contributi

Per un umanesimo familiare

di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese

Riflessioni per un umanesimo familiare

Ripensare e rifondare adeguatamente la famiglia come modello per l’umanesimo appare l’unica via possibile per una rifondazione solidale della società. Dal modo di pensare i rapporti interpersonali interni al modello io-tu nella coppia, scaturisce il modo di pensare la socialità e dunque i contenuti, i metodi e gli obiettivi di una visione antropologica impegnata. In altri termini l’ethos relazionale e dialogico che guida il progetto di unità tra l’uomo e la donna è paradigmatico della socialità in generale. Perciò bisogna esplicitare quale riferimento etico-antropologico si assume nel trattare di famiglia, perché sia evidente il “verso dove”, ossia l’orientamento che con l’aiuto della statistica, della demografia e delle scienze umane si può dare ai policy makers che vanno a legiferare sulla e per la famiglia. Se si ricercano punti di riferimento chiari e condivisibili, sarà più facile mettere in moto interventi mirati agli scopi, predisporre adeguati strumenti di sostegno ai fidanzati e agli sposi, curare la patologia, prevenire i fallimenti, coniugare le necessità, legate ai sistemi e alle regole, ai valori insopprimibili della dimensione umana della vita, avendo sempre cura di non espropriare, ma anzi salvaguardare e potenziare la “poesia” dei rapporti di coppia.

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Per un umanesimo familiare

L’Umanesimo e il Rinascimento, letti a distanza, appaiono inesorabilmente centrati sull’uomo autocentrato, Homo faber e razionale, capace costruttore del suo futuro. Agli occhi di oggi questo modello risulta desueto e astratto dal contesto relazionale e ambientale nel quale soltanto è possibile declinare la realtà umana concreta. In altri termini troppo spesso, come hanno denunciato i personalisti, specie degli anni Trenta, da Mounier a Denis de Rougemont, A. Marc, La Pira… un umanesimo prometeico è in fin dei conti antiumano.

Filosofia, antropologia, teologia trinitaria, per diverse strade e sulla base di diversi presupposti, oggi fanno riferimento alla centralità delle relazioni interpersonali e dunque dell’essere persona come dono. Ricordiamo qui che Mounier accogliendo la definizione della sua filosofia sui due termini persona e comunità, sosteneva che la parolina più importante era quella congiunzione, e, che evitava alla persona di essere individuo autocentrato e alla comunità di scivolare verso forme di collettivismo oppressivo. L’umanesimo rimanda dunque alla comunità e la prima comunità nella quale l’essere umane diviene tale crescendo in un ambiente consono é la famiglia.

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L’ordine dell’amore. Verso un umanesimo relazionale

La persona, «capacità d’apertura infinita» alimenta il movimento dell’essere verso i più profondi legami della comunione nella quale l’io e il tu generano continuamente l’essere della comunità-persona ne si riconosce all’amore la possibilità rivelatrice della persona e se questa è posta al centro di ogni riferimento filosofico, risulterà conseguente che il rinnovamento della filosofia passa per le piste di un personalismo incentrato sull’amore il cui balbettio incerto e spesso impreciso è preferibile alla chiarezza cartesiana di una filosofia della riflessione e della soggettività. Conferma Mounier: «Un pensiero che pone l’amore nel cuore del mondo lo pone nel cuore della filosofia, e la filosofia orientata da due secoli sulla produzione delle idee, ne deve essere profondamente rinnovata… Che sia offerto a una riflessione sull’amore uno sforzo tanto considerevole quanto quello che e stato dato alla riflessione sulla conoscenza e, a fortiori, a quello che si è rivolto all’invenzione tecnica».

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