rassegna stampa

Tutti a scuola, per «essere umani»

di Adriano D'Aloia

Col nuovo anno scolastico torna l’occasione per studenti e professori di ogni istituto, ordine e grado di partecipare al Convegno di Firenze con un elaborato sul tema suggerito dal «nuovo umanesimo»: bambini e ragazzi esprimono così la loro visione dell’uomo. Non un concorso ma un laboratorio: la proposta è di condividere un gesto che contraddistingue umanamente la quotidianità di chi oggi frequenta e anima le scuole italiane

Con l’avvio del nuovo anno scolastico si rilancia il progetto #essereumani, un laboratorio multimediale rivolto agli insegnanti e agli studenti delle scuole italiane di ogni ordine e grado. L’iniziativa, ideata e promossa dall’Ufficio per le Comunicazioni sociali in collaborazione con il Servizio per l’Insegnamento della religione cattolica e l’Ufficio per l’educazione, la scuola e l’università della Conferenza episcopale italiana, mira a coinvolgere il mondo dell’istruzione, e più in generale i giovani, nel cammino di preparazione al Convegno di Firenze.

Sotto la guida dei propri insegnanti, le studentesse e gli studenti italiani sono chiamati a esprimere, attraverso un elaborato personale, cosa significhi nella loro vita essere umani, condividendo un gesto che contraddistingue umanamente la loro quotidianità. Non si tratta di un concorso a premi bensì di un laboratorio che consente ai ragazzi di mettere in gioco la propria creatività, sfruttando anche competenze tecnologiche e artistiche per elaborare prodotti mediali che possano essere condivisi attraverso il Web e raggiungere così coetanei sconosciuti e geograficamente lontani, ma con la stessa sensibilità e lo stesso desiderio di pienezza, libertà, bellezza.

Questa proposta risponde in modo originale e tagliato sulla fascia di età giovanile alle stesse indicazioni contenute negli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio in corso, intitolati appunto Educare alla vita buona del Vangelo . Un significativo passaggio di questo documento sottolinea proprio come oggi «di fronte agli educatori cristiani, come pure a tutti gli uomini di buona volontà, si presenta la sfida di contrastare l’assimilazione passiva di modelli ampiamente divulgati e di superarne l’inconsistenza, promuovendo la capacità di pensare e l’esercizio critico della ragione». Le innovative «opportunità mediali» legate a Firenze 2015 sono un’occasione preziosa per rispondere positivamente a questa sfida. In questo caso ragazze e ragazzi non sono i destinatari di una proposta ma i soggetti proponenti di una visione dell’umano a partire dal loro punto di osservazione, nella logica dell’ascolto e della condivisione che Papa Francesco indica come necessaria.

Anche la Traccia (il testo guida del Convegno, assunto anche come riferimento del progetto scuola) insiste sulla centralità dell’educazione nell’azione pastorale delle comunità cristiane e sull’importanza di un rapporto responsabile e consapevole con i media digitali, al servizio della crescita di tutta la persona. La cinque vie proposte dalla Traccia possono essere ‘tradotte’ dagli studenti in lenti per leggere la propria esperienza: uscire dai confini, da se stessi, per guadagnare consapevolezza della propria identità nell’incontro con l’altro; annunciare la propria fede senza timore del giudizio altrui; abitare gli spazi con responsabilità ecologica e senso di prossimità verso gli altri e verso la bellezza. Educare ed educarsi alla responsabilità, alla libertà, alla relazione. Trasfigurare per trasformare il mondo con il proprio impegno, sapendo di essere mossi e sostenuti da qualcosa di più grande.

In tempi in cui la retorica della ‘buona scuola’ tiene banco nel discorso pubblico questa iniziativa prova a riempire l’aggettivo ‘buona’ di un significato più profondo, riferendosi non tanto a freddi meccanismi tecnici o legislativi ma al cammino che essa aiuta a sviluppare attraverso proposte di contenuto e sostanza. Non in forma astratta o di puro proposito, ma con un laboratorio che propone ai ragazzi di ‘imparare facendo’. E si pone in ascolto della loro voce autentica.

da Avvenire, 20 settembre 2015

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