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Abitare

di Adriano Fabris

“Abitare” è una bella parola, che esprime alcune situazioni concrete della nostra vita. Indica fra l’altro il modo fiducioso, l’approccio familiare con cui ci rapportiamo alle cose e alle persone. Ecco perché, forzando un poco il significato del verbo, potremmo dire che, certamente, noi abitiamo luoghi, ma soprattutto abitiamo relazioni.

Si tratta di relazioni nelle quali ci troviamo sempre ben orientati. Si tratta di relazioni che impegnano il nostro agire e che ci chiamano a interagire con esse. Quando abitiamo un qualche luogo, in altre parole, vi troviamo sempre un senso, una possibilità di orientamento. Nel mondo che abita questo senso il cristiano lo trova nella Parola di Dio.

Ma quali sono le “situazioni concrete” che quotidianamente abitiamo e in cui siamo chiamati a far fruttificare la Parola di Dio? Si tratta di luoghi molteplici, che spesso si sovrappongono fra loro. Sono il creato – che la Lettera Enciclica Laudato si’ chiama “la nostra casa comune” da custodire (13) – e il mondo che siamo noi ad aver costruito; sono le città e i paesi in cui viviamo; sono i luoghi dello studio, del lavoro e del tempo libero; sono la famiglia e le più ampie relazioni di amicizia e di collaborazione; sono gli spazi reali e gli ambienti virtuali.

Oggi però, con la crescente complessità del mondo globalizzato, questi luoghi hanno subito modifiche, anche radicali. La natura si è fatta sempre di più artificiale, oggetto di manipolazioni tecnologiche. Le nostre città sono diventate spesso “non luoghi”. In essi è cambiato il rapporto tra centro e periferia, e sembra quasi che tutto sia diventato periferia: fisica, ma anche “esistenziale”, secondo l’ormai ben nota espressione di Papa Francesco. I legami tra le persone sembrano allentati. L’idea stessa di famiglia, come nucleo fondante della società in quanto relazione fra un uomo e una donna, viene messa in questione. La realtà virtuale e il mondo reale spesso sono sovrapposti, con il rischio di confondere ciò che non è irreversibile con ciò che, invece, lo è.

Che cosa fare in questa situazione? Qual è la risposta concreta che il cristiano può attingere da una rinnovata frequentazione della Parola di Dio e dai documenti della Chiesa? In che modo le nostre comunità possono trovare, a partire da qui, un effettivo orientamento? A ciò, appunto, cercherà di dare risposta l’esperienza partecipata che le persone vivranno al Convegno di Firenze.

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Adriano Fabris, professore ordinario di Filosofia morale all’Università degli Studi di Pisa, è referente del gruppo di lavoro sulla via Abitare.

Foto © Romano Siciliani

 

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