segni dell'umano

È arrivata mia figlia

di Arianna Prevedello

Ci sono donne che crescono i figli degli altri come fossero i propri tra cure e tenerezze anche da adolescenti. Tutto ciò mentre i loro veri figli le attendono per una vita tra rabbia e desiderio di rivalsa. Con questo spirito Jessica arriva a San Paolo del Brasile nella casa dei padroni di sua madre Val. È sicura di sé, a tratti spavalda e di certo non disponibile a negoziare ciò che per sua madre, governante, è stato occasione di sopravvivenza. Lo sguardo di Val ci mostra una casa abitabile a zone secondo livelli sociali prestabiliti. Ci sono linee di demarcazione tra una classe sociale e l’altra consentite nemmeno alla tata del proprio figlio che, invece, la invade frequentemente per mendicare un po’ di affetto a chi lo dona per lavoro. La prospettiva di Jessica irrompe in questa problematica architettura di relazioni famigliari rivelando angolazioni e profondità della casa a cui Val aveva abdicato, così propensa a pensarsi soltanto come umanità secondaria.

La cifra estetica di È arrivata mia figlia, l’opera della brasiliana Anne Muylaert, risulta in tal senso proprio quella dell’ambiguità che si cela sia nell’ingenuità fastidiosa di Val sia nella determinazione sbruffona di Jessica. Entrambe aspirano a governare il timone della narrazione in una lotta sociale che recupera un tema di frattura della società brasiliana. Il pensiero corre al tema cugino dei ricongiungimenti di numerosi migranti residenti in Italia e impegnati in attività di cura. Avrebbe l’aria di essere un filmetto e, invece, a ben guardare È arrivata mia figlia pone, con alcuni perdonabili limiti artistici, il tema della donna secondo spunti culturali di diverse generazioni abbozzando delle aree di contaminazione tutt’altro che banali.

Per Jessica è normale finire nella piscina dei padroni della madre. In quella vasca Val non c’ha neanche mai messo (un) piede pur essendo anni che la pulisce come fosse l’argenteria. Questa e molte altre sono pennellate, che potrebbero anche rischiare di sembrare semplicistiche, ma che hanno il pregio di dipingere le peculiarità della società dei diritti. In mezzo, tra soprusi e pretese, c’è un umanesimo tutto da ripensare come la vita insieme che dopo tanti anni Val sceglie di vivere e concedersi con sua figlia Jessica e il nipotino rimasto anch’egli per ora nelle mani di altri, come una inquietante costellazione famigliare.


È arrivata mia figlia (Que horas ela volta)Un film di Anna Muylaert. Con Regina Case, Michel Joelsas, Camila Márdila, Karine Teles, Lourenço Mutarelli. Drammatico. Rating: Kids+13. Durata 114 min. Brasile 2015.


In collaborazione con ACEC – Associazione Cattolica Esercenti Cinema

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