contributi

Sulmona-Valva verso Firenze

Diocesi di Sulmona-Valva

I sacerdoti e i religiosi della Diocesi hanno vissuto una bella giornata di ritiro spirituale, con la meditazione della biblista suor Maddalena di Napoli, sul vangelo di Matteo: “La moltiplicazione dei pani”, con la celebrazione dell’ora media. Durante l’incontro i responsabili degli uffici diocesani hanno comunicato alcune iniziative che si terranno. Monsignor Eulo ha presentato il libro: “I santi, i beati e gli uomini illustri della diocesi di Sulmona-Valva”,  da lui scritto in collaborazione con il prof. Giovanni Santini e il vescovo. A tutti i presenti è stato fatto l’omaggio di una copia,  insieme al libro del vescovo “Il Vangelo in TV, commento ai vangeli domenicali e festivi anno B”. In una busta sono stati consegnati i materiali di carattere pastorale.

Il Vescovo, poi, ha presentato lo schema di lavoro per preparare il convegno diocesano di settembre sul tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Di seguito viene riportato il testo integrale:

Prepariamoci al Convegno Diocesano del 4-5 settembre 2015

Il Consiglio Pastorale Diocesano, per il Convegno diocesano del 4-5 settembre 2015, ha proposto come tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. E’ il tema del Convegno nazionale di Firenze.

Perché il Convegno che celebriamo possa essere davvero “sinodale”, un “convenire insieme”, come è proprio lo stile della Chiesa, che Papa Francesco ci ricorda di continuo, chiedo a tutti noi, come pastori, di pregare, accompagnare e proseguire i lavori del Convegno nelle realtà parrocchiali, gruppi, movimenti e associazioni.

Il Convegno che andremo a celebrare non vuole disegnare in astratto i termini e i confini di “un nuovo umanesimo”, ma sceglie di partire dalle testimonianze che sono esperienza di vita vissuta della fede cristiana e che si sono tradotti in spazi di “vita buona del Vangelo” per la società intera.

In fondo cosa leggiamo negli Atti degli Apostoli, quando Pietro si trova alla Porta Bella del Tempio: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina” (At 3.6). All’inizio del ministero della Chiesa c’è questa testimonianza.

L’obiettivo del Convegno allora è quello di continuare un dialogo e un cammino per stimolare la consapevolezza ecclesiale e cercare vie nuove per affrontare sfide del nostro tempo per il nuovo umanesimo in Gesù Cristo, promuovendo concrete iniziative di impegno nei vari ambiti della pastorale.

Da dove partire?

1. Innanzitutto dall’ascolto del vissuto: una via questa, capace di riconoscere la bellezza dell’umano “in atto”, pur senza ignorare i limiti. Si percepisce l’inadeguatezza delle forze, come possiamo ascoltare dal vangelo della moltiplicazione dei pani, (Cfr. Mt 14) “abbiamo solo cinque pani”, ma c’è anche il di più, i cesti avanzati, che sprigiona dalla fede e dalla condivisione.

Ascoltare l’umano , significa vedere la bellezza di ciò che c’è, nella speranza di ciò che può venire, consapevoli che si può solo ricevere. (Cfr. chicco di grano, una spiga, il dono del pane).

2. Dopo l’ascolto è necessario il primato di un umanesimo incarnato. In Evangelii gaudium, 233 leggiamo “La realtà è superiore all’idea”. C’è bisogno non di fare discorsi, ma di concretezze, cioè parlare con la vita.

3. I volti degli uomini e delle donne che oggi sono la carne della Chiesa in Italia, potrebbero far pensare a una umanità in frantumi. Ma contemplati alla “luce del Vangelo”, come suggerisce la Gaudium et Spes, 46, si rivelano frammenti non da buttare, ma visti nell’insieme tessono un bellissimo mosaico (cfr. volto del Cristo nel duomo di Monreale), ecco allora la necessità di un umanesimo integrale. Non cedere alla tentazione del dualismo, tra “dimensione veritativa” e “prassi caritativa”. L’evangelizzazione non si separa dalla solidarietà o dalla custodia del creato, né la santità dalla legalità, la catechesi dei ragazzi da quella per i loro familiari, ecc.

Sarà proprio attraverso le esperienze che narreranno le nostre parrocchie o foranie, che potremo cogliere come l’annuncio evangelico è lievito di un umanesimo rinnovato in Gesù Cristo.

