rassegna stampa

«Da quei 200 tavoli lezione di metodo»

di Davide Imeneo

Allarghiamo l’orizzonte oltre i social network: non solo condividere ma progettare insieme

Quei duecento tavoli resteranno impressi nella memoria dei partecipanti al Convegno di Firenze. Duecento ‘cenacoli’ dove si è vissuto lo spirito sinodale che anima la pastorale della Chiesa. Poche ore dopo la conclusione, è già tempo di prospettive nuove, di rinnovato impegno per collegare le indicazioni emerse dalla Fortezza con le attività delle Chiese locali. Non sarà facile riportare il novum originato dal Convegno nei piani pastorali diocesani anche perché, a differenza di altri eventi simili, Firenze 2015 non ha proposto soltanto un insieme di contenuti alti ma un metodo: la sinodalità, vissuta e incarnata in modo capillare. I tavoli ne costituiscono l’attualizzazione concreta: costituiscono un laboratorio ecclesiale fondato sulla comunione, ma anche un’officina di prospettive pastorali. Firenze 2015, in sintesi, ha segnato una nuova impronta nel cammino della Chiesa Italiana. Ma adesso, durante i primissimi mesi postconvegno, è dovere di tutti i delegati trasmettere quanto ricevuto. Sarà una ‘consegna’ decisiva e delicata: il tema della sinodalità non può essere affrontato con superficialità; il metodo di Firenze dovrà essere poi incarnato, nel modo giusto, nella vita della Chiesa locale. Gli operatori della pastorale della comunicazione avranno molto da lavorare: come ripensare la comunicazione della Chiesa alla luce di quei duecento tavoli? Certamente non ci si potrà più accontentare di una ‘comunicazione di massa’ pensata e attuata secondo i vigenti standard dell’informazione. Abbiamo dinanzi una sfida: rielaborare una comunicazione sempre più personale che favorisca, o addirittura susciti, la partecipazione attraverso progetti concreti. In questo senso i tavoli di Firenze sono avanguardia dell’informazione: offrono un orizzonte più ampio di quello dei social network, perché non si limitano al ‘condividere’ ma consentono di progettare insieme: ciascuno propone le sue idee e poi le rimodula alla luce delle idee degli altri. Perché questa nuova modalità di comunicazione sia efficace è necessario che nessuna categoria sociale resti esclusa. In questa direzione si sta muovendo l’Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi di Reggio Calabria-Bova che, dopo il Convegno di Firenze e in vista del Giubileo della Misericordia, ha formulato due proposte: la prima, rivolta ai carcerati di San Pietro e Arghillà, vede coinvolta la redazione del Settimanale L’Avvenire di Calabria; la seconda, rivolta ai giovani, è la trasmissione SocialTalk, un format realizzato per i social network che vede protagonisti tre giovani e un esperto a confronto su una tematica di dottrina sociale della Chiesa sorseggiando un caffè. Due idee – le prime – per favorire la ricezione del Convengo di Firenze nel tessuto della Chiesa diocesana.

da Avvenire, 17 novembre 2015

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