segni dell'umano

Ritorno alla vita, Everything will be fine

di Paolo Perrone

Più di ciò che racconta sullo schermo (la crisi ispirativa e affettiva di Tomas, un giovane scrittore responsabile, con la propria auto, dell’uccisione di un bimbo sulle nevi dell’Ontario canadese), il nuovo film di Wim Wenders, Ritorno alla vita, ha i suoi snodi decisivi nelle dissolvenze in nero che chiudono ogni capitolo esistenziale dello scrittore (interpretato da James Franco) e ne aprono uno successivo, fino a coprire un arco di tempo di dodici anni dal traumatico evento dell’investimento del bimbo.

È lo scorrere del tempo, il fluire della vita indipendentemente da come la si è vissuta o la si voglia vivere, a interessare il regista tedesco, che aderisce in pieno, dal punto di vista stilistico, ad una storia sospesa (ma conclusa da un commovente happy end) attraverso un uso “intimistico” del 3D, tutt’altro che spettacolare, finalizzato al contrario a dare forma, densità, materia all’interiorità dei personaggi. I rallentamenti dell’azione, le “sospensioni” che la sceneggiatura produce senza sosta non sono soltanto l’obbligato modus vivendi del protagonista, afasico ed emotivamente assente, prigioniero di una fitta ragnatela di sensi di colpa e di uno stato d’animo tumultuoso, eppure esteriormente controllatissimo, sul quale germoglia la sua carriera editoriale: nella rarefazione dei dialoghi, nei calibrati movimenti di macchina, nell’insistenza delle riprese paesaggistiche il modus operandi di Wenders si rivela il giusto approccio ad una vicenda di avvicinamenti e rilasci, incontri e suggestioni, sul filo di una nostalgia mai dichiarata, eppure palpabile, per qualcosa di importante che si è smarrito, che si è perduto sotto la spessa coltre nevosa.

Una storia di appannamento umano, quella di Ritorno alla vita, illuminata però da una ammirevole, sotterranea volontà di non lacerare i legami parentali, di non dimenticare, come quando Tomas torna sul luogo dell’incidente promettendo alla madre del bimbo scomparso (Charlotte Gainsbourg) di aiutarla per qualsiasi necessità. Everything will be fine, d’altronde, è il titolo originale del film. Un film che sfiora l’inespressività, mascherandola per rigore espressivo, pur di lasciare nel cuore dello spettatore lo spazio appropriato di riflessione. Tutto, in fondo, può ricominciare là dove sembrava che tutto si fosse fermato. E così il continuo rapporto a distanza tra Tomas e Kate, la madre del bimbo morto, e tra Tomas e il fratello maggiore della piccola vittima, conferiscono a Ritorno alla vita una sinuosa, ammaliante circolarità che profuma di riappacificazione. Con sé stessi e con le persone che ci vogliono bene. Anche a nostra insaputa.


Ritorno alla vita (Every Thing Will Be Fine). Un film di Wim Wenders. Con James Franco, Charlotte Gainsbourg, Rachel McAdams, Marie-Josée Croze, Robert Naylor. Drammatico. Ratings: Kids+13. Durata 100 min. Germania, Canada, Norvegia, Francia, Svezia 2015


In collaborazione con ACEC – Associazione Cattolica Esercenti Cinema

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