rassegna stampa

Rispetto, accoglienza lavoro degno per tutti

di Matteo Liut

Da Prato, territorio che vive quotidianamente la sfida dell’integrazione la forte sollecitazione a non chiudersi nell’indifferenza ma ad aprirsi, a sentirsi pronti a lasciare qualcosa per raggiungere qualcuno con cui condividere la gioia di aver incontrato il Signore. «Per un discepolo di Cristo nessun vicino può diventare lontano. Anzi, non esistono lontani troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere». Dal Pontefice l’invito a non rassegnarsi di fronte a quelle che sembrano difficili situazioni di convivenza «Siate sempre animati dal desiderio di stabilire dei veri e propri “patti di prossimità”»

Rispetto, accoglienza e un lavoro degno sono gli ineludibili imperativi che nascono dalla «sacralità di ogni essere umano». Ha lanciato un fermo richiamo papa Francesco ieri mattina nel discorso tenuto a Prato, durante le prima tappa della sua visita in Toscana. Una tappa scelta e desiderata, per poter parlare al mondo del lavoro nel più grande distretto industriale tessile laniero d’Europa. Qui la trama sociale è percorsa da tensioni radicate non solo nel dramma della crisi economica ma anche nelle difficoltà dovute alla presenza di una babele di etnie: circa 120, con in testa il gruppo cinese composto da 30mila persone. E proprio alla comunità cinese Bergoglio ha dedicato l’unica aggiunta al discorso che aveva preparato e che ha pronunciato dal pulpito esterno della Cattedrale. Ricordando, infatti, la morte di due donne e cinque uomini avvenuta due anni fa nel rogo che ha distrutto il capannone nel quale lavoravano e vivevano, il Pontefice ha definito questo fatto «una tragedia dello sfruttamento e delle condizioni inumane di vita e questo non è lavoro degno!». Perciò, ha aggiunto, «la vita di ogni comunità esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo e il veleno dell’illegalità».

Un invito forte che il Papa ha lanciato a partire dalla riflessione sulla reliquia mariana attorno alla quale è cresciuta e si è sviluppata non solo la vita religiosa di Prato ma anche quella civile, come ha ricordato il vescovo della città, Franco Agostinelli, nel saluto rivolto al Papa: la Sacra Cintola che secondo la tradizione appartenne alla Madonna. Questo simbolo, ha notato Francesco, ricorda il gesto di cingersi i fianchi, che «significa essere pronti, prepararsi a partire, a uscire per mettersi in cammino. A questo ci esorta il Signore anche oggi, oggi più che mai: a non restare chiusi nell’indifferenza». Gesù, ha poi osservato Bergoglio, chiede alla Chiesa «di camminare per i sentieri accidentati di oggi, di accompagnare chi ha smarrito la via, di piantare tende di speranza, dove accogliere chi è ferito e non attende più nulla dalla vita». Per un discepolo di Gesù «non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere», ha aggiunto Francesco ringraziando la comunità pratese per gli sforzi a favore dell’inclusione. Infine la richiesta del Papa di «cingersi di verità», perché «non si può fondare nulla di buono sulle trame della menzogna e sulla mancanza di trasparenza». «Adesso sta a noi sviluppare quanto ci ha detto il Papa, sta a noi iniziare un vero e proprio percorso a partire dalle riflessioni svolte da Francesco – ha commentato in seguito Agostinelli soffermandosi sulla visita del Papa e sul suo invito a non cedere al pessimismo e alla rassegnazione –. Quello che abbiamo realizzato oggi è un “modello” di vita comunitaria che non va abbandonato ». Anche la società civile, per voce delle associazioni degli industriali, ha espresso apprezzamento per il discorso del Papa, in particolare per l’invito a percorrere la via della legalità.

La breve visita a Prato, durata circa un’ora e mezza, è stata caratterizzata da alcuni gesti significativi. Dopo l’atterraggio al campo sportivo “Lungobisenzio” attorno alle 8, Francesco ha attraversato la città, toccando due piazze dove si erano radunati i malati e i giovani, che nella notte hanno preso parte a una Veglia di preghiera nella chiesa di San Francesco – a loro il Papa ha rivolto un cordiale grazie nel discorso.

Giunto in piazza del Duomo, Bergoglio ha trovato un popolo in festa, radunatosi fin dalle prime luci dell’alba e animato dal coro della Caritas, composto da giovani di diverse etnie. Poi l’ingresso in Cattedrale con il saluto ad alcuni malati e la venerazione della Sacra Cintola. Diversi applausi hanno più volte interrotto il discorso tenuto sul pulpito esterno della chiesa (un’opera costruita nel XV secolo da Donatello e Michelozzo proprio per le ostensioni della Cintola che ancora oggi avvengono cinque volte l’anno). Rientrato in Cattedrale, il Papa ha ricevuto alcuni doni, tra i quali anche un frammento di un meteorite proveniente da Marte e custodito al Museo di scienze planetarie e l’opera segno: il progetto “Adotta una famiglia” a favore dei nuclei in difficoltà. Infine a salutare di persona il Papa c’erano anche una famiglia pratese, una disoccupata, una giovane cinese e due frati – uno cinese – che seguono la comunità cattolica cinese di Prato.

da Avvenire, 11 novembre 2015

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