rassegna stampa

Tre testimonianze davanti al Papa in Cattedrale

Bledar Xhuli è albanese, nato da famiglia atea e arrivato in Italia nel 1993 a 16 anni, dal 2010 sacerdote della chiesa di Firenze. La sua è una delle tre testimonianze che hanno preceduto il discorso di Papa Francesco nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, oggi, secondo giorno del Convegno ecclesiale nazionale. Una vita di stenti e povertà, appena arrivato nel capoluogo toscano, poi l’accoglienza da parte di don Giancarlo Setti nella chiesa di san Gervasio, l’avvicinamento alla fede, il battesimo, il diploma e la laurea prima di entrare in seminario. Oggi, dice don Bledar, “sono parroco di Santa Maria a Campi, una comunità vivace e generosa dove non manca il lavoro pastorale e quello spirituale”. Al Papa un “grazie di cuore” per il suo viaggio in Albania. “Ha incoraggiato non solo la Chiesa ma l’intero Paese a volare alto come le aquile”. “Diventare cristiani è una gioia, ma anche un impegno che comporta fatica, un cammino continuo che non ha fine e troverà pace solamente il giorno in cui potremo vedere il volto di Gesù”, ha detto Francesca Masserelli, della provincia di Torino, non battezzata da bambina e che dopo tre anni di catecumenato ha ricevuto i sacramenti, insieme alla sua bambina, nella Pasqua del 2015. “Il Signore ci ha chiamati a restituire a nostra volta ciò che quel samaritano un giorno ha fatto per noi. Osiamo così sperare che le nostre ferite divenute feritoie di luce, possano contribuire a generare un nuovo umanesimo”, hanno detto Pierluigi e Gabriella Proietti, sposati dopo il riconoscimento di nullità dei loro precedenti matrimoni. Da diversi anni operano entrambi nel Centro di formazione e pastorale familiare Betania, a Roma, che sostiene e accompagna le coppie ferite.

Fonte: SIR – Servizio Informazione Religiosa (10 novembre 2015)

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