contributi

«Il Vangelo si diffonde se gli annunciatori si convertono…»

dalla Confederex

La CONFEDEREX – Confederazione Italiana Ex Alunne Ex Alunni della Scuola Cattolica ha elaborato alcune riflessioni sulla Traccia del Convegno Ecclesiale di Firenze a livello di Consiglio direttivo e dei Membri (Federazioni Nazionali, Consigli Regionali e Associazioni, Unioni/Sezioni Ex Alunne/i di Congregazioni Insegnanti)

La Traccia è un’indicazione da seguire e viene, per lo più, raffigurata con una freccia che punta ad un obiettivo. Tra le varie enunciazioni rilevabili nel documento “La Traccia del Convegno di Firenze 2015”, la freccia ha colpito al cuore là ove, sotto il titolo “La responsabilità della più alta misura”, si scrive: “Il Vangelo si diffonde se gli annunciatori si convertono…”, e poi continua: “…perciò mettiamoci in questione in prima persona: verifichiamo la nostra capacità di farci interpellare dall’essere-uomo di Gesù Cristo, facciamo i conti con la nostra distanza da Lui, apriamo gli occhi sulle nostre lentezze nel prenderci cura di tutti ed in particolare dei più piccoli, di cui parla il Vangelo”; “Il Vangelo si diffonde se gli annunciatori si convertono…”.

Sembrerebbe un assurdo, invece è, in buona misura, forse, l’essenza dei problemi. Viviamo una realtà profondamente materializzata, intrisa di consumismo e indifferenza: sono molti i potenziali Christifideles laici che vivono ai margini o totalmente fuori dal mondo ecclesiale, ma sono tanti ancora, forse la maggioranza, nella nostra nazione, quelli che sono sensibili ai messaggi della Chiesa o che li ascoltano con un certo interesse. Tra essi, certamente cospicuo è il gruppo di quanti svolgono funzioni di animazione, gli “annunciatori del Vangelo”, quindi; i ritmi del loro impegno sono talora travolgenti, la continuità della loro disponibilità visibile agli occhi di tutti: come mai tanto attivismo, tanta generosità nel assicurare servizi, nel promuovere iniziative di bene non è “convincente”?

Come mai gli indifferenti ed i molti “lontani” non si avvicinano alla fede malgrado esempi tanto evidenti che, talora, hanno di fronte ai loro occhi “in casa”, perché sono fratelli, sorelle, congiunti stretti di cui conoscono l’impegno ecclesiale?

“Il Vangelo si diffonde se gli annunciatori si convertono…”

A fronte di impegni personali intensi e continuativi il “virus” della tolleranza a trecentosessanta gradi è diffuso anche tra gli operatori ecclesiali come in tutta la società: siamo bravissimi ad autogiustificarci, ci concediamo facilmente deroghe ai nostri impegni e chi valuta, nota ed annota e non va al di là della stima, che non è sufficiente per “convertire”.

La Traccia guida verso cinque verbi:”uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Verbi che non si accostano semplicemente l’uno all’altro, ma che si intrecciano tra loro e percorrono trasversalmente gli ambienti che quotidianamente viviamo”.

Uscire
“Uscire” è il verbo caro a Papa Francesco che in vari interventi e nella “Evangelii Gaudium” auspica una Chiesa “in uscita”, una Chiesa tutta protesa nell’evangelizzazione, con particolare riguardo al vasto universo di persone che vivono fuori od ai margini di Essa.

Le “periferie” sono indicate come luogo privilegiato di apostolato e di promozione sociale: sono estesi ambiti di emarginazione e di solitudine in cui è possibile far molto con la forza della fede. E’ importante porsi all’ascolto di quanti oggi sono “smarriti” per le scelte difficili che la società impone, in tempi di crisi generale: bisogna saper entrare nel vivo delle molte povertà, saperne cogliere i problemi con gesti di carità, far conoscere i molti piccoli e grandi interventi di bontà che sono presenti nei nostri contesti, perché possano essere di esempio per tutti.

“L’uscita” per essere efficace deve adattarsi alle variegate realtà sociali che, negli ultimi anni, sono profondamente mutate: difficile fornire modelli o schemi preconfezionati per ambiti che vanno studiati e capiti con agilità di mente e cui bisogna proporsi con umiltà e cortesia.

Annunciare
A fronte di una sempre maggior carenza di “operai della vigna del Signore” e quindi di diffusori del Vangelo della misericordia, emerge con evidenza, nella società, la necessità di parole e di messaggi che indirizzino lo sguardo ed i desideri verso Dio.

Nelle comunità cristiane vi è stato, nell’ultimo decennio, un profondo rinnovamento di metodi e di stili nel proporre i percorsi di iniziazione e di educazione alla fede: ben evidente la problematica del nuovo contesto pluriculturale e plurireligioso in cui oggi si opera, senza perdere di vista i contenuti e le verità della nostra memoria storica.

Vi è una precisa volontà di motivare con fede le rispettive scelte di vita, di essere testimoni credibili, nella speranza di avvicinare gli indifferenti ed i “lontani”, ma il

fine proposto risulta di difficile realizzazione ed il disinteresse di molti continua a regnare sovrano.

Non vi sono paure nel professare la propria fede in ambito pubblico e molte sono le iniziative che promuovono momenti di condivisione fraterna anche di preghiera e di riflessione spirituale.

La preoccupazione e la cura per le nuove e per le vecchie povertà è percepita diffusamente e molte sono le iniziative promosse per eliminarle; molto sentita anche l’esigenza di poter disporre di energie educative specializzate che formino giovani più saldi nella fede, più maturi e più responsabili.

