segni dell'umano

Assunta

di Giuseppe Frangi

Tiziano, Assunta (1516-1518), Venezia, Basilica dei Frari

Cos’è che fa di quell’immensa tavola di Tiziano (alta quasi sette metri) un capolavoro sempre giovane? Il maestro veneziano la dipinse nel 1516 in un momento in cui aveva deciso di uscire dal guscio magnifico della “venezianità” e di provare a misurarsi – ambizioso com’era – con quella dimensione di grandezza di cui Raffaello e Michelangelo avevano dato prova qualche anno prima in Vaticano.

Tiziano accetta spavaldamente la sfida, creando qualche imbarazzo agli stessi frati francescani che all’inizio avevano persino contestato l’opera. Infatti la sua Assunta è assolutamente nuova, epicentro di una composizione potentemente dinamica; tutti i protagonisti sembrano accesi da un impeto che li attira verso quell’epicentro. Tiziano tra l’altro dipinge in condizioni difficili, perché la sua immensa pala è destinata a star al fondo di un’abside tutta finestrata, che quindi  condiziona lo sguardo per via della collocazione in forte controluce. Tiziano anziché cercare di proteggersi, accetta frontalmente la  situazione, accendendo un giallo intenso come un sole dietro la figura della Vergine. L’effetto è reso ancora più verosimile dall’ombra che la nuvola che porta in alto Maria getta sul popolo degli apostoli. Inutile sottolineare l’effetto travolgente che un quadro come questo ebbe su tutta la pittura veneziana: per rendersene conto basta guardare, in una cappella sulla destra degli stessi Frari, il meraviglioso polittico di Giovanni Bellini così commosso ma così controllato. La calotta d’oro che lì si alza dietro il trono della Vergine, è come esplosa nel cielo di Tiziano: l’oro di antico imprinting bizantino resta, ma che incredibile esito ha prodotto! Perché proprio questo è il punto: il quadro di Tiziano è l’esperienza di una nuova libertà.

Un grande artista dei nostri giorni, protagonista di un importante movimento d’avanguardia, quello dell’Arte povera, Jannis Kounellis, ha detto che le Madonne di Tiziano rappresentano, per un pittore, l’inizio di tutte le libertà. Tiziano è come un grande apristrada, che si preoccupa molto più di spalancare spazi che non di fissare nuove regole. È uno che legittima tutti a correre, a buttarsi, a osare, senza che questo comporti la delegittimazione di un passato (tant’è vero che il cielo d’oro alle spalle dell’Assunta è una rivisitazione dell’oro dei mosaici nelle absidi di San Marco). È un balzo, non un atto di rivolta.

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