rassegna stampa

Pellegrini della fede

di Matteo Liut

I cortei dei delegati dalle basiliche alla Cattedrale

È l’”ultimo miglio” del 5° Convegno ecclesiale nazionale, il tratto decisivo di un lungo cammino che è iniziato da lontano e che a Firenze in realtà non cerca una «conclusione» ma un’accelerazione. Con lo stesso entusiasmo, con la stessa voglia tutta umana e umanizzante di stare insieme, con la stessa schiettezza con cui hanno percorso gli itinerari di preparazione, ieri pomeriggio i partecipanti al Convegno hanno calcato il selciato delle vie del centro di Firenze. Le strade della bellezza, dell’arte, della cultura e della religiosità fiorentina per un paio d’ore sono state l’immagine di quella Chiesa in uscita che, anche solo «abitando» tra le case degli uomini, con la forza della preghiera silenziosa, annuncia l’unico «futuro a cui siamo chiamati», «l’amore del Padre», come recitava la preghiera iniziale recitata in quattro Basiliche.

Le delegazioni, guidate dai pastori della Penisola, infatti, si sono date appuntamento in quattro importanti chiese fiorentine: Santa Croce, Santa Maria Novella, Santissima Annunziata e Santo Spirito. Poi da lì, precedute dal Crocifisso, le processioni verso il Battistero della Cattedrale e infine l’ingresso in Santa Maria del Fiore, dove si è tenuta la celebrazione di apertura del Convegno ecclesiale nazionale. Hanno camminato, dunque, portando ognuno le proprie aspettative e quelle delle comunità che rappresentano. Hanno suscitato la curiosità dei passanti, dei turisti, dei fiorentini anche perché il loro cammino condiviso esprimeva quel senso di amicizia e cordialità che è il primo passo per incontrare l’uomo. «Già il viaggio percorso fin qui è stato un’esperienza di unità, un’espressione della voglia di mettersi in gioco e migliorare la vita delle comunità – nota Riccardo Franco, giovane delegato dell’arcidiocesi di Capua –. Spero che questo Convegno sia l’occasione anche per riscoprire quanta speranza per il futuro portano in sé le nuove generazioni, troppo spesso lasciate ai margini». D’altra parte l’attesa condivisa da tutti è quella di indicazioni concrete che incidano sulla vita quotidiana delle persone: «Ci aspettiamo che Firenze 2015 ci supporti nel grande sforzo di gettare uno sguardo nuovo sulla realtà attuale – dice Maria Letizia Nulli, della diocesi di Orvieto-Todi – anche attraverso l’indicazione di percorsi applicabili nella nostra esperienza ordinaria di Chiesa». «Il primo passo per assolvere a questo compito – le fa eco il vescovo orvietano, Benedetto Tuzia – è quello di ascoltarsi e quindi dimettersi in ascolto del mondo. Questo è lo stile che dona un’autentica fecondità alla Chiesa e alla fede». La dimensione sinodale, fatta di ascolto e cammini condivisi, è quindi l’unica in grado di portare il Vangelo in ogni angolo del vissuto dell’uomo di oggi. Lo testimonia anche il ventinovenne Maurizio Savi, alpino dell’ottavo reggimento di Cividale del Friuli, membro laico della delegazione dell’ordinariato militare: «Oggi siamo qui per partecipare anche noi a quella Chiesa in uscita di cui le quattro processioni nel centro di Firenze sono una chiara immagine», afferma il giovane.

La meta però è ancora tutta da scoprire: «Non è un evento dalla conclusione precostituita – nota monsignor Angelo Riva, vicario episcopale per la cultura della diocesi di Como – e l’esperienza fiorentina sarà tutta una scoperta. Ci aspettiamo un contributo fondamentale al nostro lavoro dalle parole che vorrà offrirci papa Francesco», aggiunge il sacerdote, dando voce a un sentimento comune tra i delegati.

Stando in mezzo ai rappresentanti della Chiesa italiana una cosa è chiara: il Pontefice con il suo esempio ha già lasciato un segno nella voglia di confrontarsi con gli uomini e la cultura di oggi senza paura. Lo confermano i membri della delegazione diocesana di Ventimiglia-Sanremo. Hanno un loro ‘diario di bordo’ nel quale hanno raccolto tutte le attese per il Convegno: al primo posto c’è il «confronto» con gli altri, seguito dal desiderio di non rimanere a un livello «accademico» ma di saper dare espressione all’autentico sentire «ecclesiale». Il tutto nella speranza che quello di cui si discuterà a Firenze – non a nome proprio ma in rappresentanza dell’intera comunità di appartenenza – possa avere una ricaduta positiva «per tutta l’Italia» e che si trovi il coraggio di denunciare le «strutture di peccato odierne». Ovviamente, notano i delegati liguri, sarà necessario riflettere anche su alcuni temi fondamentali per la vita della Chiesa, ad esempio sugli strumenti e sulle modalità dell’annuncio del Vangelo e quindi sulla proposta del modello di Cristo per l’uomo di oggi.

«Sarà necessario prestare particolare attenzione non solo ad essere concreti – sottolinea don Giulio Signora, sacerdote dell’arcidiocesi dell’Aquila –, ma anche a saper fare rete con i tantissimi spunti che in questo periodo vengono dai grandi eventi della vita ecclesiale, come il Sinodo sulla famiglia e l’Anno Santo della misericordia». Insomma il cammino che prende il via a Firenze sarà lungo, ma il primo tratto promette già un cambio di passo decisivo per il futuro della Chiesa in Italia.

da Avvenire, del 10 novembre 2015

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