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Una Chiesa disarmata e disarmante per un umanesimo responsabile e fraterno

di Giovanni Ricchiuti (Pax Christi)

Per noi dire “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” significa mettere a fuoco Gesù Cristo “nostra pace” (Ef 2, 14), sostanza del nuovo umanesimo. Intendiamo testimoniare il “Vangelo della pace” (Ef 6, 15) con il popolo di Dio in un cammino di umanizzazione nella verità, nella libertà, nella giustizia, nell’amore (“Pacem in terris”), con la gioia del Vangelo (“Evangelii gaudium”) e nella cura del creato (“Laudato si’”).

Per questo, tra le iniziative possibili, proponiamo alla Chiesa italiana, riunita a Convegno a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, alcuni cammini di pace per il disarmo delle menti, dei cuori e dei territori:

  1. Uscire dal sistema dei cappellani militari vivendo le idee del Concilio e la fedeltà evangelica curando un’esperienza di Chiesa disarmata e disarmante.
  2. Operare concretamente contro la corsa alle armi, di cui l’Italia è protagonista, limitando e fermando l’industria e il commercio delle armi, compreso il sistema delle “banche armate” sostenitrici del commercio delle armi.
  3. Promuovere l’educazione alla pace nelle comunità cristiane, nelle scuole e nella società facendo memoria attiva dei volti di pace nonviolenta.
  4. Potenziare il Servizio civile e sostenere il progetto di Difesa civile non armata e nonviolenta.
  5. Costituire la Commissione Giustizia e pace in ogni diocesi, come invita a fare papa Francesco (Santa Cruz, Bolivia, 9.7.2015).
  6. Preparare in ambito ecumenico e interreligioso un “Giubileo degli esclusi” per vivere l’Anno della misericordia come profezia di un mondo nuovo

Diventare umani vivendo il Vangelo della pace

Nel cammino della pace come nuovo umanesimo, decisiva è l’esperienza di tanti testimoni di “nonviolenza attiva”, rivolta a “ricomporre i rapporti della convivenza in un ordine genuinamente umano di cui fondamento è la verità, misura e obiettivo la giustizia, forza propulsiva l’amore, metodo di attuazione la libertà (Pacem in terris, 78, 18, 20, 87, 89).

Il nuovo umanesimo della pace è relazionale, responsabile e gioioso. Nel realismo profetico di papa Francesco, trovano voce, anzi si fanno grido, le domande della responsabilità rivolte a Lampedusa (luglio 2013) o a Gerusalemme (maggio 2014) o a Redipuglia (settembre 2014): Uomo, dove sei? Dove sei finito? Dov’è tuo fratello? Chi sei, uomo? Chi sei diventato? Di quale orrore sei stato capace? Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha convinto che eri dio? Siamo capaci di commozione? E’ possibile uscire dalla spirale delle violenze? Si possono vincere le tenebre? E tu, cosa farai? Io cosa posso fare? Cosa ci sta a cuore?Che tipo di mondo desideriamo trasmettere? Per quale scopo lavoriamo e lottiamo? Qual è il posto della politica?

Papa Francesco propone oggi il Vangelo della pace (Ef 6, 15) come cammino di umanizzazione nella fraternità, nella giustizia e nella cura del creato. Il suo duro e insistente giudizio sulla corsa alle armi si unisce a quello contro le “guerre meno visibili ma non meno crudeli che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie e di imprese” (1.1.2014). Intendiamo operare assieme al popolo di Dio in cammino, nelle direzioni proposte.

