#FIRENZE2015lab, rassegna stampa

Non di solo tablet vive la scuola 

di Mimmo Muolo

Educazione e dialogo al centro di due tavole rotonde

Tra tablet e libri di testo, tra interrogazioni vecchio stile e nuove istanze di inclusione, tra ricerche su Google e ricerca universitaria autentica, la scuola e l’università sono chiamate oggi non solo a formare i cittadini del domani, ma a disegnare i contorni di un nuovo umanesimo. Che torni a considerare la persona nel suo complesso e nella complessità delle sue relazioni, aperte alla trascendenza.

È questa in sintesi la riflessione che le due prime due tavole rotonde del laboratorio Cei di studio di Napoli (“leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore”) consegnano al Convegno di Firenze. Una riflessione a più voci, compresa quella degli studenti, che ha messo sotto i riflettori proprio il mondo delle aule scolastiche e universitarie. Si parte da due osservazioni: «Le culture informali dei giovani sono sempre più lontane dalle culture proposte dalla scuola», dice Pier Cesare Rivoltella, dell’Università Cattolica di Milano. Tuttavia, aggiunge Marco Rossi Doria, già sottosegretario all’Istruzione, questo passaggio epocale è gestito oggi da «una generazione di insegnanti con la media di età più alta d’Europa, 54 anni, e con pochissimi nativi digitali».

Come fare, dunque? Le proposte non mancano. Dal «nuovo patto educativo tra genitori, docenti e alunni, valorizzando l’eccellenza e tenendo conto dell’inclusione» (Luisa Franzese, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale della Campania) alla riscoperta di una antica ricetta di don Milani («non bocciare; a quelli che ci sembrano cretini dargli una scuola a tempo pieno; agli svogliati basta dargli uno scopo»), fino a giungere a un uso ragionato delle nuove tecnologie e alla reintroduzione della manualità. «Ai ragazzi bisogna trasmettere l’amore per la ricerca, che non si identifica con le ricerche fatte su Google» (Anna Papa, Università Parthenope). «Le tecnologie non sono uno strumento per fare marketing nelle scuole o per scongiurarne la chiusura – sottolinea Rivoltella – ma una possibilità per estendere il tempo dell’apprendimento, attraverso la personalizzazione della didattica». E Paolo Baroni, della presidenza della Fuci, aggiunge: «Il nuovo linguaggio dell’umano oltre che parlato deve essere vissuto. Anche nell’Università intesa come comunità educante».

Concordi i relatori delle due tavole rotonde (moderate da Pierpaolo Triani dell’Università del Sacro Cuore e da Luigi Fusco Girard dell’Università ‘Federico II’ di Napoli) anche nel chiedere un nuovo dialogo tra i saperi. «Oggi Giambattista Vico – nota Lucio D’Alessandro dell’Università ‘Suor Orsola Benincasa’ – si sta prendendo la sua rivincita su Cartesio. Le scienze umane tornano ad essere considerate parte integrante del sapere al pari di quelle esatte ». E in questo contesto, conclude padre Domenico Marafioti della Pontificia Facoltà teologica del-l’Italia Meridionale, «la teologia non può e non deve essere considerata estranea. Prima di tutto perché si pone le domande di senso che nessun altro si fa e dà delle risposte alla luce dell’umanità di Gesù. E poi perché in questa operazione intercetta e dialoga con tutti gli altri saperi».

da Avvenire, 14 giugno 2015

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