rassegna stampa

Prato, la «città del lavoro» alla ricerca della vera integrazione

di Diego Motta

Una periferia enorme, a lungo dimenticata, che ha rappresentato negli ultimi vent’anni la grande contraddizione di una città, Prato, che ha fatto storicamente del lavoro il motivo della sua ricchezza e del suo orgoglio. Non si fermeranno neppure per l’arrivo del Papa migliaia di piccoli produttori, italiani e cinesi, che nell’area industriale del Macrolotto dagli anni Novanta a oggi hanno di fatto costruito una ‘città nella città’, tra laboratori di confezionamento, piccoli magazzini del tessile, locali adibiti alla produzione e non solo. Non si fermeranno perché così impone il volto disumano di un’economia che continua a correre, senza sapere dove è diretta.

Forse è proprio per questo che Francesco ha scelto Prato come chiave d’accesso al Convegno ecclesiale di Firenze. Perché non c’è terra più di missione di questa, capace insieme di grandi slanci e di nette chiusure; perché i processi migratori nel centro toscano hanno anticipato di decenni quanto sta accadendo ora in Europa; perché l’integrazione adesso è possibile solo se si parte dall’impegno della Chiesa e della società civile, investendo in primo luogo sulla scuola e sul ruolo fondamentale delle seconde e terze generazioni di stranieri. Si parte dunque da un avamposto di futuro, si parte da una storia economica che va preservata, valorizzata e insieme purificata, si parte innanzitutto uscendo incontro a fratelli nuovi e ai fratelli di sempre, tanti pratesi che aspetteranno Francesco lungo le vie del loro padri. Come un Padre venuto ad abbracciare i suoi figli.

da Avvenire, 8 novembre 2015

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