rassegna stampa

Card. Bagnasco: un “grazie” ai giornalisti

di M.Michela Nicolais

“Grazie per la vostra presenza e il vostro lavoro”. È cominciata con un “grazie” ai giornalisti, la conferenza stampa del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, a chiusura del quinto Convegno ecclesiale nazionale, svoltosi a Firenze sul tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. “Anche tutti i delegati – ha riferito il cardinale – hanno apprezzato l’attenzione, la pazienza e il sacrificio con cui avete fatto il vostro lavoro. Fa bene questa attenzione: non per esibire qualcosa ma per comunicare qualcuno, che per noi è la fede nel Signore Gesù”. “È tanto significativo quello che Papa Francesco ha detto con il suo stile sempre molto incisivo, diretto, semplice”, ha proseguito il presidente della Cei: “Se non guardiamo a Gesù Cristo, con l’umanesimo non andiamo da nessuna parte”. “Il fondamento di ciò che rende una società più umana è guardare al Signore Gesù”, ha detto Bagnasco: “Non pretendiamo certo che tutti abbiano la fede, lo desideriamo, ma non lo imponiamo: abbiamo la missione e la gioia, la responsabilità, di annunciare quell’uomo nuovo fatto di trascendenza, di bontà, di cuore che risplende nell’esperienza di grande parte del nostro Paese, ma in pienezza nel volto del Signore Gesù”.

“Lo stile sinodale non è certamente una centralizzazione”. A precisarlo, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di chiusura del Convegno di Firenze, è stato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. “Una centralizzazione della Cei sarebbe contro lo stile sinodale”, ha ripetuto Bagnasco, ricordando che quest’ultimo “è un convenire nel confronto e nel discernimento per individuare alcuni obiettivi che si ritengono più adatti da raggiungere”. Tra gli obiettivi più urgenti per rispondere alle richieste del Papa, quello di “rileggere nelle diocesi l’Evangelii Gaudium, cercando di tradurla in alleanze virtuose sul territorio”. Per capire bene il metodo sinodale, Bagnasco ha rimandato al discorso pronunciato dal Papa durante il Sinodo, in occasione della commemorazione del cinquantesimo anniversario della sua istituzione. Francesco, in quell’occasione, aveva illustrato i “diversi livelli” della sinodalità: “Quello diocesano, con i Consigli presbiteriali e pastorali; quello regionale e quello nazionale, che spetta alle rispettive Conferenze episcopali e alla Chiesa universale”.

“Il pericolo maggiore nella Chiesa è la tiepidezza spirituale”. Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha risposto in questi termini ad una domanda su quali siano i veri “nemici” della Chiesa: gli attacchi esterni, come i libri recentemente pubblicati tramite la divulgazione di notizie riservate, o gli attacchi interni, come gli scandali che in questi giorni travolgono alcuni esponenti ecclesiali. Ci vuole una “continua conversione spirituale”, ha spiegato Bagnasco: “Se il mio cuore è freddo, se mi arrendo a una mediocrità elevata a sistema, io sono il peggiore pericolo per la comunità cristiana. Dentro e fuori di essa, divento capace di tutto”. Imperativo, questo, che vale anche per l “via” dell’educare: “Se non sono acceso, non accendo niente; se non sono libero, insegnerà certamente una falsa libertà; se sono sterile, autoreferenziale, che cosa dirò sull’amore?”.

“Dolorosissima situazione”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha definito gli scandali che hanno travolto l’ex abate di Montecassino. Interpellato dai giornalisti durante la conferenza stampa di chiusura del Convegno di Firenze, Bagnasco ha fatto notare che “per questo in assemblea ho parlato di ombre, riferendosi a situazioni penose come, ad esempio, questa”. “Non è una grande consolazione, tanto meno vuole essere una giustificazione di niente – ha proseguito – ma in mezzo a una grande popolazione di vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi ci possono essere, purtroppo, anche esempi di vita contraddittori o azioni contraddittorie”. “Nessuna ombra deve oscurare la luce di tanti ministri di Dio, religiose e religiose, che vivono nella fedeltà alla loro vocazione, nella dedizione alla propria gente e ai propri doveri”. “Aiutateci a non oscurare questa grande luce!”, l’appello del cardinale: “Le ombre sono gravi e anche gravissime, ma facciamo in modo che non oscurino la grande luce che continua ad esistere”.

Fonte: SIR – Servizio Informazione Religiosa (13 novembre 2015)

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