rassegna stampa

Educare, la relazione finale

di Stefania Careddu

«Cuore aperto» di fronte alle sfide odierne Scelte d’impegno e l’invito a mettersi in rete

Continuare a «credere nel potere umile dell’educazione e nella sua forza trasformatrice della storia e della società di ogni tempo», consapevoli che per affrontare le sfide odierne (che sono «un’opportunità», una «sollecitazione alla conversione pastorale» piuttosto che «un problema») occorre «avere il cuore aperto». Perché l’educazione «è questione decisiva che riguarda tutti e non solo coloro che sono direttamente interessati e ad essa dedicati nella tensione verso il compimento della persona e la realizzazione di un autentico umanesimo». Ecco allora che dai delegati al Convegno di Firenze che hanno preso parte ai gruppi di lavoro sulla via dell’educare sono arrivate alcune «scelte di impegno». Prima fra tutte quella di «favorire le reti educative anche stipulando dei patti di corresponsabilità che coinvolgano la comunità educante, compresa la società civile», ha sottolineato suor Pina Del Core, preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, che insieme ad Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei, ha presentato la relazione finale su quanto emerso dal dibattito nei ‘tavoli’. Ciò che serve, ha aggiunto, è poi «un più accurato discernimento e cura» degli educatori con alla base una maggiore «formazione degli adulti», cioè dei formatori, delle guide spirituali, dei genitori, ma anche dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici. Con una «nuova attenzione per la scuola e l’università, alimentando una pastorale d’ambiente che necessita di persone e di capacità di proposta». Lo sguardo va rivolto inoltre alle famiglie, specialmente quelle che si trovano in «situazioni educative difficili», attivando «proposte di volontariato in favore dei nuclei con anziani e disabili». Questo significa, ha rilevato suor Del Core, «promuovere e rafforzare le varie forme di alleanza educativa e implementare nuove sinergie tra i diversi soggetti che interagiscono nell’educazione». «Si tratta – ha spiegato – di mettersi in rete con le diverse istituzioni educative presenti nel territorio e con quanti si interessano di educazione anche se di sponda opposta».

«Come Chiesa italiana – ha evidenziato – non siamo all’anno zero, perché c’è in atto nel nostro Paese un’esperienza viva, testimoniata da innumerevoli tentativi creativi e in alcuni casi sorprendenti negli esiti». Per questo, secondo i delegati al Convegno ecclesiale sarebbe opportuno «dare vita a un portale informatico per divulgare le buone pratiche e favorire le occasioni di scambio tra le diocesi e le realtà ecclesiali» per «fare insieme e verificare il cammino a partire dalle buone pratiche esistenti».

da Avvenire, 14 novembre 2015

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