rassegna stampa

Fortezza da Basso. E nell’ex polveriera oggi si prega

di Antonella Mariani

Parla l’architetto Zermani autore della croce in ferro che accoglie i convegnisti e della sorprendente cappella sempre aperta. «Un privilegio trasformare in luogo di pace quello che fu luogo di guerra»

Una nuda croce di ferro all’ingresso di una fortezza che fu alloggio delle truppe dei Medici. E una sorprendente cappella per la preghiera allestita nella ex polveriera. Un bel paradosso, quello che un architetto del calibro di Paolo Zermani ha messo in scena per i partecipanti al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze. «È stato un privilegio far nascere un luogo di pace in quello che fu un luogo di guerra», commenta lui, 57 anni, docente di architettura all’Università di Firenze e di Mendrisio, nella Svizzera italiana.

Ad accogliere i 2.145 delegati al Convegno ecclesiale di Firenze, alla Fortezza da Basso, splendida fortificazione inglobata nelle mura trecentesche ora trasformata in centro congressi, c’è un’enorme croce bianca («Come quella del quadro di Chagall che papa Francesco ama tanto», chiosa l’architetto), poverissima, formata da due travi di ferro, sospesa con un meccanismo che la fa chinare su chiunque entra ed esce dal portale, come le croci nei dipinti di Giotto (un altro omaggio a Firenze) ma assolutamente contemporanea nella sua struttura semplice e scabra. Chi entra ed esce dalla Fortezza, dunque, deve passare sotto il suo braccio ed è quasi al senso del vivere come transitus, un percorso che è anche quello che la Chiesa sta tracciando qui per i prossimi anni.

Dalla parte opposta della Fortezza, invece, c’è la cappella ricavata nello spazio vuoto dell’antica polveriera. Ed è una autentica sorpresa. Tanto per iniziare, sovverte gli assi tradizionali. È su quello longitudinale, più lungo – e non sul braccio più corto, quello trasversale, qui troppo limitato – che sopra una sorta di pavimentazione stradale si dipanano i tre focus: in posizione centrale l’altare e ai due lati l’ambone con il Vangelo e il tabernacolo. Sul pavimento della ex polveriera, oggi spazio intimo di raccoglimento e preghiera per i delegati, è stato posto un lungo frammento di strada, a tracciare un percorso, con i tre “cippi” (l’altare, l’ambone, il tabernacolo) come le pietre miliari lungo una via.

È una piccola chiesa con le porte sempre aperte, e la strada esterna sembra proseguire all’interno, per tutta la lunghezza della ex polveriera. E dentro, sorpresa nella sorpresa, c’è un antico crocifisso di Baccio da Montelupo, proveniente da una chiesa dell’arcidiocesi fiorentina.

Croce e cappella sono destinati a durare lo spazio di questa settimana: alla fine del Convegno ecclesiale tutto deve tornare com’era, perché la Fortezza è un monumento protetto. Ma nulla sarà perduto: «La speranza è che la croce e gli allestimenti trovino spazio in una chiesa della diocesi», conclude l’architetto Zermani.

da Avvenire, 12 novembre 2015

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