rassegna stampa

Sulla soglia del Mistero

di Adriano D'Aloia

Sulle foto di Mariangela Montanari per la Traccia per il cammino verso Firenze

Nella seconda cella del corridoio est del Convento di San Marco a Firenze, il frate medievale meditava sulla morte di Gesù innanzi al Compianto del Cristo deposto del Beato Angelico, affrescato sulla parete opposta all’ingresso della cella, di fianco alla finestra affacciata sul mondo. Da quella finestra spalancata, nell’immagine che fa da copertina alla Traccia, entra un fascio di luce intensa che rimanda al momento opposto alla morte: la Risurrezione di Cristo. Questo “dittico” fatto si segni diseguali restituisce l’origine e la ragione della nostra fede: mostra con la pittura il corpo esanime di Gesù e il dolore delle donne e al contempo disegna la Risurrezione con il tratto impalpabile della Luce: la massiccia anta della finestra è la pietra srotolata, la finestra spalancata è il sepolcro vuoto.

Compianto sul Cristo deposto (Beato Angelico, 1436), Museo nazionale di San Marco

Compianto sul Cristo deposto (Beato Angelico, 1436), Museo nazionale di San Marco

Nelle foto di Mariangela Montanari, oblata della comunità benedettina di San Miniato, appassionata di fotografia e invitata dal priore padre Bernardo Gianni a realizzare alcuni scatti sul tema del Convegno Ecclesiale per illustrarne la Traccia, c’è forte il senso della presenza di un osservatore esitante sulla soglia degli ambienti che ritrae. Nella foto di copertina, l’arco dell’accesso alla cella fa da cornice a una serie di altri archi concentrici: il soffitto a botte della cella, la cornice dell’affresco, l’ingresso del sepolcro dipinto, il vano nel muro in cui s’affaccia la finestra, l’anta e la sagoma del portello al suo interno, la finestra stessa. Questo abbraccio d’archi trasforma la composizione in uno spazio concentrico in cui l’occhio è invitato progressivamente a entrare, ad apprezzare e contemplare nell’arte e nella preghiera l’umanità e il mistero di Dio. Ma subito a uscire – come chiede papa Francesco – verso Firenze, verso il mondo.

Una presenza partecipante

Nelle opere del Beato Angelico e della sua scuola le figure acquisiscono plasticità e volume grazie al sapiente uso del chiaroscuro. Il bianco e nero delle foto che illustrano la Traccia, in particolare quelle che ritraggono le opere d’arte nell’ambiente in cui sono collocate, è il segno più marcato di una scelta d’essenzialità, di ricerca dell’eterno nell’istante, senza alcun utilizzo di luce artificiale. L’unico flash è quello della Risurrezione.

Annunciazione del corridoio Nord (Beato Angelico, 1440-1450), Museo nazionale di San Marco

Annunciazione del corridoio Nord (Beato Angelico, 1440-1450), Museo nazionale di San Marco

La stessa “presenza partecipante” si percepisce anche nella foto con l’Annunciazione del corridoio Nord (p. 31). Collocato ai piedi della scala, il punto di vista si rivolge verso l’alto e attraversa un’altra soglia, spalancata di fronte all’arcangelo e a Maria, quasi uno scrigno dischiuso. Dunque un entrare e un salire, un movimento accompagnato dalle linee convergenti dei corrimano sui muri laterali verso un punto di fuga centrale. Antistante a quel punto, il vano della porta è una seconda cornice, riquadro di un’altra scena: una giovane turista – dunque un’altra osservatrice – fotografata proprio nell’istante in cui si trova a metà fra l’angelo e Maria, quasi una terza figura presente nell’Annunciazione. Uno strano riflesso provocato dalle lenti ha impressionato fantasmaticamente ai piedi dell’opera e della turista le ante del portale e la finestra della parete opposta, creando anche in quest’immagine un secondo varco, un’apertura.

Trinità (Masaccio, 1425-27), Basilica di Santa Maria Novella

Trinità (Masaccio, 1425-27), Basilica di Santa Maria Novella

Il tema della scala e il movimento dell’ascensione si trovano anche nella foto scattata in Santa Maria Novella (p. 21). La sagoma scura in primo piano della chiocciola che si inerpica attorno alla colonna e porta all’ambone incombe sull’osservatore e lambisce la Trinità di Masaccio sullo sfondo, impedendone in parte la visione. Una visitatrice si accosta al dipinto: Maria la sta fissando e la invita a contemplare la Croce. Di nuovo uno sguardo fra Maria e un’altra donna, attraverso gli occhi di un fotografo donna…

Tabernacolo dei Linaioli (Beato Angelico e Lorenzo Ghiberti, 1432-1433), Museo nazionale di San Marco

