rassegna stampa

Di persona e sui social, giovani protagonisti

di Matteo Liut

Falabretti (Cei): tra gruppi di lavoro specifici e presenza online, così anche le nuove generazioni potranno dire la loro

La voce dei giovani nel cuore di Firenze 2015: anche le nuove generazioni, infatti, avranno un ruolo fondamentale nel dibattito del quinto Convegno ecclesiale nazionale. Lo sottolinea don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile.

Quale sarà la modalità di partecipazione dei giovani a Firenze 2015?

Principalmente due: innanzitutto tra i 50 gruppi che si confronteranno sulle cinque vie indicate dalla Traccia, cinque saranno composti da giovani, uno per ogni via. In questo modo il contributo delle nuove generazioni entrerà nel vivo dei lavori del Convegno e offrirà un contributo specifico al quale sarebbe bello poi, dopo la chiusura dell’evento, poter dare un seguito concreto. Un contributo che andrà di pari passo con il naturale confronto intergenerazionale reso possibile dalla composizione eterogenea di tutti i gruppi. Poi ci sarà una partecipazione «esterna» attraverso le reti sociali.

E come funzionerà?

Ci saranno dei gruppi di giovani che da casa seguiranno i lavori attraverso i canali ufficiali del Convegno sui social network. Confrontandosi su quanto emerge in rete dal Convegno offriranno poi le loro osservazioni e i loro pensieri sempre attraverso i social. Si tratta di una modalità di partecipazione di cui stiamo ancora mettendo a punto la forma.

Le diocesi nella fase preparatoria hanno indicato numerose iniziative legate alla pastorale giovanile, è il segno di un’attenzione particolare della Chiesa italiana per i giovani?

Di certo è bello registrare l’attenzione delle diocesi alle nuove generazioni, ma in realtà non mi sorprendono le molte esperienze di pastorale giovanile segnalate durante la preparazione a Firenze 2015. Esse, infatti, sono espressione della ordinaria cura che la comunità cristiana mette in campo a partire dal dovere delle consegna e della testimonianza di fede. Insomma è parte integrante di quello sguardo sul futuro e della ‘generatività’ che devono essere naturali per ogni comunità cristiana.

Ma il tema dell’«umanesimo» non rischia di risultare ostico per i giovani?

Lo è solo se l’umanesimo mostrato da Cristo viene considerato come un’«etichetta » che si appiccica sull’umano e auspico che questo non avvenga. In realtà il messaggio fondamentale è che non c’è umanità se non attraverso l’umano di Gesù, che non aggiunge ma rivela il senso. In questo senso è chiaro che questo tema trova una consonanza preziosa con il mondo giovanile, che ne sarà affascinato.

Lo stesso fascino che provocò l’umanesimo del ’400?

In realtà allora fu un umanesimo costruito a tavolino, mentre a Firenze 2015 la preoccupazione è inversa: quella di incrociare l’uomo dove abita e dove vive. Non quindi di inquadrando l’uomo entro schemi e categorie ma tornando a porsi la domanda del Salmo 8: chi è l’uomo?

da Avvenire, 20 settembre 2015

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