rassegna stampa

Biblioteche cattoliche, scrigno del nuovo umanesimo 

di Lilli Genco

Tre giorni di convegno dei responsabili dei centri aderenti all’Abei, presieduta dal vescovo Milito. «Nelle nostre strutture le risposte e gli approfondimenti alle domande sull’uomo»

Sono circa mille le biblioteche ecclesiastiche in Italia: una rete capillare di ‘piazze del sapere’ più o meno grandi che attraversa tutto il paese da nord a sud, dove la cultura, non solo quella d’ispirazione cristiana, viene condivisa come risorsa per tutti. Una rete che già ha sperimentato le forme digitali dell’interconnessione e che si apre alle sfide di oggi. Se ne discute ad Erice dove sono riuniti i bibliotecari dell’Abei, l’associazione che riunisce i bibliotecari ecclesiastici italiani che quest’anno in vista del V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze hanno dedicato la tre giorni di analisi storica e confronto di esperienze proprio al tema del nuovo umanesimo. «Ancora oggi che cerca una risposta su cos’è stato il cristianesimo per la costruzione dell’uomo e dell’umano, può trovare piste di ricerca e di approfondimento nelle nostre biblioteche – ha detto il presidente dell’Abei il vescovo di Oppido Mamertino-Palmi, Francesco Milito –. L’icona evangelica di Gesù nella sinagoga è emblematica: possiamo dire che quello è già un manifesto del nuovo umanesimo di cui la produzione editoriale e letteraria di duemila anni di cristianesimo è un grande e ininterrotto commento, un eco documentato che è giunto fino a noi attraverso quel deposito che nasce dalla fede e dalla santità di grandi carismi: dagli ordini monastici alle grandi officine medievali, da Ignazio di Loyola fino a santi e beati a noi più vicini come don Bosco o don Alberione ». La fotografia della situazione attuale delle biblioteche ecclesiastiche è molto varia: dalle piccola biblioteche parrocchiali al servizio dei quartieri a quelle diocesane o dei Seminari o delle Facoltà teologiche o ancora degli Ordini religiosi o monastici fino a grandi istituzioni riconosciute dagli studiosi di ogni parte del mondo come case di scienza e di cultura. «Attraverso l’accademia ambrosiana la nostra biblioteca, aperta sin dalla sua fondazione, nel 1609 da parte del cardinale Federico Borromeo, a tutte le sollecitazioni culturali proponendo percorsi di studio, di ricerca e di confronto tra specialisti di diverso orientamento a livello internazionale – spiega il dottore della biblioteca ambrosiana don Federico Gallo –. In quest’ultimo anno ci siamo dedicati ad esempio alla traduzione delle opere di sant’Ambrogio in russo e in cinese, a diversi convegni e mostre sulle culture orientali». Più legate al territorio le esperienze delle biblioteche di Trapani specializzata per i bambini con diverse iniziative culturali diffuse e quella di Mazara dove si svolgono attività interculturali per l’integrazione dell’enclave tunisina della piccola cittadina. «A Caltagirone grazie ad una convenzione con il Tribunale accogliamo i detenuti in misura alternativa al carcere, una decina negli ultimi tre anni – racconta il direttore della biblioteca diocesana Francesco Failla – un’esperienza che ci ha aiutato a ricordare che per noi bibliotecari cattolici, persona e bisogno culturale sono un tutt’uno. Un utente è soprattutto una persona da prendere in carico, a cui restituire fiducia, soprattutto se vive in una situazione di fragilità esistenziale oppure se giovane e ha bisogno di essere orientato e sostenuto nel lavoro di ricerca e di studio». Ieri nel pomeriggio un focus sull’editoria cattolica in Italia con una tavola rotonda moderata da Giorgio Raccis di Rebecca Libri. Oggi la sessione finale con la presentazione del percorso di Beweb che unifica e rende disponibile ai navigatori della rete il patrimonio artistico, archivistico e librario delle diocesi italiane.

da Avvenire, 25 giugno 2015

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