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Annunciare

di Flavia Marcacci

Chi “annuncia” dà una notizia, informa qualcuno di qualcosa che può provenire da se stessi o da altri. Spesso non è facile farsi ascoltare e trovare predisposizione in chi ascolta, perché viviamo in un contesto dove si parla continuamente, i messaggi si accumulano e possono diventare sovrapponibili o contrastanti. Tutto questo riduce o fa svanire il desiderio di ascoltare. Inoltre chi annuncia spesso annuncia solo se stesso e la propria parziale visione del mondo e della fede. È quindi fondamentale che chi annuncia porti dapprima una testimonianza, in modo da suscitare domande senza sprecare troppe parole, e provocare la mente e il cuore per predisporre all’ascolto. Così dalla fede testimoniata si può passare a una fede pensata, per camminare insieme come comunità di credenti e crescere nella comprensione della storia della salvezza. Il cristiano, infatti, annuncia qualcosa che non dipende da lui, annuncia la possibilità di vivere molto al di sopra di ogni parziale visione del mondo, di vivere in relazione con Qualcuno che è in grado di riempire di infinito amore ogni momento e ogni luogo esistenziale.

“Annunciare” significa anche dichiarare che sta per arrivare qualcuno. Chi ascolta può non essere predisposto ad accogliere chi deve arrivare, perché non gli è stato presentato bene o perché soffre per un rapporto con lui che si è spezzato nel passato. O per mille altri motivi. «L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”» (Evangelii gaudium 24). Il cristiano annuncia Gesù, annuncia la salvezza che può rendere piena e bella la vita fin da ora: la forza del legame che unisce a Gesù rende grande il desiderio di parlarne e spinge a farlo senza remore, sperando che quanti più uomini e donne possibili possano arrivare a conoscerlo e gustarne la presenza. Così chi annuncia non può dimenticare la situazione del destinatario dell’annuncio, né diminuire l’audacia e la gratuità con cui annunciare. Questo delicato equilibrio può nascere solo tenendo insieme tenerezza e lealtà, carità e verità, perché «la verità apre e unisce le intelligenze nel lógos dell’amore» e «la carità è amore ricevuto e donato» (Caritas in veritate 4 e 5). Così annunciare è gioia e al contempo responsabilità, che chiama ogni cristiano ad approfondire continuamente la propria fede e a entrare sempre in sintonia con il prossimo. Quando poi si sperimenta la grazia di una Parola che scende nel cuore e diventa qualcosa di radicalmente diverso dalle tante parole che inondano la nostra società, allora si assiste al miracolo della conversione, si tocca con mano la presenza di Dio, che è grazia infinita e che opera al di là dei nostri miseri strumenti.

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Flavia Marcacci, docente di storia del pensiero scientifico alla Pontificia Università Lateranense, è referente del gruppo di lavoro sulla via Annunciare.

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