In questo tempo di preparazione ci dobbiamo interrogare sulle cinque vie verso “l’umanità nuova”, che sono indicate da cinque verbi: USCIRE, ANNUNCIARE,ABITARE, EDUCARE, TRASFIGURARE. Verbi che si trovano dentro la trama dell’Esortazione di Papa Francesco Evangelii Gaudium.

USCIRE

Non si tratta di assecondare generici inviti ad andare fuori o andare ad occupare nuovi spazi, ma, come suggerisce la Traccia della CEI, di “liberare le nostre strutture dal peso di un futuro che abbiamo già scritto per aprirle all’ascolto delle parole dei contemporanei, che risuonano anche nei nostri cuori…Ascoltare lo smarrimento della gente, di fronte alle scelte drastiche che la crisi globale sembra imporre: raccogliere; curare con tenerezza e dare luce a tanti gesti di buona umanità che pure i contesti difficili sono presenti, disseminati nelle piaghe del quotidiano”. E’ necessario allora assumere la figura di “una Chiesa in uscita missionaria” (EG,24).

Poniamoci alcuni interrogativi:

  1. L’azione ecclesiale della mia parrocchia ha un carattere pastorale o amministrativo? Chi è il principale beneficiario del lavoro ecclesiale, la Chiesa come organizzazione o il popolo di Dio nella sua totalità?
  2. Nella pratica, quanto e come i fedeli laici sono coinvolti nella missione? Si offre la Parola di Dio e i sacramenti con la chiara coscienza e convinzione che lo Spirito opera in essi?
  3. E’ un criterio abituale il discernimento pastorale, servendoci dei consigli parrocchiali pastorali e per gli affari economici? Sono spazi reali per la partecipazione laicale alla consultazione, organizzazione e pianificazione pastorale?
  4. Noi pastori, vescovo e presbiteri, abbiamo consapevolezza e convinzione della misisone dei fedeli e diamo loro libertà perché vadano discernendo, conformemente al loro cacmmino di discepoli, la missione che il Signore affida loro? Li appoggiamo e accompagniamo, superando qualsiasi tentazione di manipolazione o indebita sottomissione? Siamo sempre aperti a lasciarci interpellare sulla ricerca del bene della Chiesa e la sua missione nel mondo?
  5. Gli operatori pastorali i i fedeli in generale si sentono parte della Chiesa, si identificano con essa e la avvicinano ai battezzati distanti o lontani?

ANNUNCIARE

Il Concilio Vaticano II ha dato alla Chiesa un forte impulso sul piano dlel’evangelizzazione. La Chiesa italiana per decenni ha perseguito questo obiettivo: evangelizzazione e promozione umana, evangelizzazione e sacramenti, evangelizzazione e testimonianza dlela carità. Il ricco cammino post-conciliare trova oggi, nel rinnovato invito di Papa Francesco, l’invito ad evangelizzare con ulteriore impulso e ad avere una corrispondenza tra lo stile di Gesù e il nostro. “Tutta la vita di Gesù, il suo modo di trattare i poveri, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua generosità quotidiana e semplice, e infine la sua dedizione totale, tutto è preziosa e parla alla nostra vita personale” (EG, 265). L’evangelizzazione è perciò questione di vivere in prima persona il vangelo, formando dei cristiani maturi, alla statura di Cristo (cfr. Ef 4,13). In questo senso solo una Chiesa evangelizzata può evangelizzare.

Poniamoci alcuni interrogativi:

  1. E’ cresciuta la consapevolezza e il corrispondente comportamento nel ritenere che tutta la Chiesa è evangelizzatrice?
  2. Cosa annunciamo quando annunciamo il Vangelo? Quale è l’immagine di Dio che noi comunichiamo, testimoniamo, raccontiamo? Dio è prima della religione e della morale; Gesù è prima della Chiesa? L’accoglienza, la vicinanza, la pazienza, il dialogo, sono ritenute predisposizioni necessarie all’evangelizzazione?
  3. Quanto nelle nostre comunità si legge la Parola di Dio? Quale fondamento ha il nostro annuncio nel racconto della Parola? E’ una Parola studiata, meditata, pregata?
  1. L’esortazione EG fa riferimento alal catechesi mistagogica che coinvolge tutta la comunità in un cammino di formazione progressivo nel quale siano valorizzati i segni liturgici. Cosa si sta facendo a questo proposito, oppure i limiti e gli eccessi del passato frenano a sperimentare la via alla bellezza con segni e simboli che esprimono non solo il linguaggio concettuale?
  2. Abbiamo sufficiente equilibrio nel sottolineare tutte le dimensioni dell’evangelizzazione? Da quelle personali a quelle comunitarie?

