rassegna stampa

Così la Traccia parla le lingue del mondo

di Matteo Liut

La sintesi in inglese, francese, spagnolo, rumeno, ungherese e ucraino

Non si può pensare di tracciare il profilo di una nuova umanità senza considerare la complessità del contesto sociale attuale, che nelle vie e nei quartieri, fin dentro le case, vede intrecciarsi storie e culture, lingue e tradizioni. Per questo motivo il percorso di preparazione al quinto Convegno ecclesiale nazionale ha voluto porre un segnale chiaro, offrendo il testo della Traccia in sei lingue diverse, oltre alla versione in italiano. Le traduzioni sono state curate dall’ufficio Migrantes e sono state pubblicate nel sito ufficiale del Convegno (www.firenze2015.it) nella sezione «Materiali», sotto la voce «Traccia». Il documento che accompagna verso l’evento di novembre è stato tradotto in inglese, in spagnolo, in francese, in rumeno, in ungherese e in ucraino. Si tratta di un modo per coinvolgere nella preparazione così come nell’intero cammino indicato dal Convegno nazionale anche le comunità straniere che vivono in Italia. Una scelta che rientra a pieno nello stile scelto per l’intero Convegno: la Traccia, scrive infatti il Comitato preparatorio, «è un contributo per mettere in movimento un processo: quello del cammino di tutta la Chiesa italiana verso Firenze». Non solo: essa «è un testo aperto, per suscitare interesse e coinvolgimento verso il Convegno, nello stile partecipativo già auspicato dal Concilio. In tempi di sfida come questi, intende stimolare la consapevolezza ecclesiale, più che fornire ricette e schemi già pronti per l’applicazione, come recita il sottotitolo riferito al nuovo umanesimo in Gesù Cristo: ‘Una traccia per accoglierne la vitalità’». La scelta di offrire sei diverse traduzioni, quindi, va letta come frutto della volontà della Chiesa italiana di mettersi in ascolto della vitalità delle comunità di immigrati, chiamati a essere non solo ospiti ma anche protagonisti del grande laboratorio del Convegno ecclesiale. Inoltre queste traduzioni non permetteranno solo di superare i muri che spesso separano le comunità di immigrati nel nostro Paese, ma saranno un’occasione per superare i confini stessi della Chiesa nazionale, diventando quasi una vetrina per il mondo intero sul cuore pulsante della comunità dei credenti del nostro Paese. La pluralità, insomma, è un valore alla base del cammino verso Firenze 2015, come ricorda anche l’arcivescovo Cesare Nosiglia, presidente del comitato preparatorio, nella presentazione della Traccia: «Crediamo che domandarsi cosa significa essere umani oggi, alla luce del ‘di più’ della fede, possa portare un contributo che va a beneficio di tutti, e non solo dei credenti, e che la proposta della fede nello spazio pubblico lo renda più ricco, e non rappresenti certo una minaccia».

da Avvenire, 3 maggio 2015

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