letture sull'umano

La gioia della carità

di Flavia Marcacci

In un volume del cardinale Bassetti l’itinerario per cogliere l’intima felicità del cristiano
«Siamo gli eredi di due secoli di enormi ondate di cambiamento: la macchina a vapore, la ferrovia, il telegrafo, l’elettricità, l’automobile, l’aereo, le industrie chimiche, la medicina moderna, l’informatica e, più recentemente, la rivoluzione digitale, la robotica, le biotecnologie e le nanotecnologie. È giusto rallegrarsi per questi progressi ed entusiasmarsi di fronte alle ampie possibilità che ci aprono queste continue novità» (Laudato si’ 102).

Quando vediamo volare un aereo sappiamo che il suo segreto è nelle leggi della natura, applicate in modo creativo dall’uomo per sollevare in aria questo mezzo pesante. Come fosse leggero. San Francesco, il Poverello di Assisi, parlava di Perfetta letizia anche nella pesantezza della malattia e delle contrarietà, perché aveva conosciuto le leggi del cuore che rendono leggera la vita. Da questa leggerezza scaturisce la letizia che rende sempre nuovo l’annuncio del Vangelo e che è il «dono del cristianesimo al mondo» secondo Gualtiero Bassetti, Cardinale dell’Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve (La gioia della carità, Marcianum Press, Venezia, 2015).

Non c’è vita cristiana se non c’è gioia. «Essere cristiani senza gioia non è possibile». La gioia nasce dalla carità, che è l’atteggiamento interiore di misericordia che accoglie l’altro e che dà sapore alla carità materiale. «Vivere da cristiani senza carità è una sciagura». Vivere la carità qualifica la fede; di più, ne è la condizione più profonda. Una carità che sgorga dall’aver conosciuto lo sguardo benedicente del Signore e irrora di tenerezza il nostro sguardo sul mondo. È così che si diventa capaci di vedere in maniera sempre nuova e propositiva ciò che ci circonda, è uno sguardo che mette speranza e non si ferma dentro i propri schemi, ma trova il modo di rinnovarli per rendere comprensibile la vita cristiana a quanti più uomini e donne possibili. Ecco perché la gioia e la carità diventano un itinerario ecclesiale.

Nei mesi che ci preparano al Convegno Ecclesiale di Firenze In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, l’itinerario suggerito da Bassetti sembra dare l’indicazione concreta ad ognuna delle 5 vie di cui si parlerà in quella sede.

Uscire. La Chiesa non può che essere una Chiesa in uscita. È stato certamente papa Francesco a ribadirlo con forza, ma riprendendo quanto detto e fatto dai predecessori. L’essenza stessa della Chiesa è la missione. «La Chiesa non è un castello assediato e i cristiani non sono le guardie di quella fortezza». La Chiesa è piuttosto dimora accogliente, capace di aprire le porte per andare verso il mondo. La Chiesa è anche barca di Pietro, che sa prendere il largo perché in essa opera lo Spirito: sarebbe grave e irresponsabile tenerla ancorata e ferma al porto. Una Chiesa luogo di comunione sinodale che riesce a essere inclusiva e attenta agli ultimi; una Chiesa che accetta la fatica di leggere i tempi, diffondere la misericordia e discernere in modo condiviso; questa è la Chiesa che può popolarsi di uomini e donne che comprendono che Gesù è il segreto della leggerezza nella vita.

Annunciare. La gioia del Vangelo non può essere tenuta per sé. È un dovere annunciarla senza escludere nessuno, sebbene nel rispetto della libertà di tutti e senza imporre nulla. Da qui la responsabilità di rendersi comprensibili, autentici, privi di giudizio. Chi insegna sa bene che è essenziale capire in quale situazione si trova chi ascolta. Ecco, lo stesso trucco essenziale va tenuto a mente quando si annuncia il Vangelo dentro le culture del nostro tempo, così complesse e contraddittorie ma anche ricchissime e articolate. Tutto nel segno della gioia, che rende affascinante la vita cristiana concreta e reale e che apre il cuore e la mente alle verità più profonde.