ABITARE

È questo un verbo “politico” per eccellenza. Quello che ci consente di analizzare da diversi punti di vista concreti (economico, sociale, ecologico, civile, politico, istituzionale) la condizione reale del nostro paese. Non tocca a noi (vescovo e sacerdoti) intervenire direttamente sulle scelte politiche, ma ai laici si, ecco allora perché sono importanti i momenti di formazione all’impegno sociale e politico, altrimenti la nostra fede è disincarnata e noi non saremo cittadini a pieno titolo. A noi pastori, poi, tocca di ispirare, di vigilare sulla qualità evangelica, cche si fa anche qualità morale dell’ispirazione cristiana alla politica.

Poniamoci alcune domande:

  1. Quale è oggi la nostra consapevolezza della situazione concreta del nostro paese, delle nostre città, dei nostri territori? Quale lettura abbiamo delle situazione demografica ed economica, delle loro relazioni reciproca?
  2. Quale consapevolezza abbiamo della situazione sociale ed ambientale e del salto generazionale in atto?
  3. Sta crescendo la sensibilità per l’impegno sociale e politico dei laici?

EDUCARE

Siamo a metà del decennio: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’educazione rimane una vera e propria emergenza. Come affrontare questa sfida? Le tradizionali agenzie educative (famiglia e scuola) stanno arretrando, ma continuano a rappresentare una risorsa. Il nuovo scenario chiede la ricostruzione delle grammatiche educative, ma anche la capacità si immaginare nuove sintassi, nuove forme di alleanza che superino una frammentazione ormai insostenibile e consentano di unire le forze, per educare all’unità della persona e della famiglia umana. Ogni educazione, ogni comunicazione avviene da vita a vita.

Poniamoci alcune domande:

  1. Di fronte ai cambiamenti culturali in atto, come riprendere un progetto educativo che metta distintamente assieme giovani, famiglia e società?
  2. Si ha sufficiente consapevolezza e conoscenza della crisi morale in atto, presente dovunque nel nostro paese? Dello stato di illegalità (piccola o grande) che sta modificando relazioni umane, economiche e sociali dei nostri territori?
  3. Si hanno oggi forze intellettuali sufficienti per riprendere un progetto educativo sui temi della bellezza per ridare dignità, densità, eticità al linguaggio, ai simboli che usiamo? Non è questo il tempo per un nuovo dialogo con l’arte e la cultura contemporanea?
  4. Cosa facciamo per investire nella formazione culturale riguardo alle nuove scienze e le nuove tecniche?
  5. Educare è un arte. Come ognuno di noi, immerso nel contesto del notro tempo in trasformazione, l’apprende nuovamente?

TRASFIGURARE

Questo verbo sembra il più enigmatico, ma che permette di fare sintesi di tutte le prospettive qui evocate. Se la fede è uno sguardo original esulal realtà, una capacità di trasfigurare quello che cade sotto i nostri sensi, gettando il cuore oltre lgi ostacoli, si capisce che qui è in gioco una dimensione decisiva. Non vi è dubbio che la vita liturgica e sacramentale, la preghiera e la conversione, la fede e la carità trasformano le comunità cristiane. E’ possibile ripetere un nuovo umanesimo? Certamente sì, se sappiamo riconoscere, accogliere e percorrere nuovamente, nel nuovo contesto culturale,la storia di Dio con l’umanità. E’ necessario avviare in tempi rapidi e certi una verifica di come l’ Evangelii gaudium abbia avuto impatto nella vita della nostra Chiesa locale e nella vita nelle nostre parrocchie e comunità.

Poniamoci alcune domande:

  1. Le nostre comunità sono capaci di momenti di contemplazione?
  2. Abbiamo sufficientemente coinvolto in questa rinnovata opera di formazione spirituale le tradizioni religiose maschili e femminili, chiedendo ad esse, in questo modo, non solo un servizio, ma un progetto di rinnovamento?
  3. Nelle nostre comunità la vita sacramentale è legata alla trasformazione della vita personale e pubblica?

Questa traccia di riflessione con le domande ci aiuti a preparare il Convegno diocesano di settembre, a giungervi preparati per contribuire alla crescita della nostra Chiesa locale, aperta al Convegno nazionale di Firenze. Impegniamoci a leggere questa traccia personalmente,a leggerla e discuterla nei consigli pastorali della parrocchie, nei gruppi e nei movimenti presenti. Il convegno allora sarà un vero “con-venire”. Grazie”.

Fonte: Sito diocesano

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