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Libera il bene. Dal bene confiscato al bene comune

dall'associazione Libera in collaborazione con la CEI

Il percorso Libera il beneDal bene confiscato al bene comune, promosso dall’associazione Libera in collaborazione con la Conferenza Episcopale Italiana, l’Ufficio nazionale per i problemi sociali ed il lavoro, il Servizio nazionale di pastorale giovanile e Caritas italiana, vuole rivolgere sempre più l’attenzione alla testimonianza della Vita buona del Vangelo, ispirandosi ai principi della nota pastorale “Educare alla legalità” del 1991 e del documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” del 2010.

In tante Diocesi sono stati organizzati e sono in corso di svolgimento diversi percorsi ed iniziative di animazione sociale, di educazione alla legalità e alla cittadinanza responsabile, di memoria delle vittime innocenti delle mafie, di riutilizzo sociale dei beni confiscati, di campi di volontariato e scuole di formazione all’imprenditorialità giovanile, in partenariato con il progetto Policoro.

Nel corso di queste attività, sono state individuate circa cento realtà sociali legate alla Chiesa in Italia impegnate a gestire per finalità sociali i beni confiscati alle mafie, nella convinzione che l’azione pastorale – come ci ha ricordato Papa Francesco nella visita a Caserta del 26 luglio 2014 – deve invitare tutti “a non cedere, ad avere il coraggio di dire no al male, alla violenza, alle sopraffazioni, per vivere una vita al servizio degli altri ed in favore della legalità e del bene comune”.

Gesti concreti del progetto Policoro, opere segno di Caritas, diocesi, parrocchie, gruppi scouts, cooperative e associazioni si dedicano ad attività educative, di formazione, accoglienza, servizi alla persona e reinserimento lavorativo, per il contrasto al disagio sociale e all’emarginazione, per il sostegno ai minori, alle famiglie svantaggiate, alle persone emarginate, all’integrazione della popolazione immigrata.

Le potremmo bene definire Storie riuscite di nuovo umanesimo, da far conoscere a tutte le comunità diocesane, nel cammino di preparazione al V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze del novembre 2015.

Esse rappresentano esperienze significative che hanno raccolto l’invito di Papa Francesco contenuto nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium “a primerear, a osare un po’ di più a prendere l’iniziativa, per testimoniare come le varie forme di illegalità, di corruzione e di mafie sono incompatibili con il Vangelo e la Costituzione italiana. Un invito ad uscire dai soliti schemi ed a lasciarsi ispirare dal racconto capace di comunicare la bellezza dell’umano.

Il Convegno ecclesiale ci spinge a guardare alle nostre realtà con un atteggiamento di discernimento e con uno spirito di condivisione delle difficoltà che incontriamo e delle strade positive che si stanno percorrendo.

Per queste ragioni abbiamo pensato di raccontare queste storie di rinnovamento pastorale, di partecipazione democratica e di mobilitazione delle coscienze nelle Diocesi, in un percorso a tappe verso il Convegno ecclesiale di Firenze – e successivamente per tutto il periodo del Giubileo della Misericordia – raccogliendo e indirizzando le migliori volontà, passioni e speranze per il nuovo Umanesimo.

Risulta sempre più urgente, infatti, una continua ricerca del bene comune per evidenziare un’etica della socialità e della solidarietà che si costruisce e si propone attraverso una prassi pastorale di percorsi concreti, capaci di tradurre le buone parole in buone e reali occasioni di umanità rinnovata. A questo proposito, raccogliendo anche la proposta del Presidente della Conferenza episcopale italiana, Cardinale Angelo Bagnasco, ci si pone l’obiettivo, nel desiderio di attualizzare il documento Educare alla Legalità del 1991, di comunicare e restituire nelle regioni ecclesiastiche italiane le buone prassi sui temi citati, attraverso la raccolta di sensibilità e di dati sui temi della legalità, il collegamento di realtà e percorsi esistenti nelle diverse esperienze pastorali diocesane.

Furono profetiche, a questo riguardo, le parole del giudice Paolo Borsellino, quando, il 23 giugno 1992 nella chiesa di San Domenico a Palermo, a distanza di un mese dalla strage di Capaci dove rimasero uccisi dalla violenza mafiosa i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e i tre agenti di polizia Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo, si rivolse ai numerosi giovani presenti, dicendo Occorre evitare che si ritorni di nuovo indietro. Occorre dare un senso alla morte di Giovanni, della dolcissima Francesca, dei valorosi uomini della scorta. Sono morti per tutti noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera. Facendo il nostro dovere, rispettando le leggi e rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che potremmo trarne… accettando in pieno questa gravosa ma bellissima eredità di spirito. Quell’eredità di spirito che ci porta, insieme, ad abbandonare i toni sconsolati dell’indifferenza e della rassegnazione, e a prendere l’iniziativa di coinvolgere, accompagnare, fruttificare e fare esperienze di gioia condivisa nella fiducia e nella speranza.


Elenco delle 36 Diocesi dove sono presenti le buone pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati gestiti da realtà legate alla Chiesa in Italia e inserite nella pubblicazione “Dal bene confiscato al bene comune. Chiesa italiana e storie riuscite di nuovo Umanesimo”:

Torino – Susa – Vercelli – Milano – Brescia – Vigevano – Verona – Genova – Roma – Velletri – Formia Gaeta – Napoli – Ischia – Aversa – Sessa Aurunca – Nola – Matera Irsina – Avezzano – Crotone Santa Severina – Lamezia Terme – Oppido Palmi – Reggio Bova – Locri Gerace – Cerignola – Andria – Conversano Monopoli – Brindisi – Lecce – Ugento Santa Maria di Leuca – Agrigento – Palermo – Catania – Piazza Armerina – Mazara del Vallo – Trapani – Ragusa.

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