Uscire. Uscire dal sistema di guerra, dalla spirale dei conflitti armati e dal pensiero unico della violenza e dell’ingiustizia come fenomeni inevitabili. Uscire dalle culture-del nemico, da ideologie sacrificali, dalle teologie di un dio guerriero. Uscire da ossessioni identitarie volte all’esclusione e da linguaggi violenti e volgari. Uscire dalle moderne schiavitù, dall’idolatria del denaro, dalla dittatura della finanza speculativa, dallo scandalo della fame, dalla tratta delle persone, dalla corruzione, dal dominio mafioso e dalla mafiosità. Uscire dal paradigma tecnocratico che distrugge il pianeta (Laudato si’). Uscire dalla violenza maschilista sulle donne. Uscire dall’indifferenza, da pregiudizi, rassegnazione, paura, solitudine o disperazione. Uscire da una Chiesa che ostenta i segni del potere e del privilegio, dal clericalismo, dalle patologie curiali variamente diffuse, da ogni forma di complicità con logiche militariste. Uscire dall’industria delle armi e dal commercio delle armi. Uscire dal progetto F-35. Uscire dal sistema delle “banche armate” sostenitrici del commercio delle armi. Uscire dal sistema dei cappellani militari vivendo le idee del Concilio e la fedeltà evangelica in modo credibile, curando un’esperienza di Chiesa disarmata e disarmante.

Annunciare. Annunciare la Chiesa povera dei poveri, rilanciare il patto delle catacombe del 1965. Testimoniare “la gioia del Vangelo” lasciandoci evangelizzare dai poveri e accompagnando percorsi di liberazione (EG 239, 197-201). Ascoltare la Parola di Dio e leggere i segni dei tempi. Vivere “il ministero dei segni” guardando i germogli di resurrezione. Annunciare partendo dalle periferie. Seguire il programma delle Beatitudini e le opere di misericordia (Matteo 25). Annunciare-promuovere “il Giubileo degli esclusi”.

Abitare. Trasformare le pietre scartate in testate d’angolo (Atti 4, 11) per edificare città amiche e conviviali. Smilitarizzare le menti, i cuori e i territori. Promuovere buone relazioni e l’amicizia liberatrice, il dialogo ecumenico e interreligioso, “la mistica del vivere insieme, di mescolarci, di incontraci, di prenderci in braccio, di appoggiarci…” (EG 87-88). Abitare una nuova Europa giusta e solidale, con un ruolo autorevole ed efficace delle Nazioni Unite. Costruire una cittadinanza umana, solidale e responsabile e una sicurezza comune secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani e della Costituzione italiana.

Educare. Imparare l’arte della pace coscienti che si è maestri solo se testimoni. Accendere la passione del conoscere, del conoscersi, del riconoscersi e del convivere. Educare alla vita buona del Vangelo (documento CEI 2010). Educare-educarci a una cultura della pace, fare memoria attiva di tanti volti di pace. Promuovere l’educazione alla pace nelle comunità cristiane e nella società. Sostenere il servizio civile e il progetto di difesa nonviolenta. Strumento importante che papa Francesco ritiene necessario (Santa Cruz, Bolivia, 9.7.2015) è la costituzione in ogni diocesi della Commissione Giustizia e pace.

Trasfigurare. Curare la bellezza, la grazia dello stupore. Accendere la profezia. Aprirsi al Dio delle sorprese. Vivere una robusta spiritualità trinitaria. Imparare a pregare insieme, ad adorare, a contemplare il volto di Cristo nei volti degli altri. Valorizzare le esperienze creative, artistiche, festose. Rinfrescare il linguaggio, la liturgia, la pastorale, la catechesi, le comunità cristiane. Raccogliere e unire i sogni diurni dei poveri per sognare con loro: “una Chiesa a che non sogna non è Chiesa, è solo apparato. Non può recare lieti annunci chi non viene dal futuro” (Tonino Bello). Lasciarci condurre dallo Spirito e avvertire la forza trasformante della resurrezione (EV 275-280). Vivere l’anno della misericordia come profezia di un mondo nuovo con opere di quotidiano impegno. Custodire e curare il creato con l’enciclica Laudato si’.

 

                                                                        Il Presidente di Pax Christi Italia
Mons. Giovanni Ricchiuti
e il Consiglio Nazionale

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