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L’essenziale ‘visibile’. Quando l’umano diventa divino 

di Matteo Fabbri

«Il cammino che la Chiesa sta compiendo verso Firenze ci porta a riscoprire che vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che deve essere nell’anima e nel corpo santa e piena di Dio»

Non si vede bene che con il cuore; l’essenziale è invisibile agli occhi. Tutti: adulti, bambini, giovani, uomini e donne, siamo stati colpiti dal fascino delle affermazioni del Piccolo Principe. Eppure, improvvisamente, siamo stati strappati dagli splendidi sogni in cui il Piccolo Principe ci accompagna, con un risveglio drammatico: bisogna precipitarsi al lavoro, bisogna accompagnare i figli piccoli a scuola, bisogna fare i conti con la malattia.

Ma guai se riducessimo il Cristianesimo a una visione onirica.

Esso ci dice ben di più. Ci dice che la vita reale, quotidiana, quella che si vede benissimo e addirittura si tocca è stata raggiunta da Gesù stesso. L’essenziale, il divino, si è fatto visibile eccome; ha lavorato con mani d’uomo, ha sorriso ai bambini, perdendo tempo con loro, ha sofferto bevendo fino in fondo il calice del dolore fino alla morte in Croce. No: non cerchiamo il divino tra le stelle e i pianeti in cui cammina il Piccolo Principe. Possiamo trovarlo nel nostro lavoro, nella nostra famiglia, nella vita di tutti i giorni.

Gesù, vero Dio e vero Uomo: in questa antica formula di fede è racchiuso il segreto, la forza trasformante, la vera energia atomica, la vera pietra filosofale. Il Verbo si è fatto carne. E allora la carne, la terra, l’umano… non sono più profani. Questa prospettiva sembra ingenua e semplicistica. Di fronte alla secolarizzazione galoppante come si può affermare che l’umano è via al divino? Il peccato è entrato nel mondo, vi entra ogni giorno, provocando drammi e sofferenze inenarrabili non solo nella porta accanto, ma anche all’interno delle nostre case. E allora? È ancora un sogno, come quello del Piccolo Principe?

No: non è sogno. Il Verbo incarnato, Colui che ha raggiunto ogni uomo, ha nuovamente unito Cielo e terra, inaugurando un nuovo umanesimo. E allora possiamo trovare il divino nell’umano, ma solo attraverso la nostra conversione; una conversione missionaria. Ognuno di noi è chiamato a uscire. Uscire dalle proprie sicurezze, dal proprio mondo fatto di schemi e paradigmi. Ognuno deve correre il rischio di vivere, deve sperimentare l’uso filiale della propria libertà. Deve uscire anche dal proprio egoismo. Così potrà annunciare, non solo a parole, ma con l’esempio.

Ognuno abita il mondo. La Chiesa lo abita attraverso i suoi figli. La nuova evangelizzazione sarà opera dei fedeli laici, che non potranno che trovare nei pastori il sostegno, l’appoggio, il chiarimento della coscienza. Ma poi con libertà e responsabilità personale contribuiranno a edificare un mondo più sano, più umano, nel quale possa brillare con pienezza la luce della creazione.

Educare viene dal latino educere che evoca il trarre fuori. È ciò che accade quando si entra in contatto con la Parola di Dio, che crea, che è più forte della morte, come nel Vangelo: «Lazzaro, vieni fuori!». Ma questa Parola, che merita la maiuscola, ha bisogno di farsi carne anche oggi. Si dice che il mondo non è sensibile ai valori dello spirito. Il problema è un altro: lo spirito, trova oggi una carne (la mia) in cui incarnarsi, trova una vita in cui rendersi visibile? Una vita vera, reale; fatta di onestà che non scende a patti per ragioni utilitaristiche, che non accetta la corruzione, fatta di desiderio di costruire una società in cui ci sia spazio per la gratuità; una vita fatta di dedizione e non solo di volatili sentimenti, come quella di Gesù che «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine». Questo è l’esempio dei figli di Dio, dei laici cristiani che comprendono che o troviamo il Signore nelle attività di ogni giorno o non lo troveremo mai. È questo che educa, che attrae, che brilla. Nessuna nostalgia dunque dei tempi passati. Occorre cambiare il mondo cambiando se stessi. Per un mondo più giusto e più umano: un mondo che sappia prendersi cura dei più bisognosi. Allora l’essenziale diventerà visibile, poco a poco, senza violenze né scosse traumatiche. Diventerà visibile nelle famiglie, negli ambienti di lavoro. Riscopriremo tutti che l’umano può essere divino, può essere trasfigurato, addirittura transustanziato come «il frutto della terra e del lavoro dell’uomo» che si fanno Corpo e Sangue di Cristo nell’Eucaristia.

In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Il cammino che la Chiesa sta compiendo verso Firenze ci porta a riscoprire che vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che deve essere nell’anima e nel corpo santa e piena di Dio.

Matteo Fabbri
Vicario dell’Opus Dei per l’Italia

da Avvenire, 2 agosto 2015

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