rassegna stampa

Le strade fiorentine dove passa la carità

di Alessandra Turchetti

I percorsi della carità fiorentina offerti ai delegati della Chiesa italiana sono passati anche dalla Basilica di San Lorenzo, dedicata ad uno dei primi diaconi responsabili di attività caritatevoli. Nella Cappella delle Stimmate si sono presentati i cammini della Caritas diocesana e di altre due realtà, quella storica dei ‘Buonomini di San Martino’, e l’Oda, Opera diocesana di assistenza, ognuna specializzata in servizi agli ultimi, tutte accomunate dal rispetto della persona e della sua dignità. «Questo incontro ci dà modo di far conoscere cosa ha fatto Firenze nella storia e nell’attualità nell’ambito caritativo – ha esordito Alessandro Martini, direttore della Caritas diocesana –, in un intreccio di percorsi e legami con il territorio e le istituzioni più vivo che mai. Noi siamo nati nel 1973 e da allora ci dedichiamo con progetti e servizi specifici a varie aree della marginalità: assistenza alle persone affette da Hiv, richiedenti asilo e migranti, minori, donne in condizioni di disagio, senza fissa dimora, gestendo due mense e l’emergenza freddo in inverno. Abbiamo circa 40 centri di ascolto, per la metà in rete, oltre duemila volontari attivi e 150 operatori». Un progetto specifico varato cinque anni fa in collaborazione con la sanità pubblica ha permesso di accogliere in una struttura dedicata, ‘Casa Stenone’, 12 pazienti privi di residenza, dimissibili dagli ospedali ma bisognosi di continuità assistenziale. Non avendo residenza perdono infatti l’applicabilità del diritto all’assistenza sanitaria generando problemi di sicurezza e salute. L’esperienza dei ‘Buonomini di San Martino’ si perde invece nella storia. Nata nel 1442, la Congregazione opera da allora aiutando in segreto persone bisognose che hanno sofferto una crisi nella loro vita, come donne abbandonate dai mariti, lavoratori che hanno perso il lavoro, o vittime di malattie e incidenti. Circa trecento famiglie fiorentine sono sostenute con una parte degli utili del Monte dei Pegni e da lasciti privati.

L’atto di nascita dell’Oda invece è datato 1953 e porta la firma del cardinale Elia Dalla Costa, che per far fronte a una vera e propria emergenza sanitaria legata al ricollocamento di ragazzi con disabilità intellettive prima ospitati nei manicomi minorili diede vita a una realtà di prim’ordine nell’area della salute mentale. L’iniziativa assiste circa 150 persone in due importanti centri convenzionati, con il modello riabilitativo del ‘vivere sociale’.

da Avvenire, 13 novembre 2015