rassegna stampa

Firenze, parrocchie in campo

di Giacomo Gambassi

Le parrocchie di Firenze si preparano ad accogliere il Convegno Ecclesiale

Sarà un Convegno ecclesiale nazionale «dal basso» quello che si terrà a Firenze dal 9 e il 13 novembre e che i vescovi italiani hanno titolato In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Ossia saranno protagoniste le comunità che in tutta la Penisola, da Nord a Sud, esprimono quel «di più» dello sguardo cristiano di cui parla la Traccia di preparazione. E la prima Chiesa locale che è pronta ad essere protagonista è quella dell’arcidiocesi che ospiterà l’evento, Firenze appunto. A partire dalle parrocchie che verranno coinvolte in un percorso ai nastri di partenza.

«Arrivare qui significa toccare con mano che cosa è l’umanesimo cristiano e come il Vangelo abbia plasmato la nostra storia», spiega don Fulvio Capitani, parroco di San Jacopo in Polverosa, comunità che dista poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella. La Traccia sottolinea che in città «si respira una cura per l’umano che si è espressa particolarmente con il linguaggio della bellezza, della creazione artistica e della carità». La comunità di San Jacopo in Polverosa ha già dato la disponibilità per impegnarsi nell’accoglienza dei partecipanti al Convegno, in particolare con i suoi giovani. «Per una parrocchia come la nostra – prosegue don Capitani – declinare il tema di Firenze 2015 vuol dire vivere ogni giorno la cultura dell’incontro. Di fatto siamo chiamati alla missione intorno a noi. La sfida è lasciare certe staticità e uscire». Lo ripete papa Francesco. Lo evidenzia la Traccia che fa riferimento anche a «periferie» e «frontiere ». «Fra noi – sottolinea il sacerdote – le periferie sono le famiglie e i malati. A questi due ambiti abbiamo scelto di dedicare una speciale attenzione».

È, invece, una sorta di periferia “fisica” il quartiere dell’Isolotto. «Però non va confuso con taluni agglomerati delle metropoli, formati da anonimi casermoni. L’area è figlia di un’intuizione del sindaco “santo” Giorgio La Pira che voleva una città a misura d’uomo. E in questi mesi siamo festeggiando i sessanta anni di fondazione », afferma don Piero Sabatini che guida la parrocchia della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie all’Isolotto. Una comunità cresciuta nel segno della vivacità ma anche delle polemiche e dei contrasti, come testimonia la vicenda dello scomparso “prete del dissenso” don Enzo Mazzi, parroco rimosso dall’Isolotto. «Siamo una delle più grandi comunità della città – dice don Sabatini –. E il Convegno ci sta particolarmente a cuore. Come parrocchia ci sentiamo davvero un ospedale da campo in mezzo a un terreno di battaglia. Il Concilio insegna che per annunciare il Vangelo serve partire dalla promozione umana. È quanto ci sforziamo di fare. Ed è un po’ il cuore di Firenze 2015». Il sacerdote ha in mente di lasciare nel quartiere un segno nell’anno del grande incontro della Chiesa italiana: è un oratorio. «Lo immagino dedicato proprio a La Pira – chiarisce –. Il Convegno chiede di mettere la persona al centro dell’agire ecclesiale. In questo senso occorre far riscoprire a tutti la dignità della propria vita. E l’oratorio vuole essere una bussola di incontro, educazione e prossimità per giovani e meno giovani. Del resto la scommessa è quella dell’accoglienza». Col Vangelo in mano. «C’è sete di infinito nel cuore della gente – sostiene don Sabatini –. Il nostro compito è offrire quell’acqua che davvero sazia. È Cristo che va proposto nella sua integralità ma senza integralismi. E anche i più distanti risponderanno in maniera sorprendente».

Invita ad «aprire gli occhi sul territorio» don Luciano Santini, parroco di San Giovanni Gualberto e San Michele Arcangelo a Pontassieve, cittadina a venti chilometri da Firenze. «La vicinanza è la strada maestra – prosegue –. Viviamo immersi in una cultura che è anti-umana e le persone hanno ben compreso che la crisi attuale non è soltanto economica ma soprattutto antropologica». Don Santini descrive la Traccia del Convegno come «coinvolgente ». Il testo illustra cinque vie verso un’«umanità nuova» riassunte in cinque verbi: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare. «Sono vie – conclude il parroco – che hanno una forte valenza pastorale. In pratica si tratta di tradurre nel concreto le intuizioni presentate dal Papa e di attuare un energico rinnovamento ecclesiale ».

da Avvenire, 6 gennaio 2015

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