Abitare. Le pagine del volume di Bassetti sono popolate di esperienze concrete. È spesso citato un uomo di grande concretezza e di grande spiritualità come La Pira. Di questi si narra del giorno in cui incontrò un ex allievo, scoraggiato dalle difficoltà che un laico incontra nel mondo lavorativo. Colpa del mondo? Certo che no, rispose La Pira. Piuttosto merito del mondo, dello starci dentro, perché Dio ci ha creato per abitarlo e amarlo senza la tentazione della fuga spirituale. Come vivere con leggerezza il mondo? Con 30 centesimi, suggeriva La Pira, l’esatta cifra per comprarsi un Vangelo e tenerselo come programma di vita.

Educare. Il primo luogo in cui si educa è la famiglia, luogo esistenziale fondamentale per apprendere l’amore cristiano. Serve una teologia della famiglia che sappia mostrare il miracolo di comunione che possono vivere un uomo e una donna che si donano reciprocamente e totalmente la vita in Cristo e che leggono insieme l’esperienza quotidiana con profondità e speranza, primo baluardo contro le ideologie e le false culture. Così la famiglia è «luogo di cultura», una cultura che mette al centro la «dignità della persona, la parità tra uomo e donna, la vocazione al matrimonio, la carità coniugale e la via di santità comunitaria». La cultura famigliare abitua a vivere l’amore nello stile dell’accoglienza e della tenerezza di Dio.

Trasfigurare. Essere cristiani non significa far tante cose, ma fare spazio a Cristo nella propria vita e viverla come Cristo stesso l’avrebbe vissuta. Il vissuto di Cristo sono le beatitudini, sono la lieta novella, sono la «fortuna unica» che può capitarci nella vita! Occorre una sequela interiore e uno stile di vita esteriore spesso faticoso, spesso occorre andare contro corrente. In questa fatica però è presente Gesù, che dona la vitalità necessaria per camminare nel suo spirito. Allora il cristiano si scopre profondamente libero da tutto e da tutti. È una esperienza esistenziale unica, che niente al mondo può donarti, perché viene da Dio. È una libertà spesso silenziosa, conseguenza della vita di Gesù in noi: è la libertà che fa fiorire le virtù quotidiane più semplici, come quella di non volere sempre l’ultima parola nelle discussioni e non essere pungenti, o avere attenzione per i più deboli. Sono le virtù delle cose piccole, che rendono le persone belle e attraenti anche agli occhi di chi non crede. «Più piccole sono le cose, più amore metteteci», diceva Madre Teresa. Perché «meno è di più» (papa Francesco, Laudato sì 222)

Uscire, ancora. Si torna così, di nuovo, all’uscire. Vedere la propria vita concretamente trasfigurata da questo stile di amore evangelico, poter capire sempre più a fondo quale è la bellezza di Gesù vivendola in ogni momento della vita, è un’esperienza che rinnova e accende il desiderio di annunciare quanto si è visto! Il cammino si fa dinamico, conserva il passato per rinnovarlo nel futuro. Può cambiare il contesto intorno a noi, ma questa gioia consente di far nuovi gli stili dell’annuncio, dell’abitare, dell’educare. Per giungere a una nuova trasfigurazione ancora. E così vivere la Chiesa è vivere un’avventura sempre nuova, radicata nella verità eterna del vangelo di Cristo. Di questa Chiesa siamo tutti responsabili, dal Vescovo ai laici, spiega Bassetti. Dobbiamo ascoltarci per capire insieme i segni dei tempi, senza paura, perché Cristo ha già vinto e solo Cristo è il segreto per vincere. Nessun cambiamento storico può distruggere questa verità. Al contrario, questa verità può trasfigurare ogni cambiamento storico, offrire la via giusta per vivere ogni novità. È lo sguardo di Dio che sa vedere strade nuove dove gli altri vedono solo buio. È lo sguardo di Dio che è verità e tenerezza, intelligenza e gioia, discernimento e audacia.

 

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