rassegna stampa

L’umanesimo riparte dalla periferia

di Andrea Fagioli

A Novoli l’opera-segno “Casa della carità”

La raccomandazione arriva direttamente dal Papa: che il Convegno Ecclesiale Nazionale «abbia un impatto sulla gente, sulla vita concreta delle persone, della città che lo ospita e della nazione, una nazione che non hai mai spesso di sperare». Lo ha detto ieri il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, intervenendo alla presentazione della ‘Casa della carità’, un condominio solidale, il primo in Italia di queste dimensioni, che rappresenta il primo ‘gesto’ di Firenze verso il quinto appuntamento dei cattolici italiani in programma nel capoluogo toscano dal 9 al 13 novembre con la presenza annunciata, per un giorno, di papa Francesco.

Il progetto del ‘condominio’ è stato reso possibile dalla collaborazione anche economica tra l’arcidiocesi, la Cei e l’Ente Cassa di risparmio di Firenze. «Questa confluenza tra soggetti diversi è una delle cose da sottolineare: trovarsi insieme è già un messaggio alla società», ha detto il cardinale Giuseppe Betori, che ospitava in arcivescovado a Firenze l’incontro con i giornalisti. «L’altra cosa da sottolineare – ha detto Betori – è l’attenzione agli aspetti emergenti della marginalità oggi: l’abitazione e l’età avanzata». Inoltre, come vuole la tradizione dei Convegni ecclesiali della Chiesa italiana, «lasciamo sul territorio un segno di solidarietà che già adesso – a giudizio del porporato – rappresenta il modo giusto di introdurre il Convegno come esperienza di vita». «Con il progetto della ‘Casa della carità’ il Convegno di Firenze è già iniziato – ha aggiunto monsignor Galantino –. Questa iniziativa solidale, insieme alla esperienze di umanesimo concreto raccontate nei contributi provenienti da tutta Italia, aiuta a svecchiare l’immagine di ‘convegno’ e a dare l’esatta percezione di questo importante appuntamento: inventare forme nuove del vivere insieme, ispirate dal Vangelo». Non sarà quindi «un convenire intorno a un tema, ma ad una esperienza, mettendoci alla ricerca dei casi in cui l’umanesimo non è riuscito. Mentre quest’opera – ha concluso Galantino – è una risposta concreta, è umanesimo riuscito» per il quale la Cei interviene come «soggetto collettivo, delegato da tutti coloro i quali destinano l’8 per mille alla Chiesa e lo destinano ad opere come questa». A ricordare che «saranno 2 mila 500 i delegati al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze» è stato il direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, monsignor Domenico Pompili, presente ieri e il giorno precedente nelcapoluogo toscano, con monsignor Galantino e il resto della Commissione, per una verifica logistica anche dei luoghi che ospiteranno l’importante appuntamento dei cattolici italiani.

Presente alla conferenza stampa anche l’avvocato Umberto Tombari, presidente dell’Ente Cassa di Risparmio, che, come detto, contribuirà alla realizzazione della ‘Casa della carità’. «Mi piace sottolineare – ha dichiarato Tombari – la lungimiranza della nostra istituzione e della diocesi nei confronti delle periferie che già in precedenza hanno sostenuto progetti comuni e anche questa volta si tratta di una risposta chiara e inequivocabile alla crescente domanda che ci viene rivolta dal territorio e alla quale non possiamo non rispondere con tutte le nostre energie».

La ‘Casa della carità’ sarà dunque il segno materiale che il Convegno lascerà a Firenze, ma Galantino si augura che possa lasciare anche «due o tre nuclei fondamentali sui quali tornare con spirito sinodale e diventare l’identikit della Chiesa italiana».

da Avvenire, 9 gennaio 2015

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