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L’Ac di Catanzaro-Squillace in cammino verso Firenze

di Luigi Mariano Guzzo

L’Azione Cattolica dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace ha approfondito il tema del quinto Convegno Ecclesiale di Firenze (“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”) nel corso di lungo cammino di preparazione, promosso nei mesi scorsi, al fine di aiutare a vivere il convenire nella città fiorentina come vera esperienza sinodale e come preziosa occasione per ritrovarsi in sintonia con tutta la Chiesa che è in Italia. Un cammino snodato, lungo tutto il territorio diocesano, sulle cinque tematiche del convegno (“Uscire”, “Annunciare”, “Abitare”, “Educare”, “Trasfigurare”), oggetto di studio e di analisi di altrettanti incontri proposti dall’associazione in cui la “città dell’uomo” si è incontrata e identificata nella “città di Dio”.

Per quanto riguarda la prima azione, collegata al verbo “uscire”, l’Azione Cattolica di Catanzaro-Squillace ritiene urgente “liberare le strutture socio-culturali-ecclesiali dal peso di un futuro già scritto, per aprirle all’ascolto delle parole dei contemporanei, che già abbondantemente risuonano anche nei cuori di ogni fedele”. In particolare, l’associazione catanzarese rimane impegnata ad “ascoltare lo smarrimento della gente, di fronte alle scelte drastiche che la crisi globale sembra imporre, quindi raccogliere e dare luce ai tanti gesti di buona umanità, che pure sono presenti nel tempo che viviamo”, ed offrire, infine, strumenti capaci di dare una serenità di lettura dell’oggi della storia, nella certezza che i sentieri che Dio apre sono per tutti visibili e praticabili.

La seconda azione è collegata al verbo “annunciare”. Si legge nel documento di sintesi: “Le Chiese della diocesi, in comunione con le Chiese che sono in Italia, sono impegnate da decenni in un processo di riforma dei percorsi di iniziazione e di educazione alla fede cristiana. Il Convegno di Firenze dovrà diventare il luogo in cui verificare quanto l’annuncio della Parola di Dio è stato rinnovato, con forme di nuova evangelizzazione e di ritrovata umanizzazione. L’evangelizzazione non consiste in un insieme di iniziative da attuare, ma è un’esperienza di relazione, che può nascere soltanto nel contesto di relazioni che si incontrano. Uscire, accogliere e accompagnare diventano, allora, le declinazioni naturali del nostro essere di nuovi evangelizzatori”. Di più: Uscire fuori da se stessi significa “andare alle periferie dell’esistenza, fuori dalle proprie logiche, dalle solite idee, dalle comode parole (anche nell’ambito della comunicazione e delle diverse modalità con cui essa si esplica), per andare incontro all’altro, al vicino della porta accanto, senza schemi e senza preconcetti, per amarlo per quello che è, come un irripetibile dono di Dio offerto alla vita di ogni fedele”. Quindi “accogliere l’altro, perché Dio stesso è apertura e accoglienza”. Infine “accompagnare, perché rimanda alla dimensione della gratuità: chi sceglie, infatti, di accompagnare qualcuno vuole il suo bene, per assicurarsi che compia un percorso di vita fruttuoso, per aiutarlo a raggiungere una meta e raggiungerla possibilmente insieme”.

Abitare” è la terza azione. Chiara la riflessione dell’Azione Cattolica diocesana. “Nelle attuali veloci trasformazioni, e in qualche caso a seguito di scandali, si corre il rischio di perdere la presenza capillare di una prossimità salutare, capace di iscrivere nel mondo il segno dell’amore che salva. Occorre allora un tenace impegno per continuare a essere una Chiesa di popolo nelle trasformazioni demografiche, sociali e culturali, che il Paese attraversa (con la fatica a generare e a educare i figli; con un’immigrazione massiva che produce importanti metamorfosi al tessuto sociale; con una trasformazione degli stili di vita che ci allontana dalla condivisione con i poveri e indebolisce i legami sociali). L’impegno, dunque, consiste in un’attenzione rivolta al fratello, «considerandolo come un’unica cosa con se stesso». In questo quadro, l’invito di Papa Francesco a essere una Chiesa povera e per i poveri assurge al ruolo d’indicazione programmatica”.

Educare” è la quarta azione. Per l’Azione Cattolica di Catanzaro essa “è collegata al primato della relazione, al recupero del ruolo fondamentale dell’interiorità nella costruzione dell’identità della persona umana, alla necessità di ripensare i percorsi educativi dei giovani e la formazione degli adulti. È vero che le tradizionali agenzie educative (famiglia, scuola e chiesa) si sentono indebolite, smarrite, impotenti ad agire. Occorre ritrovare fiducia e speranza”.

Il nuovo scenario chiede la ricostruzione delle ‘grammatiche educative’, ma anche la capacità di immaginare nuove ‘sintassi’, nuove forme di alleanza che, superando una frammentazione ormai insostenibile, consentano di unire le forze, per educare all’unità della persona e della famiglia umana.

Infine il “trasfigurare”, la quinta azione. “Le comunità cristiane sono nutrite e trasformate nella fede, grazie alla vita liturgica e sacramentale e grazie alla preghiera. Esiste un rapporto intrinseco tra fede e carità, dove si esprime il senso del mistero”.

Aggiunge l’associazione catanzarese: “La cura dell’interiorità, essenziale in ogni stagione della vita, è il cammino personale verso la santità e costituisce la radice di una vera corresponsabilità, la via per essere persone nuove in Cristo Gesù. La partecipazione all’Eucarestia, l’ascolto della Parola di Dio accolta e meditata, la preghiera, l’esperienza del silenzio e della contemplazione, prendono forma, in ciascun fedele e uomo di buona volontà, attraverso gesti di amore, sobrietà e gioia riconoscibili da quanti ci vivono accanto. I ragazzi, i giovani e gli adulti, attraverso l’esperienza del discernimento personale e comunitario e mediante una regola di vita spirituale, sono chiamati a vivere e a riscoprire ogni giorno la bellezza e la novità dell’incontro con il Signore”.

In particolare, agli educatori e ai responsabili associativi, unitamente agli assistenti, è affidato l’accompagnamento spirituale e umano dei soci. “Essi sono chiamati ad una lettura sapienziale e profetica della loro vita e della loro storia, alla luce della responsabilità educativa e associativa, che implica una coerenza di vita e un costante confronto con la Parola del Signore, che va accolta, annunciata”. Testimoniata soprattutto.

 

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