rassegna stampa

Una questione che interseca il vissuto quotidiano

di Mimmo Muolo

Attraverso il cammino di preparazione all’evento di novembre le diocesi, le comunità, le associazioni e i movimenti stanno sperimentando nel concreto i risvolti esistenziali, sociali e culturali del dibattito in corso

Mai come nel caso del Convegno di Firenze si può dire che i lavori siano cominciati ben prima della fase congressuale in senso stretto. Lo testimonia ad esempio il fiorire di iniziative in tutte le diocesi della Penisola. Un percorso, anzi un mosaico, le cui tessere contribuiscono a rendere sempre più chiaro un tema («In Gesù Cristo il nuovo umanesimo») che all’apparenza può sembrare per addetti ai lavori. In realtà quel tema intercetta a molti livelli la nostra quotidianità. Una conferma viene dal recente laboratorio a Napoli su «educazione, comunicazione e cultura», promosso dalla Cei, un evento che fa il paio con la tappa di maggio a Perugia («fraternità, dialogo ed ecumenismo») e che precede quello di ottobre a Milano su «lavoro, società e creato». Educazione, comunicazione, cultura, accoglienza delle diversità, economia. Chi non deve confrontarsi ogni giorno con almeno uno di questi ambiti? E quali sono alla fine i punti cardinali che permettono di orientarsi con i problemi che inevitabilmente bisogna affrontare?

La risposta sta proprio nell’umanesimo, cioè nella visione con cui guardiamo all’uomo, ne misuriamo le aspirazioni, ne regoliamo le relazioni. Tutte scelte che si riverberano poi sulla società, accrescendone o diminuendone il tasso di umanità. E forse è proprio la prossimità esistenziale del tema di Firenze 2015 che spiega il fiorire a ogni livello delle iniziative di preparazione. Cresce infatti la consapevolezza che individuare e promuovere esempi di «umanesimo riuscito» e circoscrivere quelli di «umanesimo negato» sia di vitale importanza per aiutare gli uomini e le donne a recuperare la pienezza di umanità che trova compimento in Gesù Cristo.

Sullo sfondo c’è il grande confronto-scontro tra l’individualismo oggi imperante e il personalismo cristiano. E laddove l’individualismo cerca di disgregare la famiglia, crea disinteresse per la cosa pubblica, chiude le porte alla solidarietà per il bisognoso (italiano o immigrato che sia), riduce l’uomo al corpo (con la pretesa di manipolarlo attraverso la scienza), innalza i desideri dei singoli al rango di diritti, trasformando ogni essere umano in un’isola, il personalismo che trae linfa dall’umanesimo in Cristo, agisce esattamente al contrario. La battaglia per una scuola che educhi ai valori veri e non alla colonizzazione del gender, per una informazione che sia libera da stereotipi e da condizionamenti di parte, per una università che faccia dialogare i saperi, per una fiction che trasmetta una visione non individualista dell’uomo (tutte cose di cui si è parlato nel laboratorio di Napoli); la promozione dell’unità nella diversità (come è stato detto a Perugia); o la ricerca di un’economia ecosostenibile e perciò a misura d’uomo, come l’enciclica Laudato sì insegna (tema dell’appuntamento di Milano), rientrano in questo orizzonte. Lo stesso orizzonte per il quale il Convegno di Firenze intende fornire le chiavi di decodifica.

da Avvenire, 5 luglio 2015

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