rassegna stampa

Cinque “clip” per «inquietare ciascuno di noi»

di M. Michela Nicolais

Cinque “clip” sulle cinque “vie” – uscire, annunciare, educare, abitare, trasfigurare – del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, giocate sulla logica binaria, ma alternativa, tra il “si può” e l’”oppure si può…”, e la “v” minuscola e la “V” maiuscola, per indicare la “voce del verbo”.

ruffiniA illustrarle nel dettaglio è il direttore di Tv 2000, Paolo Ruffini, subito dopo che monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, ha tributato un grande “grazie” all’emittente dei cattolici italiani, durante la plenaria di stamattina. “L’idea di Alessandro Sortino, il nostro direttore creativo, è nata dalla volontà di riflettere su quanto il Vangelo, Gesù, ci chiede di diffondere la Parola nel tempo che ci è dato, quello che viviamo”. Ogni “voce del Verbo”, dunque, “ci deve inquietare oggi: ognuno di noi, con la sua comunità, deve farlo. La soluzione non c’è, come ci ha detto il Papa, la dobbiamo trovare”. “La cosa più facile, quello che sappiamo già, è cosa la voce di ognuno di questi verbi non dovrebbe essere – spiega Ruffini – anche se ci adagiamo per paura, per pigrizia, per comunità, per abitudine, per un’usura della parola fino a farla diventare insignificante”. È sul negativo, dunque, che si gioca il “si può” delle clip pensate, scritte e dirette da Alessandro Sortino, con le fotografie di Stefania Casellato, di Tv2000 (per il “si può”), e dell’archivio dell’Otto per Mille (per l’“oppure si può…”).

Quello chiesto dal Papa per il “dopo-Firenze” è “un impegno a lungo termine” che va raccolto “da tutta la comunità ecclesiale, ognuno per la propria parte di responsabilità”. Lo fa notare Paolo Ruffini, direttore di Tv2000, a margine del Convegno di Firenze, precisando però che accanto ai tempi lunghi ci vuole “una conversione a breve termine che chiede alla Chiesa di saper ascoltare, di essere umile, di non arroccarsi su un impianto fatto di norme. Come ci ha ricordato il Papa, la dottrina è Gesù: il Dio che si è fatto uomo è la rivoluzione del Vangelo”. Per gli operatori della comunicazione, la sfida da raccogliere è quella di “una comunicazione evangelica”. “La grandezza del cristianesimo, oltre che nel suo messaggio – precisa il direttore di Tv2000 – sta nel modo in cui si è diffuso. Gesù parlava in modo semplice alla gente, ‘vedeva’ la gente”. “Parlare il linguaggio del proprio tempo per incarnare il cristianesimo”: è questa, per Ruffini, la sfida di sempre, resa più complessa oggi “in un tempo che ha fatto salti linguistici pazzeschi, soprattutto per le nuove tecnologie, ma in cui la velocità enorme del cambiamento di linguaggio ha portato spesso ad una non parallela crescita del senso”. Di qui la necessità di “riportare senso e contenuto dentro questa rete, evitando l’errore di pensare che quello che premia è solo il contenuto. Come diceva Paolo VI: ‘A che serve dire la verità se gli uomini del nostro tempo non la capiscono?’”.

Fonte: SIR – Servizio Informazione Religiosa (11 novembre 2015)

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