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Reti della Carità verso Firenze

dall’Associazione Amici Casa della carità

Il segretario generale della dei Nunzio Galanino ha partecipato nell’auditorium della Fondazione Casa della carità alla riunione delle 37 associazioni aderenti alle Reti della carità. Un’iniziativa, promossa dall’Associazione Amici Casa della carità, in vista del quinto Convegno della Chiesa italiana in programma a novembre nel capoluogo toscano

Si è svolto martedì 5 maggio a Milano, nell’auditorium di Casa della carità, l’undicesimo incontro di “Fare rete” che ha visto la presenza del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino. Al centro, la discussione sui contenuti e sulla preparazione del quinto Convegno della Chiesa italiana in programma a Firenze dal 9 al 13 novembre, sollecitati dalle parole di papa Francesco – come si legge nel documento preparato dalle realtà aderenti alle Reti – “per una Chiesa più attenta ai problemi degli ultimi, “ospedale da campo”, che guardi alle periferie più disagiate, una Chiesa povera per i poveri e non un’Ong”. Perché, come ha spiegato il presidente della Fondazione Casa della carità don Virginio Colmegna, dopo aver visto insieme ai presenti il video nel quale il Cardinal Martini spiegava l’eccedenza della carità: “Una Chiesa povera per i poveri non è uno slogan, ma un concetto ben radicato dentro di noi“.

Da parte sua, monsignor Nunzio Galantino ha sottolineato come la centralità verso i poveri “non è un’eccezione, un ‘di più’, una nota di colore che va di moda, ma fa parte della missione della Chiesa”.

E per rimarcare l’importanza del nuovo corso attento a chi ha più bisogno, il segretario della Cei ha ricordato l’incontro di papa Francesco con i poveri nella Cappella Sistina. “Dire che i poveri sono protagonisti è una frase; arrivare per primo, come ha fatto il papa, aspettare che entrino e accoglierli è invece un segno bello”. Poi ha rivolto alle Reti un appello: ”Aiutateci a guardare l’altro negli occhi, a costruire insieme la cultura dell’incontro, insegnateci a lasciarsi evangelizzare dai poveri”.

Citando le cinque “vie” che sono alla base del programma del Convegno di Firenze, uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare, Galantino ha ammesso che “senza la sera del 13 marzo 2013 (giorno dell’elezione di papa Francesco n.d.r.) l’importante appuntamento fiorentino non sarebbe la stessa cosa”. Oggi, ha aggiunto, Firenze non vuole essere un luogo di discussioni accademiche, ma un luogo dove dire che in Cristo Gesù questi umanesimi negati possono diventare umanesimi riusciti”.

Maria Grazia Guida, presidente dell’Associazione Amici Casa della carità, promotrice dell’incontro, ha sottolineato come in meno di due anni tante realtà in tutta Italia hanno aderito al suo appello, lanciato insieme a don Virginio Colmegna, e dato vita all’esperienza di “Fare rete”. Dopo aver ricordato come l’esperienza si sia materializzata nell’organizzazione di numerosi incontri in luoghi diversi e nella creazione del sito di “Reti della carità” (“Un quaderno aperto alle tante considerazioni, riflessioni ed esperienze delle diverse realtà”) ha dato la parola ai presenti.

Numerosi gli interventi. Per il vescovo di Pavia, monsignor Giovanni Giudici, uno dei primi e più entusiasti promotori della Rete, “non basta distribuire pacchi ai poveri: è l’appartenenza di Cristo ai poveri che bisogna comprendere”, ha detto dopo aver ricordato il legame fra lotta alla povertà e promozione della pace.

Invitato a riflettere sulla Chiesa di Francesco, monsignor Rodolfo Cetoloni, vescovo di Grosseto, ha sottolineato che “il Papa ci dice che il Vangelo è vero! Una verità che si può realizzare, una verità possibile”. A Suor Letizia della Fraternità della Visitazione di Pian di Scò, in provincia di Arezzo, da sempre in prima linea per aiutare le donne in difficoltà, il compito di guardare a un “umanesimo al femminile”. “Porto qui le storie di Anna e Angela, simili a quelle di tante altre donne che vivono nella nostra comunità, dove si raccontano il loro passato con la speranza nel futuro. Sono l’antidoto alla globalizzazione dell’indifferenza, citata più volte dal papa».

 

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