segni dell'umano

L’Albero della Vita

di Giuseppe Frangi

Henri Matisse, L’Albero della Vita (1950), Vence, Cappella di Santa Maria del Rosario

Cosa mosse un grande artista come Henri Matisse, al culmine del successo a dedicarsi anima e corpo al progetto di una cappella per un convento di suore domenicane? Come spesso accade in opere che alla fine si rivelano grandi, il movente è casuale e quasi trascurabile. Il movente in questo caso fu una persona, che si presentò a Matisse quando questi cercava un’infermiera che lo assistesse, in quanto reduce da una pesante operazione chirurgica, e che poi divenne anche sua modella. Matisse non sapeva che quella ragazza che lo aveva conquistato covava in realtà una vocazione religiosa. Quando lo venne a sapere per lui fu un vero choc, e cercò anche di farla desistere dalla sua decisione. Ma la ragazza fu irremovibile e divenne suora. Solo per un’altra coincidenza le loro strade si incrociarono di nuovo pochi anni dopo. Lei, che nel frattempo era diventata suor Jacques-Marie, si rifece viva per mostrare a Matisse il progetto di decorazione della cappella del suo convento. Stavolta l’ebbe vinta l’artista, che bocciò il progetto e spiazzò la suora candidandosi a prendere in mano lui il cantiere. Per Matisse fu una vera full immersion nell’opera, che durò con poche pause quasi quattro anni. La grande stampa guardava un po’ sorpresa a questa sua decisione, così “fuori mercato”. Ma Matisse andò per la sua strada, sentendosi, come lui stesso disse, «preso per mano». C’è una frase magnifica in cui lui sintetizzò il senso di quel impegno così totalizzante. Disse che quello era il modo con cui viveva il suo “flirt” con suor Jacques; anzi il suo “fleurt”, come scrisse, giocando con la parola francese, “fleur”, fiore. La cappella di Vence in effetti è uno straordinario fiore, perché ne ha la leggerezza, la grazia, la felicità e anche la mansuetudine. Vence non è frutto di un “discorso” religioso, non segue il copione delle conversioni al capolinea della vita, ma è l’esito di quell’incontro, che toccò il cuore di Matisse, come uomo e come artista. Un incontro a cui è sbagliato mettere etichette.

Matisse, L’Albero della Vita, Vence, Cappella di Santa Maria del Rosario

Matisse, L’Albero della Vita (1950), Vence, Cappella di Santa Maria del Rosario

Quando Picasso, che di Matisse era amico e grande estimatore, con la sua brutalità, contestò questa sua scelta, Matisse con molta calma, gli rispose così: «Io gli ho detto: faccio la mia preghiera, e voi pure e lo sapete bene: quello che noi cerchiamo di trovare con l’arte, è la gioia della nostra prima comunione».

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