Tabernacolo dei Linaioli (Beato Angelico e Lorenzo Ghiberti, 1432-1433), Museo nazionale di San Marco

Queste e le altre foto delle opere di Beato Angelico scattate al Convento di San Marco restituiscono nella Traccia il senso di una contemplazione partecipante, un patto d’unione fra Dio e l’uomo: il dito di una visitatrice sembra toccare il dipinto della Maestà nel Tabernacolo dei Linaioli, e anche qui due sportelli si spalancano sull’opera (p. 23). I turisti ai piedi della Crocifissione con santi nella sala capitolare, fotografata dall’esterno del portale d’accesso spalancato, sembrano testimoni alle pendici del Golgota (p. 37). Dunque una presenza sulla soglia, l’entrare come gesto necessario all’Uscire. Ma al contempo l’“integrazione” degli osservatori alle opere, un essere parte, un Abitare.

Crocifissione con santi (Beato Angelico, 1441-1442 circa), Museo nazionale di San Marco

Crocifissione con santi (Beato Angelico, 1441-1442 circa), Museo nazionale di San Marco

Nelle periferie esistenziali

Se queste immagini d’arte sacra narrano della relazione fra Dio e l’uomo, altre foto rappresentano il rapporto fra l’uomo e la città, mostrano la Firenze “laica”, catturano momenti di vita quotidiana in luoghi e situazioni tipici della contemporaneità. Quasi “non-luoghi” – l’atrio della stazione ferroviaria (p. 15), il mercato (p. 16), il sagrato di una chiesa (p. 18), il polo universitario (p. 14), cucina di una mensa per i poveri (28), un parcheggio (p. 12) –, luoghi interstiziali, sedi di un’identità indebolita, crocevia di un’umanità che si sfiora senza riconoscersi, straniera a sé stessa. In queste periferie esistenziali si respira quasi un’atmosfera smarrita, distratta, affrettata, rassegnata: una messa in discussione dell’umanità, immagini dell’incertezza e della distrazione che affliggono i nostri giorni.

Mensa della Misericordia di Firenze

Mensa della Misericordia di Firenze

Stazione ferroviaria di Firenze SMN

Stazione ferroviaria di Firenze SMN

Mercato Sant’Ambrogio

Mercato Sant’Ambrogio

Sagrato della Basilica di Santa Croce

Sagrato della Basilica di Santa Croce

Eppure una mano posata al suolo sembra poter riscattare questa condizione. È la mano di un “madonnaro”, un migrante, nei pressi di piazza della Signoria, mentre riproduce a gessetto di Vermeer (p. 32). Le sue dita legnose sono radici avvinghiate alla terra, simbolo di un contatto speciale degli umili e dei poveri con l’umanità. Un contatto creativo, un contatto generativo.

a mano posata al suolo sembra poter riscattare questa condizione. È la mano di un “madonnaro”, un migrante, nei pressi di piazza della Signoria, mentre riproduce a gessetto La ragazza col turbante di Vermeer (p. 32). Le sue dita legnose sono radici avvinghiate alla terra, simbolo di un contatto speciale degli umili e dei poveri con l’umanità. Un contatto creativo, un contatto generativo.

Piazza della Repubblica

Piazza della Repubblica

Anche il plastico della città di Firenze (esposto in piazza della Repubblica) è in fondo un versione ridotta, dominabile, a misura d’uomo, della realtà che altrimenti non riusciremmo a comprendere e restituisce la stessa incertezza in attesa di essere rischiarata (p. 11).

Oltre lo sguardo

Sul sagrato della Chiesa di San Miniato al Monte, invece, si affaccia un panorama mozzafiato della città, una visione incomprensibile dallo sguardo, la visione a una misura più alta. Nelle foto che aprono e chiudono la Traccia si apre e si chiude idealmente un percorso di riflessione. Viste in coppia, sono l’immagine di cambiamento e di una maturazione. Una Trasfigurazione. Nella prima (p. 9) un uomo, seduto in solitudine sul muretto ai margini del sagrato, si rivolge assorto alla città che gli si spalanca innanzi, dietro al cordone di una catena che simboleggia uno stato di prigionia interiore. Nella foto finale (p. 59) invece il gioco di due bambini – altra presenza ricorrente nelle foto della Traccia (p. 47) e rimando alla via dell’Educare – è un momento di spensieratezza e di condivisione, uno slancio di libertà simboleggiato da un aeroplano di carta che s’impenna verso il cielo e verso Firenze, immagine concreta dell’Annunciare.

Sagrato della Basilica di San Miniato al Monte

Sagrato della Basilica di San Miniato al Monte

Sagrato della Basilica di San Miniato al Monte

Sagrato della Basilica di San Miniato al Monte

 

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment.