rassegna stampa

Abitare le periferie via per la fraternità

di Matteo Liut

Intervista a Suor Lucia Sacchetti
Nel terzo dei cinque video del Copercom suor Lucia Sacchetti riflette sul suo percorso da religiosa impegnata sulle frontiere: «Lì ho imparato ad annodare legami ricchi di senso»
Il racconto del prezioso lavoro nel rione Sanità di Napoli. «Portiamo un sogno: i poveri devono studiare e studiare bene Solo così troveranno la forza di comprendere se stessi e dare un contributo incisivo alla storia»

A pronunciare ed estrinsecare il portato umano ed esistenziale legato alla terza via indicata lungo il cammino di preparazione a Firenze 2015 è suor Lucia Sacchetti. «Abitare», infatti, s’intitola il terzo dei cinque video realizzati dal Copercom. Cinque clip per presentare con il linguaggio accattivante delle immagini, dei suoni e della performance le cinque vie di umanizzazione indicate dalla Traccia di preparazione al Convegno di Firenze. I filmati, diffusi sui canali digitali del Convegno e disponibili anche nel sito di Avvenire, sono curati dal videomaker Marco Calvarese, che si è avvalso della collaborazione del ballerino e coreografo Andrea Martella.

«Abitare è come vivere – dice suor Sacchetti nel video –: si costruisce a poco a poco e insieme agli altri, in un atteggiamento di apertura alla realtà che ci è data da vivere». A rivelare da dove nasce questa riflessione è la stessa religiosa, che appartiene alle Suore di Maria Bambina e opera nel rione Sanità di Napoli. In un colloquio con Chiara Giaccardi, infatti, suor Sacchetti racconta il suo percorso: «Ho sempre amato le periferie geografiche e umane: là ho imparato e continuo a imparare il rovesciamento dei punti di vista, una narrazione dell’umano che ribalta la prospettiva, mette in discussione le esperienze più accreditate, dilata i confini del definito. Così impariamo ad annodare legami ricchi di senso, a cercare reti di comunicazione radicate sulle antiche parole del Vangelo». L’impegno per il riscatto nasce da lontano, racconta ancora la religiosa: «Negli anni ’70 ho conosciuto l’analfabetismo dei paesi di montagna di Bergamo, dei paesi fuori Pavia e Milano. In Calabria, nelle città in cui ho trascorso più tempo, mi è capitato di promuovere due diverse associazioni di volontariato, che sono attive ancora oggi. A Lamezia Terme, negli anni ’80 grande è stata la passione di percorrere con ciurme di ragazzini di corsa il territorio di via Torre e, giovane, crescere insieme a giovanissimi, con alcuni e alcune di loro entrare nel campo zingari quando ancora nessuno conosceva e osava. Ho profonda gratitudine per quei giovani, che allora per darsi forza e firmare la responsabilità, crearono l’associazione ‘La Strada’. A Cosenza, negli anni ’90, nel quartiere San Vito-Serraspiga con la tenacia di famiglie con figli disabili, con la creatività di giovani disabili e amici e familiari si maturò la volontà di costituirsi in associazione ‘La Spiga’. A Napoli, dal 2007, quando pensavo di aver terminato la corsa, cammino le strade del rione Sanità e proprio già nel camminare in mezzo a tutti, sulle strade sempre gremite, vivo l’appartenenza a questo popolo». Nel capoluogo partenopeo suor Sacchetti ha visto nascere il doposcuola per i piccoli delle elementari e medie, l’accompagnamento di un gruppo di giovani liceali, la scuola d’italiano per adulti stranieri. Un impegno sostenuto da diversi gruppi: l’associazione «Tutticolori», la Fondazione «Alessandro Pavesi», l’associazione «Addapassanuttata». «Portiamo un sogno – sottolinea la religiosa –: i poveri devono studiare e studiare bene. Sappiamo infatti che i volti dei poveri hanno bisogno di trovare la forza di comprendere se stessi e dare un contributo incisivo alla storia complessa e minacciata dei nostri tempi».

E guardando al percorso nella congregazione cui appartiene, suor Sacchetti sottolinea di aver conosciuto «un processo di formazione e azione che collocava la vita religiosa femminile in luoghi di frontiera, donne mischiate alla comune umanità, come espressione della sua profezia, come ambiente possibile per le nostre fraternità umane e umanizzanti, come condizione per ascoltare il grido dei poveri nelle loro differenze». Oggi, riflette poi la religiosa sottolineando l’importanza del ruolo delle donne, «c’è un risveglio della coscienza femminile che favorisce cambi di mentalità, di cultura; una spiritualità capace di reagire di fronte a un eccessivo progresso economico e alle catastrofi, alla distruzione dell’ambiente, alle disuguaglianze senza misura. Occorre continuare percorsi di liberazione che diventino terreno di crescita per tutti».

Questo percorso, conclude quindi la religiosa, ha nelle periferie una radice indispensabile: «Per noi suore situarci in luoghi di frontiera è indispensabile – nota suor Sacchetti –: si condivide da vicino la condizione del povero, si sperimenta l’ostinazione a restare lì dove la vita è minacciata, si è coinvolti ad ascoltare sinceramente le diversità e a intrecciare legami. Tutto ci porta a scommettere per la convivenza e per il rispetto a tutti gli esseri umani di qualsiasi popolo e cultura e fede. Impariamo ad approfondire e promuovere un pensiero universale, muovendoci dalle pratiche contestuali, locali».

da Avvenire, 5 luglio 2015

Schermata 2015-07-08 alle 10.37.01» Leggi l’intervista integrale
a cura di Chiara Giaccardi

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