#FIRENZE2015lab

Napoli: sintesi delle tavole rotonde e gallerie fotografiche

di Pierpaolo Bellucci

Fotografie di Carlo Hermann e Stefano Wurzburger

«Napoli è una tappa importante per la riflessione verso Firenze 2015: una tappa importante sia per il Sud sia perché si parla di tematiche fondamentali per qualsiasi progetto di evangelizzazione». Il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe e mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, vicepresidente per il Sud del Comitato preparatorio del Convegno e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, hanno accolto i circa duecento partecipanti al Laboratorio di Napoli con queste parole, antipasto di una giornata in cui si sono susseguite quattro tavole rotonde sui temi della scuola, dell’università, della comunicazione e dello spettacolo.

La prima tavola rotonda sul tema “La scuola, officina dell’umano” ha dato notevoli spunti per ripensare una nuova umanizzazione del contesto scolastico. Dai richiami agli insegnamenti di don Milani esplicitati da Pier Cesare Rivoltella, docente di Didattica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano («Don Milani in Lettera ad una professoressa ci offre tre coordinate sintetiche per una rivoluzione della scuola: per prima cosa non bocciare, in secondo luogo offrire il tempo pieno agli studenti meno abili, infine dare uno scopo a quelli svogliati. Penso siano coordinate ancora attuali, in quanto dobbiamo preoccuparci di dare ai nostri figli una scuola all’altezza della situazione e al passo con i tempi”). Utile anche l’intervento esperienziale raccontato da Luisa Franzese, dirigente dell’Ufficio Scolastico della Campania. In particolare è stato interessante ascoltare la bipolarità dell’intervento di Marco Rossi Doria, già sottosegretario all’Istruzione ora tornato al suo lavoro di docente, che ha offerto i due spaccati del lavoro dirigenziale e del lavoro tra i banchi della scuola. La tavola rotonda è stata moderata da Pierpaolo Triani, docente all’Università Cattolica e membro della Giunta del Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale nazionale.

A seguire è stato proiettato il video Unconnected, un cortometraggio di 15 minuti realizzato dagli studenti del Liceo “Orazio Flacco” di Portici che utilizza un linguaggio immaginativo, metaforico e poetico per riflettere sull’influenza delle tecnologie digitali nella vita dei giovani.  I protagonisti del video hanno ricevuto il plauso del pubblico avendo centrato con pochi minuti di immagini i temi della scuola chiamata continuamente a riconvertirsi e ammodernarsi.

La seconda tavola rotonda ha offerto spunti interessanti sul tema del “Nuovo umanesimo, sfida per l’università e la ricerca”. Sollecitati dal moderatore Luigi Fusco Girard, hanno partecipato  Lucio D’Alessandro dell’Università Sant’Orsola Benincasa («Ripercorriamo la storia dell’università, nata nel Medioevo dall’esperienza dei clerici vagantes, quindi come scuola del sapere itinerante, e poi si è istituzionalizzata. Ora siamo di fronte alla cultura digitale nascosta nei cellulari e negli i-pad, dove ci sono saperi che possiamo interrogare»), Anna Papa dell’Università Parthenope («Mi occupo di diritto e diritti, trattando dell’essere umano come persona oggi compresa come uomo digitale. Il nativo digitale corre un rischio importante, ovvero pensare che tutto ciò che legge in internet abbia pari valore. Noi dobbiamo insegnare a scegliere quei contenuti web frutto di un sapere ragionato e critico»), padre Domenico Marafioti della Pontificia Facoltà Teologia dell’Italia Meridionale («Il nuovo umanesimo deve avere amore per l’intelligenza e la ragione, che sono gli elementi di dialogo che ci consentono di incontrare tutti progrendendo verso la verità, riconoscendo e correggendo i propri errori») e Paolo Baroni, presidente nazionale Fuci («Come federazione di universitari non ci accontentiamo d ascoltare le lezioni negli atenei che frequentiamo, ma ci piace chiedere ai docenti di entrare in relazione con noi. A maggio ci siamo incontrati a Catania discutendo di nuovo umanesimo, cercando di leggere i segni dei tempi. Oggi tra i giovani si ripete spesso la parola esperienza e molto meno quella di vissuto o sentimento»).

