rassegna stampa

«Essere credenti in uscita che testimoniano l’amore di Dio» 

di Giovanni Chifari

Il segretario generale Cei, Galantino, all’assemblea presbiterale: «La sfida di stabilire relazioni autentiche con gli altri». Cornacchia: serve approfondire la missione del sacerdote oggi

Nel Cenacolo Santa Chiara di San Giovanni Rotondo, in occasione dell’Assemblea presbiterale della diocesi di Lucera-Troia, il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, ha parlato di nuove vie per l’evangelizzazione. « Un’esperienza vissuta in modo residenziale, un tempo di aggiornamento e formazione permanente – spiega il vescovo diocesano Domenico Cornacchia – pensata per dare seguito al tema della Visita pastorale appena conclusa, dedicata alla Chiesa in uscita, che ci vede qui per approfondire ulteriormente la vocazione, comunione e missione del prete oggi: stare con il Signore, con la gente e per la gente». Galantino ha sviluppato l’argomento unendo il tema del nuovo umanesimo al centro del Convegno di Firenze 2015 alle sfide del Sinodo sulla famiglia, l’enciclica Laudato si’ al Giubileo straordinario sulla misericordia. Concetto chiave suggerito dal segretario generale della Cei è «dare unità». Una scommessa sia di natura spirituale sia fondata sull’osservazione ed analisi della realtà. Il fatto che «attorno a noi sono presenti tanti segnali di un’umanità smarrita e incapace di trovare punti di riferimento, e orizzonti culturali e antropologici condivisi» lascia percepire alla Chiesa l’urgenza di proporre «un cammino per costruire una nuova umanità a diversi livelli». Si tratta di superare «sentimenti di ineluttabilità», una ricezione passiva di tale realtà e quindi innanzitutto di «imparare a pensare e agire in un orizzonte comune».

Così «dare unità» sarà un itinerario di maturità ecclesiale e di conversione. Innanzitutto all’interno dell’uomo. «Parlare di Chiesa in uscita significa anche non uscire troppo presto, prima di non aver dato ascolto a se stessi». Galantino chiama tutto ciò «spiritualità dell’essere samaritani di se stessi» per «superare false dicotomie interiori» e «stabilire relazioni autentiche con se stessi e con gli altri». Il teologo gesuita Bernard Lonergan spiegava questo movimento in questi termini: «Osservarsi mentre si sta osservando, capirsi mentre si sta capendo».

Da questo cammino trova anche comprensione e ragionevolezza una «Chiesa a misura d’uomo che – continua Galantino – esprime il senso di un nuovo umanesimo che ci vuole allineare sull’amore di Dio verso l’uomo». Si tratta di «una grande fatica che ci chiede di divenire il volto misericordioso dell’amore di Dio testimoniato in modo credibile verso tutti». In questa luce può trovare senso una delle domande di fondo che si pone il Sinodo sulla famiglia: «Che cosa dire e come stare vicini a tante persone, a tante famiglie che si trovano in una situazione irregolare, ma hanno pur sempre un volto, hanno un nome?». Una questione pastorale che intende esprimere una «pastorale in uscita, che cioè esce per incontrare, farsi incontrare e stabilire una relazione».

da Avvenire, 27 giugno 2015

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