rassegna stampa

«Testimoniare la carità tra la gente», «Farsi carico dei poveri per confrontarsi col mondo»

Il cardinale vicario di Roma Vallini

«Un clima molto partecipato, con grande entusiasmo, ottimismo, speranza». Lo sta constatando dal vivo il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, che, mentre entra nell’aula del Convegno sotto braccio ai delegati della diocesi, spiega che «certamente il discorso del Santo Padre ha aperto un’autostrada: ora dobbiamo entrare in profondità arricchendo una pastorale non sempre coraggiosa, soprattutto verso il nuovo. Dio abita la città, e noi più che recuperare la gente alla vita della parrocchia dobbiamo mostrare la bellezza della fede testimoniando la carità là dove la gente vive, così che possa apprezzare anche l’Eucaristia e le proposte della comunità». Quanto allo “stile sinodale” che è il primo frutto di Firenze, Vallini lo traduce con «lavorare insieme»: «È molto efficace l’articolazione dei lavori nei gruppi, che consente a tutti di parlare, ascoltando tutti: nel mio tavolo, composto come gli altri da 10 persone, ho parlato solo alla fine perché volevo imparare. Ora va capito come adottare questo stile a tutti i livelli». Del discorso del Papa in Cattedrale martedì Vallini ha apprezzato in particolare «lo spirito appassionato della sequela che diventa umanità: perché è questo spirito il nuovo umanesimo».

L’arcivescovo eletto di Bologna Matteo Zuppi

Di sinodalità parlano tutti alla Fortezza da Basso, ma si inizia a capire che il concetto va maneggiato con cura: «Se diventa una formula non serve a molto, di riforme in laboratorio non ce ne sono certo mancate…». Sorride ironico, nel suo stile, l’arcivescovo eletto di Bologna Matteo Zuppi, che entrerà nella nuova diocesi il 12 dicembre aprendo la Porta Santa della misericordia: «La sinodalità vuol dire confronto vero, aperto, in comunione. Non è un metodo per restare chiusi su noi stessi, tutto a uso interno, ma per uscire e confrontarsi con le tante domande del mondo. È lì che si mostrerà efficace». E le prime domande di cui farsi carico sono «la povertà, il disorientamento, la solitudine, anche quando non esplicitata o espressa come ci attendiamo. C’è un’enorme sofferenza diffusa che dobbiamo accogliere con i sentimenti di una madre che possiede la metà della medaglia che per l’altra metà è nelle mani di chi è povero e sofferente, secondo la splendida immagine evocata dal Papa qui a Firenze». Al Convegno Zuppi coglie «un sentimento di gioiosa partecipazione, di consapevolezza di appartenere a un popolo, con l’energia di misurarci con domande finalmente più grandi della nostra misura, domande vere, non quelle che vogliamo noi».

da Avvenire, 13 novembre 2015

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