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Campania, la bellezza dell’umano

di Valeria Chianese

La fede che illumina la vita, la creatività, ma anche la mancanza di lavoro e l’illegalità: nelle relazioni delle diocesi verso il Convegno, il volto di un territorio

Né un’impostazione oleografica del “tutto positivo” né all’opposto quella del “tutto negativo” bensì, comprendendo entrambe le dimensioni, l’umanesimo del vissuto, del quotidiano, della gente. È quanto rilevano le relazioni che le diocesi della Campania hanno presentato ieri nella sede della Conferenza episcopale campana a Pompei condividendo la riflessione su “Quale umanesimo cristiano in terra campana?”, ultima tappa di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale previsto a Firenze dal 9 al 13 novembre. Relazioni divenute una base di reciproca conoscenza che ha già messo radici tra le 25 diocesi della regione.

Sulla scia dell’invito di papa Francesco a interessarsi maggiormente ai problemi della convivenza sociale e soprattutto ad agire più incisivamente, ponendosi «in ascolto dell’umano nel vissuto della nostra gente, secondo una modalità sinodale», le Chiese della Campania, oltre alle cinque vie indicate nella Traccia del Convegno, hanno percorso un proprio cammino puntando l’attenzione su quattro focus per analizzare e verificare quanto la fede sia riuscita a illuminare il territorio con una visione cristiana dell’uomo. Le piste, seguite con iniziative diverse, si sono incentrate sul tessuto delle relazioni, dimensione comune all’uomo del Sud; sulla pietà popolare, il rapporto con la fede; sulla legalità, il comportamento sociale e civile; sulla creatività, ossia la capacità propria dell’uomo del Sud di trasformare in opere, anche d’arte, le proprie esperienze.

«Un lavoro interessante, che coglie i vari aspetti dell’umanesimo della gente del Sud e della Campania in particolare», commenta don Emilio Salvatore, componente del Comitato preparatorio campano per il Convegno ecclesiale nazionale. Un umanesimo che «esiste ed è attivo» – aggiunge –, che supera gli stereotipi, ma che è purtroppo «a rischio di perdita ». È l’umanesimo anzi l’umanità stessa, e innanzitutto la famiglia, a essere minata dalle situazioni contingenti della disoccupazione, della criminalità, degli insulti ambientali, della corruzione. Pressato dalle crisi economiche, da un presente che spesso non offre spazi al futuro e a volte nemmeno alla speranza, «l’umanesimo della nostra gente si sfalda, ma – osserva ancora don Emilio – ha ampi margini di recupero». Poiché, lo ha ricordato Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e delegato episcopale nel Comitato preparatorio campano per Firenze 2015, «in Campania e nel Sud siamo capaci di mettere il cuore in ogni cosa».

da Avvenire, 6 settembre 2015

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