#FIRENZE2015lab, rassegna stampa

Un dialogo che parta dall’uomo

Gli interventi finali

di Maria Rita Valli
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Adriano Fabris

Partecipare per esprimere le nostre idee per il futuro della nostra comunità, della Chiesa e della società. Questo è chiesto ai delegati nazionali al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze che sarà, lo ha anticipato Adriano Fabris concludendo ieri a Perugia il primo dei tre Laboratori di studio in preparazione a Firenze, «non un convegno in cui c’è solo l’ascolto ma un laboratorio di pensiero» in cui i delegati lavoreranno in piccoli gruppi e la partecipazione sarà «aperta» anche a chi non potrà essere presente grazie all’interattività sperimentata in queste giornate di Perugia trasmesse in streaming e commentate in diretta su Twitter e su Facebook. Dal metodo, che punta ad un massimo coinvolgimento della «base» fin dal documento preparatorio, ai contenuti, ovvero a quell’esprimere «idee per il futuro» che il Laboratorio di Perugia ha sperimentato percorrendo le «due vie», quella del dialogo con le scienze umane quali l’economia, la sociologia, la filosofia, e quella del dialogo con le religioni.

Card. Gualtiero Basetti (Foto Siciliani)

Card. Gualtiero Basetti

Tutti i relatori sono stati invitati a confrontarsi con la parola fraternità, la cenerentola delle tre parole-manifesto della Rivoluzione francese, messa tra parentesi, dimenticata nell’Ottocento e nel Novecento. Nelle giornate di Perugia, ha detto Fabris, docente di Teologia morale all’Università di Pisa, «le scienze umane ci hanno detto che la fraternità è fondamentale per uscire dalla crisi perché la fraternità è un’esigenza dell’uomo in quanto essere umano e non in quanto essere umano religioso, e ce lo hanno detto, per esempio, con la categoria del dono». Nel dialogo, ha aggiunto Fabris, qui a Perugia «sia gli esponenti delle religioni monoteiste, sia quelli delle religioni orientali ci hanno testimoniato che le religioni pur nelle difficoltà di un incontro tra molte tradizioni diverse e differenze linguaggi, hanno in loro stesse una tensione verso l’elemento della fraternità». Rimettere al centro questa parola ha portato i relatori a dire cosa è l’uomo, ed è emerso chiaramente che l’essere umano non è quell’individuo isolato che si mette in relazione con gli altri se e come vuole, come lo pensa gran parte della cultura contemporanea, ma è «un essere in relazione» che cresce, si forma, si esprime in relazione con gli altri, con l’ambiente, con l’Altro. «Siamo fratelli non lo ha detto Robespierre», ha detto Fabris sottolineando la necessità di «riappropriarsi delle parole proprie del cattolicesimo, che gli sono state scippate o che rischiano di essere distorte da altri ambienti e altri settori».

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don Cristiano Bettega

«Noi cristiani abbiamo il dovere di riproporre la fraternità, in un contesto sociale improntato a ben altri valori». Lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, portando il saluto conclusivo ai convegnisti. «Mi ha fatto piacere – ha aggiunto – che in queste tre giornate il tema del dialogo abbia avuto il suo giusto spazio, sia come riflessione teorica, ma anche come incontro reale tra persone di diverse convinzioni, ma con la certezza che al centro deve essere sempre messo, e oggi in particolare deve tornare ad essere, l’uomo». Il cardinale ha detto poi di aver trovato «molto interessanti» le due proposte fatte da monsignor Piero Coda della «istituzione di un gruppo di lavoro sui tre monoteismi» che possa essere «spazio di incontro reale e di apertura a un nuovo umanesimo del dialogo» e poi «l’attivazione di un’assemblea interreligiosa, per mettere al centro l’uomo e il suo desiderio di assoluto». Don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, ha invitato a chiudere i lavori con «un momento di dialogo particolare: un minuto di silenzio in cui essere uniti nella preghiera anche se non con le stesse parole».

[Foto Siciliani]

da Avvenire, 10 maggio 2015

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