rassegna stampa

Con «Si fece carne» la ricerca di Dio abita l’arte contemporanea

di Alessandro Beltrami

C’è una preghiera d’artista all’inizio di «Si fece carne», la mostra che a Firenze, nei sotterranei della basilica di San Lorenzo porta nell’ambito del Convegno ecclesiale il fascino esercitato dal sacro sull’arte contemporanea. È quella consegnata nel 1961 da Yves Klein in un Ex voto a santa Rita da Cascia: «Anche se non ne sono degno, aiutami ancora e sempre e nella mia arte e proteggi tutto ciò che ho creato affinché, nonostante me, sia tutto, sempre, di Grande Bellezza». Divisa in tre sezioni, la mostra presenta nella prima opere di importanti artisti internazionali. Sul sagrato campeggiano le sculture di Mimmo Paladino, mentre all’interno, oltre all’opera citata di Klein, si segnala la serie Ex Voto (2011) della fotografa americana Nan Goldin e la Via Crucis di Adrian Paci, del 2011 o ancora le foto di Fabrice Fouillet. Spazio anche alla videoarte con Xfiction (2009) dell’italoargentino Raul Gabriel, in cui si fondono crocifissione e resurrezione. La seconda sezione riguarda gli artisti toscani, o residenti in Toscana, che hanno lavorato sul sacro: tra questi scultori come Giuliano Vangi e Massimo Lippi.

La terza offre infine una selezione di tavole del nuovo Lezionario della Cei, firmate da artisti come Sandro Chia, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Ettore Spalletti, Valentino Vago. A parte Klein, le opere sono tutte recentissime: «Gli artisti sono pronti a confrontarsi su questo tema – spiega Federica Chezzi, curatrice insieme a Timothy Verdon della mostra – ma la Chiesa spesso è poco aggiornata sulle ricerche in corso. La committenza, a mio avviso, deve dare possibilità di espressione. È normale che non tutto venga capito subito, è accaduto con opere di ogni tempo. La grande arte apre alla domanda». «La fede non può cessare di dirsi in termini di bellezza – ha detto il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che ha seguito da vicino la mostra – e l’arte non può smettere di mostrare i segni di una tensione verso l’oltre, di una presenza divina nella storia umana». E tensione al mistero e devozione sono i due binari su cui è costruito il percorso: «Sono stati prediletti temi come la via crucis e l’ex voto – prosegue Chezzi – ossia la corporeità di Cristo nella sua esperienza suprema e la vita vissuta di fedeli. Un punto di intersezione è nella Via Crucis in cui Paci riversa la propria biografia di profugo albanese, educato cattolico nel segreto in un paese dove vigeva l’ateismo di Stato». Uno sguardo diverso è quello di Nan Goldin: «L’artista si confronta da un punto di vista laico ma aperto con quanto di più intimo e spontaneo c’è nella creatività nella Chiesa». Si radica in una prospettiva culturale cristiana Raul Gabriel, il cui video è una meditazione su un nuovo umanesimo: «In Xfiction – spiega l’artista – ci sono tante idee di corpo compresenti, e nessuna esclude l’altra. Non è vero che fare un’opera è fare un’oggetto. Fare un’opera significa creare un corpo-incontro. E Xfiction è un luogo, è un corpo, è un incontro: è un invito a fermarsi all’incontro con quel corpo. Rinuncia all’ideologia per andare verso la Presenza».

da Avvenire, 18 ottobre 2015

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