«Senza la nostra libertà e la cura non riusciamo a comunicare: siamo qui per ascoltare testimoni che si prendono cura della comunicazione». Così la prof. Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e antropologia della comunicazione all’Università Cattolica, ha introdotto la terza tavola rotonda sul tema “Comunicazione, annuncio e dialogo di umanità”. Vi hanno preso parte Marco Tarquinio (Avvenire), Paolo Ruffini (Tv2000), Vincenzo Morgante (Rai) e i docenti Giacomo Di Gennaro e Rossana Valenti. Per Tarquinio: «Sta accadendo un divorzio progressivo tra quelli che desiderano essere informati e quelli che informano. Sono in calo le diffusioni dei giornali e gli ascolti tv, e allo stesso tempo è in aumento la rincorsa alle fonti web. La sfida che percorro con i miei colleghi è ridare affidabilità, con la percezione che ci siano dei luoghi ai quali si può guardare con certezza. Rimettiamo l’informazione ad altezza d’uomo: per esempio se guardiamo i fenomeni migratori dall’alto vediamo dei processi di vasta portata, se li guardiamo dal basso vediamo delle persone con i loro vissuti». Secondo Ruffini «Non c’è educazione se non c’è informazione. Noi parliamo tanti linguaggi differenti nello stesso momento e i nostri figli ancora di più: dobbiamo prendere questa situazione utilizzando la comunicazione per unire e non per dividere, come ci insegna Papa Francesco. Come tradurre in pratica tutto ciò? Se vogliamo coniugare verità e bellezza dobbiamo accettare la sfida della forma, che non è qualcosa che si aggiunge bensì è la base dell’informazione sia televisiva che giornalistica, ma anche ecclesiale in senso lato. Prendiamo il discorso delle Beatitudini: è davvero il più bel discorso di tutto i tempi, capace ancora di scuoterci, perché ha messo al centro l’essere umano, stando ad altezza d’uomo». Per Morgante è da sottolineare un aspretto: «Il condizionamento eccessivo della tecnologia imperante. Siamo troppo preoccupati degli avanzamenti tecnologici invece di essere motivati a sfruttarne gli aspetti potenziali. Sono invece preoccupato dell’inadeguata formazione giornalistica: un approccio al mestiere del giornalistica è ancora troppo condizionato dall’elemento del protagonismo. Dalle faccine accanto alle firme ai siti personali, ci accodiamo a questa spettacolarizzazione crescente, a volte marginalizzando la qualità dei nostri articoli. Il giornalista deve dare istruzioni per l’uso e indicazioni di sistema. Quando ero responsabile del Tgr della Sicilia, mio figlio un giorno mi chiese perché davamo tutti i giorni la contabilità degli sbarchi a Lampedusa e non raccontavamo le storie. Fu un momento di grande riflessione nella mia carriera».

La tavola rotonda è proseguita con il contributo dei docenti Rossana Valenti e Giacomo Di Gennaro, entrambi dell’Università di Napoli “Federico II”. Secondo Valenti, «Nella scuola dobbiamo usare la dimensione verticale dei problemi, spingendoci in profondità, e non solo quella orizzontale, tipica dell’analisi superficiale. Insegnando letteratura latina ho alle spalle la storia della scrittura, che è arrivata fino a noi portando i suoi retaggi, digitale incluso». Per Di Gennaro, «Viviamo un’umanizzazione della società che nel Mezzogiorno ha preso una configurazione per alcuni aspetti negativa e per altri positiva. Basti pensare alla criminalità organizzata da un lato e all’accoglienza dei profughi dall’altro. Questi diversi tratti culturali permeano anche la comunicazione della cultura e quindi il racconto della storia di queste zone. La generazione digitale rischia di produrre infelicità perchè abitua ad un senso della vita più rapido e immediato e quindi più lungo perché più intenso».

La tavola rotonda conclusiva del Laboratorio di Napoli ha visto la partecipazione dell’attrice partenopea Tosca D’Aquino, assieme al produttore Carlo Degli Esposti, a Betta Olmi (figlia del regista Ermanno) e al moderatore Fabio Falzone di Tv2000. Il dibattito sul tema “Parole e immagini di un’umanità senza finzioni” si è subito acceso. Tosca D’Aquino si è detta « credente e praticante, molto orgogliosa della mia fede e di essere di Napoli, anche se trasferita a Roma. Nella vita sono come nello schermo, e questo mi fa a benvolere dalla gente». A seguire il pubblico ha potuto apprezzare le doti di attrice drammatica della D’Aquino, interprete per il grande schermo di un’insegnante che racconta ai suoi alunni i drammi del proprio vissuto, con un chiaro riferimento al problema della droga tra gli adolescenti.

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment.