rassegna stampa

Como verso Firenze, l’uomo al centro 

di Piero Bianchi

Dalla Consulta diocesana spunti e proposte per mettere a fuoco l’umanesimo cristiano 

In cammino verso il Convegno ecclesiale di Firenze, la Consulta diocesana delle aggregazioni laicali si è riunita venerdì 5 giugno per discutere e mettere a fuoco il tema dell’umanesimo cristiano, che sarà al centro dell’incontro fiorentino. Guardare l’uomo nella luce della rivelazione di Cristo, l’Adamo nuovo e definitivo che svela e porta a compimento tutte le dimensioni dell’umano. Un tema consueto a partire dalla Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, ripreso poi ed approfondito dal magistero illuminato dei Papi Paolo VI, Giovanni Paolo II (che ne fece l’architrave del suo insegnamento nell’enciclica programmatica Redemptor hominis) e Benedetto XVI (che ne sviluppò soprattutto il nodo fede-ragione).

Un tema affrontato a partire dalla nuova sensibilità risvegliata da papa Francesco: quella, cioè, di una lettura inclusiva dell’umano, capace di metterne in luce anzitutto le potenzialità positive; una lettura nel segno non solo della verità che illumina la mèta, ma anche della misericordia che accompagna il cammino della crescita; una lettura, infine, che non è lezione accademica, ma anzitutto racconto, narrazione delle tante «buone prassi» di umanizzazione che già impreziosiscono l’ordito del costume ecclesiale e civile.

La diocesi di Como, in particolare, ha segnalato al Comitato preparatorio del Convegno l’esperienza del progetto diocesano di educazione dell’affettività «0-25». Il dibattito fra i presenti ha fatto emergere l’orizzonte culturale che avvolge oggi il tema dell’uomo: la cosiddetta «questione antropologica», cioè le dinamiche di dissoluzione dell’umano («post-umano») implicate soprattutto dalla rivoluzione tecnologica. Al riguardo una differenza specifica, rispetto al precedente Convegno di Verona, è stata individuata nel progressivo assottigliamento del margine ancora praticabile di un’etica pubblica del bene comune, e della correlativa difficoltà a dar corpo a una norma, etica e giuridica, che sia realmente espressione della verità dell’uomo.

Da qui la necessità, per la predicazione e la pastorale della Chiesa, di riposizionarsi in prevalenza sul versante culturale e antropologico, pur senza disertare il dibattito politico e normativo.

Proprio questa suggestione, emersa dai lavori della Consulta, è alla base di un interessante iniziativa lanciata dal Settimanale diocesano per interrogarsi sui destini del cattolicesimo politico nell’attuale frangente storico. Sulle colonne delSettimanale è apparso, infatti, un tentativo di ricostruzione della più recente vicenda politica, che, dopo il tramonto del partito unico cattolico e l’avvento della Seconda Repubblica, ha visto trasformarsi la tradizionale dialettica, interna al mondo cattolico, fra «cultura della presenza» e «cultura della mediazione» nel nuovo schema bi-polare, che ha contrassegnato il ventennio berlusconiano.

Uno schema, peraltro, attualmente in forte movimento, per l’assommarsi di una serie di fattori: la fase nuova del pontificato di Francesco, l’ingresso di formazioni politiche anti-casta e anti-sistema, espressioni a volte di un radicalismo postideologico, l’avvento di Matteo Renzi e il tendenziale sparigliamento degli steccati ideologici tradizionali (cfr. Il Settimanale n. 19 del 16 maggio 2015, pag. 6). La provocazione lanciata dalSettimanale diocesano ha suscitato una finestra di dibattito e di confronto, sulla quale si sono finora affacciati diversi esponenti del mondo laicale e dell’associazionismo cattolico. Sensibilità e ricette di diverso genere, per tentare di dare risposta all’interrogativo di fondo che accompagna il cattolicesimo politico nel passaggio che stiamo vivendo: «Il mondo cattolico ha ancora una significativa rilevanza per la politica e la produzione legislativa o è destinato al ruolo di comprimario? Quale forma e quale scopo si avvia ad avere il cattolicesimo politico?». Domande di grande spessore storico e culturale, che certamente non mancheranno di alimentare il dibattito e il confronto nel prossimo incontro della Chiesa italiana a Firenze.

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