Abitare
La dimensione della fede continua ad essere presente nei perimetri delle nostre comunità, le città, i quartieri, le parrocchie, le associazioni, gli enti e le opere assistenziale ed educative; in qualche città le campane continuano a scandire i tempi del nostro andare quotidiano, ma sono in molti a non ascoltarle.

Nel contesto di crisi, che perdura da anni, ci siamo abituati a vivere in forma più sobria, ad eliminare ed a ridurre il superfluo, a discernere con maggior oculatezza le scelte della vita:siamo quindi più idonei a riprendere con forza il progetto dei vescovi degli anni ’80 “Ripartire dagli ultimi”, che, oggi, alla luce di nuove e differenziate povertà potremmo riscrivere “Accogliamo con fede tutti gli ultimi che il Signore ci invia”, anche quelli che odorano di Kebab, di spezie e di fritto: una scelta coraggiosa per tutti, anche per i credenti, perché tutti facciamo fatica a riconoscere il Signore nelle decine e decine di persone che, ogni giorno, ci tendono la mano.

“Se non lo hai toccato, non lo hai incontrato” ha detto del povero, Papa Francesco: se manca la scelta preferenziale per i poveri, viene meno, in effetti, un elemento fondamentale per essere incisivi e convincenti anche nell’annuncio del Vangelo che pure è già di per sé una carità.

In tale contesto, l’invito più volte espresso, di essere – una Chiesa povera e per i poveri– diventa un imperativo assoluto da realizzare con forza, ben consci che si tratti di un programma inderogabile, non di un opzione possibile.

Educare
Educare è un’esigenza che, negli ultimi anni, è diventata una vera e propria emergenza: vi è urgenza di educare uomini e donne a scelte più responsabili, vi è urgenza di aggiornare programmi e metodologie di formazione per le nuovi generazioni cui bisogna proporre, con forza, “la vita buona del Vangelo”.

L’educazione occupa quindi, oggi più che in passato, una spazio centrale nella riflessione sull’umano e sul nuovo umanesimo che il convegno di Firenze mette in evidenza.

Il messaggio dei Vescovi, nella Lettera Pastorale per il decennio in corso, torna ad essere attuale là ove segnala che oggi sia gli educatori cristiani che tutti gli uomini di buona volontà devono sentirsi impegnati nella sfida “a contrastare l’assimilazione passiva a modelli ampiamente divulgati… promuovendo la capacità di pensare e l’esercizio critico della ragione”.

Le nuove realtà esistenziali impongono di rivedere programmi educativi, libri di studio e retaggi del passato per puntare con decisione all’essenziale di un’educazione finalizzata ai valori fondamentali della vita, dell’uomo e della famiglia.

Giovani meglio formati, uomini e donne più integralmente educati a discernere nella vita l’essenziale, lasciando da parte il superfluo, saranno gli operatori qualificati per abitare le frontiere dell’umanità in cui fioriscono, oggi, solitudini ed individualismo ed in cui, domani, dovrà svilupparsi disponibilità e carità, alla luce della fede.

 

Trasfigurare
Nelle comunità cristiane, i sacramenti e la liturgia continuano ad essere i mezzi e gli alimenti che aiutano a far crescere fede e carità. La liturgia è oggetto di costante preoccupazione ed aggiornamento, nell’intento di renderla più accessibile a bambini, adolescenti, giovani e adulti. Si organizzano momenti liturgici finalizzati, nelle forme e modi di presentazione, ad alcune fasce di età, bambini ed adolescenti in particolare, ma anche giovani ed adulti: vengono molto curati i dettagli di tali celebrazioni, i canti, le letture, i gesti comunitari, con il fine di far riconoscere la Chiesa come la casa comune in cui sia possibile incontrare un Signore accogliente.

La catechesi è stata oggetto di profonda revisione negli ultimi anni; il sacramento della Comunione viene conferito dopo un cammino di alcuni anni di seria preparazione in cui bambini e rispettivi genitori, sono condotti all’incontro con Dio con ogni attenzione, sensibili anche alle realtà, sempre più diffuse, di famiglie in difficoltà.

Il sacramento della Confermazione, in particolare, è stato oggetto di profonda riesame in una società in cui i bambini diventano, per certi versi, subito adolescenti, mentre per altri restano bambini più a lungo; dopo varie sperimentazioni in cui il sacramento è stato conferito in età sempre più mature, si è, negli ultimi anni, tornati alle usanze di un tempo in cui Comunione e Confermazione erano conferiti a distanza di mesi.

La messa domenicale è sempre preparata con attenzione sotto ogni aspetto, nello sforzo di presentarla a molti, anche ai “lontani”, come momento privilegiato, periodico, di trasfigurazione della propria vita e del mondo stesso.

Vi è una forte tensione verso il progetto di identificarsi con lo stile del Maestro di Nazareth e con quello della Misericordia di Dio-Padre operante in Gesù, con il fine di essere uomini e donne testimoni efficaci della fede.

Vi è, per altro, l’abitudine di assimilarsi in fretta a mode ed abitudini dei nostri tempi, così diffuse dal non percepire, talora, che sono in contraddizione con le scelte di fede ed in ciò torniamo al punto “dolens”della Traccia: “Il Vangelo si diffonde se gli annunciatori si convertono”.

Bisogna essere più convinti per farsi realmente trasfigurare dal Vangelo e nel Vangelo e per essere, così, testimoni di “trasfigurazione”. Ridestiamoci dal torpore spirituale che allenta il ritmo del nostro dialogo con il Padre e così potremo rispondere alla chiamata di Papa Francesco che ci invita e ci propone: “Mi aspetto che svegliate il mondo!” (Evangelii Gaudium).

Testo curato da Claudio Andreoli
Presidente Onorario Confederex

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment.