuale di Wallinger. Raul Gabriel lavora sul confine fra il corpo e la luce: un corpo fatto di luce e una luce che diventa corpo. In questa misteriosa reciprocità lo spettatore riconosce il Cristo e in Lui ritrova non solo l’Ecce Homo, ma anche il Risorto, che pare abbracciare lo spazio intero, il cosmo, l’umanità tutta, generando la forza evocativa dell’immagine. …”

Paolo Biscottini, direttore Museo Diocesano Milano


“….Xfiction è opposto anche in questo. Mi interessa dire che attribuire all’Uomo il termine dolorosa come primo elemento rischia di essere forma feticistica del dolore e sintomo di un limite alla lettura. In realtà la via è gioiosa.

Ecco… Xfiction potrebbe essere anche intitolato “via gioiosa”. Perché privata di tutto ciò che la storia dell’uomo aggiunge con forza assertiva, come gli strumenti del dolore, che pur potenti e presenti rischiano di diventare feticcio di una intuizione limitata e ostacolata dalla circostanzialità del quotidiano e dalle debolezze immanenti. A questa io vedo l’alternativa della trasfigurazione miracolosa.

In termini artistici il problema è sovrapponibile: la negazione, la concettualizzazione portata al minimo minimale hanno esaurito la loro capacità di rivoluzione e anche la loro fertilità progettuale. Funzionano esattamente come la mitologia della robotica o della intelligenza artificiale : c’è un punto oltre cui l’uomo va reinterpellato per forza, nonostante il suo esercizio di autonegazione, funzionale piu a questioni gestionali e di mercato che altro. Tutto quello che sembrava sfuggirlo e sfuggire la realtà esperibile come la utopia concettuale è invece parte di esso e di quella realtà . Il concettuale è stato un tentativo encomiabile di elevazione che in realtà ha creato un idolo posticcio e nel tempo fragile che finisce per esaurirsi proprio in quel nero “dull” che usa Wallinger e che non prepara a nulla, semplicemente dichiara la sua sterilità finale. Una specie di rifugio mentale dalla ineludibile bellezza delle limitazioni umane. Non è questo che oggi è novità. La novità è tentare di far reincontrare la unità di un uomo-Uomo che si è tentato di spezzettare ma che resiste nella sua carne…la vera sede della sua luce. …”

Raul Gabriel

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